Il governo cerca di salvare la baracca (ma non si dimentichi mai che il 40% del governo è leghista) e ingoia un primo rospo di notevoli dimensioni. “Expo 2015, situazione e proposta”. Questo il titolo della lettera che il Consiglio di Stato ha indirizzato oggi alla Gestione, all’Ufficio presidenziale del Parlamento e ai referendisti. Il suo contenuto: il Ticino ha già assunto degli impegni verso la Confederazione e verso altri cantoni, non può tirarsi indietro ora, farebbe brutta figura. E dunque, proposta: assicuriamo il minimo, cioè la presenza del Ticino a Milano, rinunciando al grosso boccone dei 3 milioni e mezzo già votati dal Gran Consiglio, ma impugnati dal referendum, e “accontentandoci” di soli 1.676.000 franchi per le realizzazioni “obbligatorie”.

È chiaro che per una simile soluzione, istituzionalmente accettabile, al governo serve il consenso delle forze politiche (e del comitato referendista). Ed è ancor più chiaro che una mossa del genere evidenzia l’estrema debolezza della posizione dei “vincitori” in sede parlamentare, con una raccolta di firme che ha superato quota 10.000  e una netta previsione di affermazione del NO (possibile votazione in settembre).

Quali sono le probabilità che un simile passo vada a segno? Difficile dire. Ci sembra però di ricordare che il coordinatore della Lega Attilio Bignasca, uno dei capi della “linea dura”, avesse manifestato a suo tempo una certa disponibilità a concedere un credito… ampiamente e saggiamente sforbiciato.

Francesco De Maria

(fonte: LiberaTV)