Ticinolive intervista oggi – sull’ora di religione e sulla civica – l’avv. Ares Bernasconi, che definiremmo “uomo con interessi politici senza cariche di partito”. L’on. Bertoli ha fatto conoscere recentemente la sua proposta, che secondo noi è più che altro un “ballon d’essai”, lanciato in avanscoperta. I giochi evidentemente non sono fatti. Le forze in campo sono: il DECS a conduzione socialista, i docenti, i Liberi pensatori, i cattolici e il Vescovo, gli evangelici, il comitato d’iniziativa pro Civica, … Un quadro composito e assai interessante!

Un’intervista del professor Francesco De Maria.


Francesco De Maria  Lei ha visto la “proposta Bertoli” sull’ora di religione e sulla civica che è stata recentemente resa pubblica? Che cosa ne pensa?

Ares Bernasconi  La “proposta Bertoli” mette in pratica quanto a parer mio ci si era prefissati ab initio: ossia sopprimere – per lo meno di fatto – l’ora di religione confessionale. Di stampo massimalista, non condivido questa proposta, che non è coerente con la realtà cantonale: il Consigliere di Stato pare dimenticarsi che in Ticino si dichiarano cattolici romani circa il 75% della popolazione, mentre circa il 7% evangelici-riformati (cfr. statistiche dell’ufficio cantonale di statistica).

L’on. Boneff ha detto, in parole povere, che il capo del DECS dell’ora di religione non ne vuole sapere e che sarebbe ben lieto di liquidarla. È anche la sua opinione?

AB  Bisognerebbe chiederlo direttamente al Consigliere di Stato. L’impressione parrebbe però essere proprio questa.

Pare che la “sperimentazione” effettuata sulla nuova materia “Storia delle religioni” abbia dato risultati positivi. Ma c’è chi sostiene che sia stata eseguita una sperimentazione “taroccata”, cioè mirata all’ottenimento… del risultato desiderato.

AB  Non ho avuto la possibilità di vivere da vicino la “sperimentazione”, tuttavia mi pare che essa non sia stata svolta a parità di condizioni fra il corso confessionale e non. Insomma, una certa idea di mettere fuori dalla porta il corso confessionale credo ci fosse

C’è poi chi teme che la “Storia delle religioni” possa trasformarsi in una porta spalancata all’Islam…

AB  Questo non credo. Se da un lato in un corso di “storia delle religioni” è anche logico presentare il fenomeno islamico, d’altro lato gran parte della questione dipende dal programma che si vuole dare a questa lezione.

Monsignor Vescovo ha detto chiaramente: due ore al mese non sono una dotazione proponibile. Ed ha espresso la sua preferenza per la soluzione “mista”: libera scelta tra ora di religione e storia delle religioni (una delle due dovendo essere scelta). Bertoli si è dichiarato contrario. Lei con chi sta?

AB  Io sto con chi è per la libertà, ossia con Monsignor Vescovo. Nelle scuole cantonali il fenomeno religioso credo debba trovare uno spazio. E chi appartiene a una delle Chiese di Stato (cattolica ed evangelica-riformata), stabilita all’art. 23 della Costituzione cantonale (approvata dal Popolo…), deve avere la possibilità di frequentare un corso confessionale in alternativa alla lezione di storia delle religioni. In questa maniera non si obbliga nessuno a frequentare alcun corso confessionale ed è perfettamente conforme con il principio della libertà religiosa. Perché complicare le cose semplici ?

L’ora di religione non è minacciata solo dai Liberi pensatori: ancor più, sembra, dalla disaffezione e dall’assenteismo. Non è così?

AB  Sì è no. Premesso che mal comprendo il tono spesso polemico del Liberi pensatori (perché non lanciano un’iniziativa popolare per sopprimere ogni ora di religione?), la disaffezione e l’assenteismo è dovuta soprattutto a una scelta esplicita degli istituti scolastici di porre l’ora di religione in momenti impossibili (spesso sulla pausa di mezzogiorno o la sera dopo le cinque). Ancora una volta, come per la sperimentazione, non vi sono condizioni base uguali. È evidente che poi il risultato, con condizioni base diverse, risulta “taroccato”.

Lei è favorevole o contrario all’iniziativa in favore della Civica, lanciata da Alberto Siccardi?

AB  Da più fronti (scuola, politica, società, ecc.) si lamenta l’ignoranza dilagante nell’ambito della civica. In una struttura democratica come la nostra, ove il cittadino è lui stesso attore del dibattito politico, è quantomai necessario rafforzare l’istruzione delle conoscenze di base in materia. Rispondendo a un problema concreto, sono quindi favorevole all’iniziativa popolare.

Perché i docenti di storia sono così contrari all’iniziativa Siccardi?

AB  L’opposizione dal loro punto di vista è comprensibile. Si vedono caricati di un ulteriore onere, di uno stravolgimento di programma e dell’elaborazione di una nuovo concetto, senza contropartita. Ma chi ha detto che la civica debba essere necessariamente essere accorpata alla storia? Non sarebbe forse più logico incaricare magari alcuni giuristi?

Quale potrà essere il ruolo del PPD in questa battaglia? Il partito si batterà solo per l’ora di religione o anche per la civica?

AB  Io non sono un politico e non faccio parte di alcun organo di partito. Non posso parlare per altri, esprimo tuttavia un auspicio. Mi auguro che il PPD, tradizionalmente attento alle nostre radici cristiane, si batta tenacemente per l’ora di religione, impugnando anche l’arma del referendum popolare. Credo che, senza peccare di superbia, una buona fetta del PPD sulla civica la pensi come me. Se al suo interno non dovesse trovare una maggioranza per il sostegno dell’iniziativa popolare, spero che il PPD si batta per lo meno per un controprogetto serio. Corre voce ci sia chi nell’arena politica voglia dichiarare nulla l’iniziativa, sottraendola al voto popolare: penso sia ora una volta tanto di smetterla di continuare a combattere le iniziative popolari con il giuridichese, soltanto perché esse perseguono uno scopo sgradito dalla classe politica.

Gli ottimisti (chiamiamoli così) dicono: la civica si insegna già! Ma i risultati sono accettabili?

AB  Spesso la maniera per combattere un problema è negarne la sua esistenza. Personalmente ritengo che l’istruzione civica vada rafforzata. Non solo per conoscere, ma anche anche per difendere le nostre istituzioni.