La conferenza per la pace e la sicurezza in Irak che si tiene lunedì 15 settembre a Parigi, ha lo scopo di definire una strategia globale di lotta contro lo Stato islamico.

Da tre mesi l’offensiva dei djihadisti colpisce l’Irak e la Siria, sconcertando la comunità internazionale. Sabato 13 settembre, è stato messo online un video che mostra la terza decapitazione di un ostaggio occidentale da parte dello Stato islamico. La vittima sarebbe David Haines, un operatore umanitario britannico di 44 anni, rapito in Siria un anno fa.

Quali sono gli obiettivi della conferenza di Parigi
“L’obiettivo di questa conferenza è coordinare gli aiuti, il sostegno, le azioni per l’unità dell’Irak e contro il gruppo terrorista – ha precisato il presidente francese François Hollande.

L’intento è definire i mezzi di azione per sradicare le fonti di finanziamento dello Stato islamico, arginare il flusso e il reclutamento di combattenti provenienti dal mondo intero e rafforzare i controlli alle frontiere.

La conferenza deve soprattutto permettere di definire i contorni della coalizione internazionale annunciata 10 giorni fa da Washington per condurre una guerra contro lo Stato islamico.

Quali paesi raggiungeranno la coalizione
Lunedì a Parigi saranno presenti i rappresentanti di una trentina di paesi, fra i quali i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia).
Alleato del regime siriano, l’Iran non è stato invitato. Il governo di Teheran ha comunque dichiarato che non desidera partecipare.

Domenica il Segretario di Stato americano John Kerry ha dichiarato che la coalizione internazionale, di cui dovrebbero far parte circa 40 paesi, è praticamente effettiva, con “alcuni membri” pronti a mandare truppe al suolo. Da mercoledì Kerry è in tournee diplomatica per cercare di ottenere il maggior sostegno possibile.

Kerry ha ottenuto l’impegno di 10 paesi arabi (Egitto, Irak, Giordania, Libano e sei Stati del Golfo persico, fra cui Arabia Saudita e Qatar). Attualemnet sono 10 i paesi occidentali che hanno ufficialmente confermato l’adesione alla coalizione.

Domenica l’Australia ha annunciato il dispiegamento di 600 militari e aerei da guerra negli Emirati Arabi Uniti, per preparare le operazioni militari contro lo Stato islamico.

Quali ruoli nella coalizione
La guida sarà presa dagli Stati Uniti. Barack Obama ha detto che non manderà truppe al suolo, né in Irak né in Siria. Mercoledì ha autorizzato bombardamenti aerei contro basi dello Stato islamico in Siria. I bombardamenti contro i djihadisti in Irak erano iniziati in agosto.

In Siria anche il regime del presidente Bachar al Assad sta combattento contro i terroristi islamici, ma gli Stati Uniti non intendono collaborare con Damasco : “Non coordineremo gli attacchi aerei con la Siria – ha detto John Kerry – ma faremo il possibile per evitare interferenze.”

Per il momento la Francia si limita a mandare aiuto umanitario e armi ai combattenti curdi che affrontano i djihadisti. Il governo di Parigi si impegnerà maggiormente nel conflitto solo dopo aver ottenuto solide garanzie su un chiaro impegno nell’ambito del diritto internazionale.

Malgrado parteciperanno alla coalizione, Arabia Saudita, Turchia, Giordania e Egitto non vogliono avere un ruolo principale nelle operazioni militari. Il governo turco in particolare teme per la vita di suoi 46 cittadini rapiti dai djihadisti nel nord dell’Irak.

(Fonte : Le Monde.fr)