(fdm) Pubblico questo lucido (e sacrosanto) articolo di Lorenzo Quadri, sul “caso del giorno”. La strumentalizzazione dei socialisti è evidentissima – vorremmo dire plateale, oltre che accuratamente preparata – e qualsiasi bimbo – equadoregno, svizzero o di qualsiasi altra nazionalità – se ne accorgerebbe.

Oggi è il 19 ottobre (Micocci-day). Le elezioni cantonali cadranno il 19 aprile. Fanno esattamente 6 mesi, ne vedremo di tutti i colori. La mia opinione rimane quella già espressa: i socialisti faranno una cattiva votazione, così come nel 2011. Qualcuno piangerà, ma quel qualcuno non sarò io.

È ora di partire alla volta di Stabio. Una domenica mattina speciale!


La vicenda della scolarizzazione dei due bimbi equadoregni nel Comune di Gambarogno ha dato il là alle prevedibili strumentalizzazioni politiche da parte della Sinistra. Che, ancora una volta tenta di farsi campagna elettorale sulla pelle di minorenni: in sostanza, si vuole montare un caso Arlind-bis. Ancora più facile perché se Arlind è un giovane adulto, qui ci sono dei bambini in età scolare.

Il festival del populismo lacrimoso e politicamente corretto è partito in un battibaleno, all’insegna del “pori fiörett”.

La Sinistra, che per avere una ragione di esistere deve cercare il nemico da abbattere, l’ha subito identificato nel ministro Norman Gobbi, esponente dell’odiata Lega; la stampa di servizio in campagna elettorale perenne ha immediatamente e con grande piacere fatto il compitino, dipingendo Gobbi come una specie di orco cattivo.

Eppure il Dipartimento delle Istituzioni ha adottato una linea chiara, che è l’unica possibile. I genitori dei due bimbi risiedono in un campeggio con visto turistico; ciononostante esercitano, non si sa quanto legalmente (o meglio: lo si sa…), l’attività di suonatori ambulanti.

Le scuole ticinesi sono destinate ai residenti e non ai turisti. Alla tesi che sia nell’interesse dei ragazzini mandarli a scuola per qualche settimana e poi nuovamente toglierli perché scade il visto, non ci crede nessuno. Il disegno è ben diverso. Non ci vuole una mente particolarmente contorta per immaginarlo. Inserire i bambini nella scuola e poi usare l’inserimento come pretesto per tenere in Ticino ad oltranza tutta la famiglia. Già li immaginiamo gli appelli dai toni drammatici – magari con tanto di marce di solidarietà davanti al governo, all’insegna del déjà vu – nel caso in cui venisse disposta la partenza di una famiglia con due bambini che frequentano una scuola elementare ticinese.

E’ quindi scontato che, in perfetta tattica del salame, se la scolarizzazione dovesse avvenire la prossima tappa sarebbe quella di attribuire al nucleo familiare una rendita d’assistenza ed un alloggio. E magari far pure seguire la famigliola da uno stuolo di assistenti sociali, curatori educativi, psicologi, e chi più ne ha più ne metta. Ecco creato così un nuovo “cliente” per la socialità ticinese e per l’universo “rosso” che vi ruota attorno – e non certo per beneficienza. Ed ecco creato un precedente: perché è chiaro che quel che è stato accordato ad un caso non può venire negato ad un altro.

Importante dunque è non farsi impressionare dalla retorica lacrimosa e dalla strumentalizzazione fatta sulla pelle di due bambini che certi ambienti di sinistra stanno mettendo in piedi a scopo di campagna elettorale.

Visto che tutti sono concordi sull’importanza dell’istruzione per dei bimbi, i compagni non faranno fatica a trovare dei docenti che se ne possano occupare a titolo di volontariato. Oppure come al solito ci si titilla con la retorica conveniente, ma all’atto pratico l’impegno in prima persona scarseggia, perché a dover fare tutto è sempre l’ente pubblico?

Lorenzo Quadri