(francesco de maria) Nella mischia di questi giorni, abbastanza confusa, dove la lucidità non abbonda, al “buon” Bertoli si contrappone un Gobbi “cattivo” (già pregiudicato per i dispetti che ha fatto a Natalia).

Le parole “buone” si elargiscono a piene mani (costano così poco!) e non ci si cura delle conseguenze, ciò che razionalmente bisognerebbe fare. Si è innescato un meccanismo psicologico pericoloso e abbastanza folle, secondo il quale “quelli che stanno bene”, i “fortunati”, i “ricchi” sarebbero colpevoli di tutti i mali del mondo e dovrebbero pertanto rinunciare spontaneamente alle loro leggi, alla loro sicurezza e, sostanzialmente, al loro modello di società poiché… hanno causato la miseria e l’infelicità di popoli più o meno lontani. È ben chiaro che, se si accetta un tale punto di vista, non rimane che il suicidio (così se non altro espieremo le nostre colpe).

I “bimbi” ecuadoregni sono purtroppo divenuti oggetto di una rozza speculazione elettorale da parte di un forza politica che si trova (lo dico senza simpatia e senza compassione) alla canna del gas. E allora si provano tutte. E sicuramente inventeranno dell’altro.

Sulla vertenza gli “Indignati” ci hanno mandato questa loro opinione.

 

Apprendendo dai media la divergenza di vedute fra i due Consiglieri di Stato, Bertoli e Gobbi, circa la scolarizzazione dei due bambini equadoregni nel comune di Gambarogno, che ha polarizzato in questo fine settimana il perbenismo della maggior parte del mondo politico ticinese, è d’obbligo una nostra presa di posizione e qui siamo con Gobbi. Di seguito andiamo a spiegarne il perché.

Premettendo che l’accesso all’istruzione sia un sacrosanto diritto e che nessuno lo nega, riteniamo comunque che in tutta questa vicenda ci sia stato un eccesso di zelo da parte del comune di Gambarogno, come pure una palese strumentalizzazione politica da parte di Bertoli e del PS, ai quali non rimane molto altro.

Prima di tutto bisogna considerare che i genitori di questi bambini risiedono in Ticino con un visto turistico, a prescindere che di turismo non ne fanno ma bensì sono dediti all’accattonaggio, infatti si può dire che non vi è entrata di grande magazzino o cassa di autosilo che non sia presidiata da questi “suonatori” mendicanti.

Già qui vien da chiedersi come mai vengano tollerati questi personaggi, dietro ai quali molto probabilmente sta qualche organizzazione che li gestisce, altrimenti ci si chiede come possano avere i soldi per pagarsi il biglietto aereo per giungere alle nostre latitudini, dando per scontato che non abbiano attraversato l’atlantico a nuoto.

Molto probabilmente a questi genitori, poco genitori, fa più comodo mendicare con un bambino vicino (più compassione corrisponde a più introiti) che la loro scolarizzazione, ma di questa penosa situazione nessun accenno nelle varie prese di posizione pseudo umaniste dei politici di turno. Un dubbio ci assale …

Dal lato giuridico vien spontaneo chiedersi quale diritto abbiamo per scolarizzare un figlio di un TURISTA: è come se noi andassimo in vacanza in un altro Stato per tre mesi, accompagnati dai figli, e qui le autorità locali ci obbligassero a scolarizzare i nostri figli; non vi sembrerebbe assurdo? Allora perché scolarizzare i figli di turisti equadoregni, spagnoli o di qualsiasi altra nazionalità?
Sembrerebbe quasi che tutta questa storia sia stata preparata ad arte per ridare fiato a chi non ne ha più molto …

Orlando De Maria / Donatello Poggi
Fronte degli Indignati