ghiringhelli2In Ticino esiste un problema di aumento dei contagi di tubercolosi (TBC) in seguito ai flussi migratori ? In un’intervista sull’argomento apparsa sul Corriere del Ticino lo scorso 2 agosto, il medico cantonale aggiunto, Danuta Reinholz, ha risposto a questa domanda dicendo che il problema “non si fa sentire”. A detta sua il numero dei nuovi casi in Ticino è stabile da diversi anni, e anzi addirittura sarebbe sceso negli ultimi tempi, passando dai 20 casi all’anno che si registravano fino al 2000, ai 18 del 2011, ai 12 del 2012 ed ai 14 del 2013. Sul totale di nuovi casi i migranti rappresenterebbero solo un terzo.

Al momento del loro arrivo al centro di registrazione di Chiasso, gli asilanti vengono sottoposti a un colloquio con un’infermiera per valutare il loro stato di salute, e se c’è il sospetto di un possibile caso di TBC la persona interessata viene trasferita per ulteriori controlli all’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio , dove viene messa in isolamento per due settimane se la malattia viene confermata, ossia se si riscontra una TBC aperta e dunque contagiosa (il fatto di contrarre l’infezione non significa ancora ammalarsi di TBC). Il medico aveva concluso affermando di non essere a conoscenza di casi di persone malate di TBC “sfuggite” al “filtro”del centro di Chiasso.

Parole certamente rassicuranti, ma che non mi convincono del tutto. Intanto , per quanto riguarda gli asilanti, va detto che il numero dei casi di TBC può variare a dipendenza della loro provenienza. Una zona endemica è ad esempio l’Africa subsahariana, dove questa malattia è assai diffusa. Ai margini dei Paesi situati in questa fascia vi è l’Eritrea, e guarda caso proprio quest’anno si è registrato un boom di arrivi di asilanti eritrei in Italia e di riflesso pure in Svizzera. Basti dire che su 7’825 domande d’asilo registrate in Svizzera nel terzo trimestre di quest’anno, ben 3’531 erano state depositate da cittadini eritrei (contro le 1’853 del secondo trimestre). Le statistiche sui casi di TBC citate dal medico cantonale si riferivano al 2013 e agli anni precedenti. Ai fini di una corretta informazione sarebbe dunque interessante conoscere le statistiche aggiornate al 2014.

Inoltre sarebbe pure interessante sapere se fra quei due terzi di nuovi casi di TBC che fino allo scorso anno non concernevano gli asilanti, vi erano persone che in qualche modo potevano essere state contagiate da loro, magari frequentando come pazienti o come addetti ai lavori l’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio. Dico questo perché di recente, durante una trasferta nel Mendrisiotto, mi era capitato di ascoltare la conversazione di due persone che lavoravano in questo ospedale. Da quel che ho sentito mi è sembrato di capire che negli ultimi anni anche qualche dipendente di questo istituto sarebbe stato contagiato. Inoltre, riferendosi agli asilanti malati di TBC e ricoverati in camere private, queste due persone si chiedevano se queste camere, una volta occupate da altri pazienti, potessero ancora contenere dei batteri potenzialmente pericolosi per la salute dei nuovi ospiti . Magari a questi interrogativi potrebbe rispondere l’Ente ospedaliero cantonale, visto che i dipendenti dell’ospedale rischierebbero di essere licenziati con l’accusa di sputare nel piatto in cui mangiano se divulgassero pubblicamente certe informazioni e certi fatti di cui sono a conoscenza…

In questi giorni è stato aperto il centro asilanti di Losone, che, almeno inizialmente, sarà occupato soprattutto da migranti provenienti dall’Eritrea . Visto che questi richiedenti l’asilo saranno liberi di utilizzare il bus che collega Losone a Locarno, nonché di frequentare i bar della zona, e visto che il contagio della TBC avviene per via aerea proprio quando si è a stretto contatto in un locale chiuso con persone affette da un’infezione attiva, mi sembra che le autorità (e fra queste pure il Municipio, che in base all’art. 107 cpv 2 lett b della LOC è responsabile della tutela della salute pubblica) dovrebbero informare la popolazione sulle eventuali misure di prevenzione adottate, e rassicurarla sulla loro efficacia e sull’esistenza di un piano di intervento qualora dovessero sorgere problemi.

Tanto più che dagli anni ’70 non si vaccina più a tappeto la popolazione contro la TBC, per cui vi sono ampie fasce di persone (specie fra i giovani) particolarmente esposte al rischio di contagi. Vi lascio immaginare cosa succederebbe se qualche giovane losonese fosse contagiato su un bus da un asilante ammalato di tubercolosi e sfuggito ai controlli sanitari. Appunto : in cosa consistono esattamente questi controlli ? Dopo quanto tempo dalla contrazione dell’infezione essi sono in grado di evidenziare la malattia ? Perché non si sottopongono alla radiografia dei polmoni tutti gli asilanti provenienti da zone a rischio ? Mi rendo conto che certi discorsi possono dare fastidio ed essere male interpretati, ma siccome è mia abitudine cercare di essere lungimirante, non vedo perché si debba attendere il classico “morto” – è un modo di dire – prima di pretendere la necessaria chiarezza.

Giorgio Ghiringhelli, Losone