Questo post che il consigliere di Stato socialista Manuele Bertoli pubblica sulla sua pagina facebook si riferisce all’articolo “La pasta è un po’ scotta al ristorante di Stato” di Paolo Pamini, esponente di Area Liberale, che anche noi abbiamo pubblicato.

Bertoli xyz2Nei giorni scorsi l’economista Paolo Pamini ci ha offerto dalle colonne del Corriere del Ticino il paragone tra un’ipotetica e inutile ristorazione monopolistica obbligatoria e la nostra scuola pubblica dell’obbligo. I suoi concetti da respingere sono tre.

Il primo si può riassumere nell’idea secondo cui chi si occupa di piani di studio e riforme pedagogiche per la scuola pubblica deve per forza essere incapace, solo perché la scuola è pubblica e obbligatoria. Una tesi tanto falsa quanto povera, senza alcun fondamento e spiegabile solo da un’avversione primaria e istintiva verso tutto quel che è pubblico.

Il secondo concetto è invece un vecchio pallino liberista e si riassume nell’idea di dare ai genitori la possibilità di scegliere il circondario di scolarizzazione dei propri figli, immaginando che, siccome le famiglie sceglieranno le scuole migliori e nessuna scuola vorrà restare indietro, tutto il sistema migliori. I conoscitori dei sistemi educativi ci dicono però che dove è stato sperimentato questo modello ha prodotto effetti disastrosi.

Infine il terzo concetto è quello secondo cui, non avendo alternative, la qualità della scuola non si può confrontare o misurare. C’è una sterminata bibliografia e una corposa storia dell’educazione che dimostrano esattamente il contrario.

Se Pamini vuole davvero fare un esperimento interessante, venga con me una volta in un ristorante della scuola pubblica, cantonale o comunale. La loro qualità è da buona a ottima. Lo so, sono pubblici, ma se riuscirà a superare il difficile trauma di varcarne l’uscio (e superare lo slogan reaganiano secondo cui “lo Stato non è la soluzione ma il problema”) potrà constatare come l’esperienza ne valga la pena.

Manuele Bertoli