Titolo originale: “Processi alle banche e giurie popolari” (pubblicato nel CdT)

Questo è un mio articolo di risposta a un’Opinione pubblicata da Pelli sul CdT sul tema delle giurie popolari americane.

Mi sono trovato spesso su posizioni diverse da Fulvio Pelli, ed è stato sempre molto confortante. Eppure stavolta devo dire che mi ha sorpreso, in positivo. Lo scorso mercoledì 12 novembre sul «Corriere del Ticino» ha infatti elogiato il ruolo delle giurie popolari nel processo americano. Il tema è l’accusa a Raoul Weil, ex numero 3 dell’UBS americana, di avere aiutato i suoi clienti a frodare il fisco. Weil è stato prosciolto.

A dire la verità le parole di Pelli su Weil, sull’etica economica, sul segreto bancario e sul ruolo del rischio sistemico delle banche finanziarie, come potete immaginare, mi lasciano perplesso. Ma non è questo di cui vorrei parlare. La politica si occupa di dare una direzione ideologica alla società, ma non solo. Si occupa anche di organizzazione la Magistratura, che ha a sua volta il ruolo di risolvere i conflitti fra cittadini. È allora importante in questo momento aprire una piccola discussione sul tema delle giurie popolari, che (anche se può sembrare noioso) ha scatenato vere e proprie rivoluzioni nel passato. Dice Pelli sulla partecipazione popolare al processo penale americano: «Quella giuria ha dimostrato, se ce ne fosse bisogno, la forte indipendenza dai condizionamenti che caratterizza la partecipazione popolare ai giudizi dei tribunali americani». Parole sante!

Parole sante? Mi si permetta di affermarlo da studioso delle relazioni fra politica e magistratura, con il focus proprio sulla partecipazione popolare al processo: le giurie popolari sono il giocattolo preferito dei politici per giustificare o condannare una sentenza. «Non capiscono niente del diritto, la decisione è sbagliata!» affermano alcuni. «Sono indipendenti, sono la voce del popolo, la decisione è giusta!» affermano altri. Leggo ogni giorno opinioni di questo tipo scritte negli ultimi 200 anni in tutta Europa, per non parlare di quello che si è scritto e si scrive in America, dove le giurie sono obbligatorie per Costituzione.

Gli studi più interessanti sull’argomento sono quelli sociologici. André Kuhn, ad esempio, si è chiesto se siano più severi i giudici professionisti oppure l’opinione pubblica, la gente comune. È andato in giro per la Svizzera con un questionario a vedere cosa trovava. Risposte: per i reati più legati alla convivenza civile (velocità in auto, scasso, stupro) l’opinione pubblica è più rigida, mentre per i reati bancari sono più rigidi i giudici professionisti. Considerando i disastri finanziari che hanno causato i banchieri ai nostri Stati, considerando le sacche di povertà e la miseria causate dalla speculazione finanziaria taroccata e truffaldina, potremmo dire che le giurie popolari per i casi bancari sono un limite alla ricerca di giustizia, perché sono troppo buone. Ma sarebbe un discorso sbagliato, finiremmo nel solito gioco politico che giudica la partecipazione popolare al processo in base al risultato della decisione, e non in base al ruolo che la magistratura penale ha nella nostra società.

Pelli ha elogiato la giuria americana, e su questo mi trova concorde, perché anche io difendo le giurie. Purtroppo però lui, ex procuratore penale, quando era presidente del PLR nazionale in Parlamento non ha difeso la partecipazione popolare nei processi penali in Svizzera. Insomma, sempre tutti pronti ad elogiare la bontà delle giurie americane, ma nessuno ci ha pensato due volte a far fuori le nostre quando si scriveva il nuovo Codice di procedura penale svizzero.

Ares Bernasconi ed io abbiamo appena pubblicato, nei quaderni della «Rivista di diritto svizzero», un libro plurilingue su questo tema (Giurie popolari – il mito scomodo). Vi hanno scritto luminari di tutta la Svizzera e, guarda caso, anche un professore americano, che spiega come funziona la giuria oltreoceano. Senza miti né banalità, proprio in senso sociologico. Presenteremo il libro all’USI il prossimo venerdì 28 novembre dalle 18.30: parlerà fra gli altri anche il presidente del Tribunale d’Appello ticinese. Pelli, come tutti i lettori interessati, è caldamente invitato a questa piccola discussione sul ruolo odierno delle giurie popolari.

Filippo Contarini, giurista