Soldati abIl consigliere nazionale solettese Stefan Müller-Altermatt, PPD-CVP, biologo con una tesi sulle erbe dei pendii giurassiani, con i suoi interventi si è dimostrato maestro nello slalom che ha permesso al suo partito, sotto l’impulso di una “Atom-Doris” trasformatasi repentinamente in “Anti-Atom-Doris”, di assurgere al ruolo di ago della bilancia, decisivo per l’esito della votazione sull’abbandono del nucleare.

Il “battage” ossessivo, continuo e viscerale promosso dai verdi a partire dal 1986 (Tschernobyl) e subito intensificato dopo Fukushima ha creato un vero e proprio stato collettivo di paura e repulsione verso tutto quel che sa di atomo. Uno stato già presente  nel profondo delle coscienze dopo le due bombe sul Giappone, con le oltre 200’000 vittime nella popolazione civile, il tam tam propagandistico contro i depositi delle scorie nucleari, i comprensibili e spontanei timori verso questi strani minerali che emettono radiazioni invisibili, impercettibili e cancerogene per migliaia e migliaia di anni prima di esaurirsi. Tchernobyl e Fukushima sono le due gocce che hanno fatto traboccare il vaso, in modo tale che oggi la difesa razionale del nucleare è diventata sicuramente controproducente dal punto di vista elettorale.

Leuthard-Doris-300da Atom-Doris a Anti-Atom-Doris

L’opposizione all’atomo dei verdi può venir considerata naturale, logica e onesta, in perfetta linea con l’ideologia del partito. Quella dei socialisti di pura convenienza, pecuniaria e elettorale: alleati naturali dei verdi di fuori ma rossi di dentro, non potevano e non possono certo non sostenerli in quello che è un assioma della religione ecologica. I verdi liberali sono chiaramente dei radicali pseudoliberali che hanno scelto la sola  nicchia che possa permetter loro il galleggiamento.

Altro il discorso per il PPD-CVP e il BDP della Giuda in gonnella: la loro scelta di abbandono del nucleare l’hanno fatta esclusivamente per motivazioni di natura schedaiola. Scelta condizionata da necessità di sopravvivenza. Dicevo di interessi anche pecuniari del PS. Tra i suoi consiglieri nazionali di punta emerge Eric Nussbaumer, BL, ingegnere elettro-tecnico, che ha creato un suo generatore, non di elettricità, ma di sovvenzioni, creando una cooperativa di partecipazione a piccole centrali elettriche e impianti solari e eolici, cooperativa che distribuisce anche, tramite modesta pecunia, certificati di garanzia della qualità energetica “corretta”. E`proprietario di una ditta di costruzioni di impianti fotovoltaici, presiede il CdA della “Alternative Bank Schweiz” e è presidente dell’”AEE Suisse”, un’agenzia specializzata nella richiesta di sovvenzioni a Berna.

Giappone 300Il vodese Roger Nordmann, politologo che fa il politico di professione, è alla guida della Federazione “Swissolar”, è consigliere reputato per gli impianti fotovoltaici e “missionario” dell’energia solare in tutta la Svizzera. Il basilese Beat Jans, un tecnico agrario che siede nel CdA delle “Industrielle Werke Basel”, rappresenta a Berna il suo presidente, Daniel Wiener, antiatomico notorio. Il portaparola dei Verdi, il zurighese Bastien Girod, si impegna nella sua qualità di vice-presidente della “Suisse Eole” per gli impianti eolici che massacrano il paesaggio. Opera anche come ricercatore per la “Low-Carbon Society in Switzerland”. Nel suo lavoro di ricerca ha scoperto che le persone che rinunciano all’auto spendono di più per il confort domestico e per i voli intercontinentali, annullando così il “vantaggio” energetico che veniva loro attribuito.

Martin Bäumle, fondatore e presidente del partito “ad personam” chiamato Verdi liberali, è consigliere d’amministrazione delle “Elektrizitätswerke des Kantons Zürich”. Il suo partito ha tratto grande vantaggio dalla politica antinucleare. Adesso vorrebbe addirittura che all’IVA, che convoglia nelle casse federali 22 miliardi all’anno, si sostituisse una tassa sul consumo di energia.  Un cambiamento che secondo i calcoli degli alti burocrati governativi obbligherebbe ad aumentare il costo della benzina di 3 franchi al litro per poter evitare una diminuzione delle entrate.

Il personaggio che più di altri ha potuto approfittare della svolta energetica è però Hans Grunder, ex presidente del partito della Giuda in gonnella. All’inizio del 2011 il suo BDP aveva fatto campagna in favore della costruzione di una nuova centrale nucleare a Mühleberg, anche per sostenere un suo consigliere nazionale, Urs Gache, e una sua consigliera di stato bernese, Beatrice Simon. Due politici che si trovano benissimo nel CdA della suddetta centrale. La svolta, 2 mesi dopo questa campagna, fu fatta con il solo ed esclusivo scopo di garantire la rielezione della Giuda in gonnella. Un “tourniquet” (tornante) a 180 gradi con la velocità di una formula uno. La EWS è stata rieletta e lo sarà probabilmente ancora, tra pochi mesi.

Nick Beglinger era un figlio viziato di famiglia agiata fino in gioventù avanzata. Tornato dalle vacanze su spiagge asiatiche (Abu Dhabi) decise che era ora di far qualcosa di serio e fondò, 5 anni fa, “Swisscleantech”, una società che vuole essere il contrapposto verde di “Economiesuisse”, l’associazione padronale svizzera. Pur potendo contare solo su 300 soci scarsi è riuscito a diventare l’eminenza grigia della Doris “Anti-Atom” e a influenzare così il dibattito parlamentare. A dargli sostegno, visto il miraggio delle grasse sovvenzioni, vi sono però multinazionali del calibro di una ABB o di una Siemens, la potentissima azienda elettromeccanica tedesca che ha assorbito in Svizzera Landis & Gyr, Stäfa Control e Elektrowatt, con numerosi concorrenti minori che non starò ad elencare.

Anti nucleare“Economiesuisse” di Gerold Bührer e Pascal Gentinetta era ancora schierata in favore del nucleare. Dopo la sonora sconfitta della loro campagna (costata 10 mio di franchi) avversa all’iniziativa Minder contro i salari fuori misura questi due signori furono costretti a far le valigie, sostituiti da Heinz Karrer e Monika Rühl, pronti a saltare sulla barca che naviga attualmente sulla cresta delle onde. “Economiesuisse” ha invertito la marcia, salutando positivamente l’uscita dal nucleare.

Lo stesso fenomeno si manifestò a livello di istituti universitari, naturalmente sempre bramosi di sovvenzioni statali. Tra di loro si è distinto il rettore del poli di Zurigo, Lino Guzzella, un secondo con retroterra culturale sudalpino, prima molto scettico sul futuro delle energie alternative, ma subito ottimista non appena fu in vista l’importante nomina. A sostenere la frettolosa uscita dal nucleare vi è poi stata tutta una serie di alti burocrati federali, tutti di matrice PPD-CVP.

Adesso non rimane altro da fare che attendere l’evoluzione delle tecnologie energetiche per sapere se dovremo ridere o piangere. Gli aruspici nostrani (quelli autentici erano etruschi, leggevano il futuro esaminando le viscere ancora calde di animali appena sacrificati) prevedono che in un futuro non così lontano importeremo a caro prezzo dall’estero energia nucleare per sopperire alle nostre necessità. Il campo dei politici che guardano con scetticismo alle energie alternative è oramai in minoranza, e si limita a richiedere con forza che la decisione finale sull’”energia del futuro” sia lasciata al popolo. Cosa che dovrebbe essere di lapalissiana evidenza, ma che la congrega antinucleare tenta di impedire con ogni mezzo.

I “gladiatori” in difesa del nucleare sono stati pochi. Nell’UDC-SVP gli esponenti che hanno dato battaglia, in nome del partito praticamente compatto, in  favore del nucleare sono stati due, Hans Killer, che siede nel CdA della centrale atomica di Leibstadt, presidente sempre minoritario della commissione dell’energia del CN, e Hansjörg Knecht. Nel PLR-FDP si è distinto solo Christian Wasserfallen, che sa rendere colpo su colpo nella discussione, ma ha il difetto di essere una mosca bianca nel suo partito.

Considerazioni, le mie, che sono una libera interpretazione di due lunghi articoli della “Weltwoche”, un settimanale d’oltre Gottardo, in pratica il solo che ricerca anche dietro le porte.

(scritto prima del fatale 15 gennaio, poco prima, ndR)  * Leggo su un quotidiano ticinese che il dollaro, che si sta fortemente rivalutando per rapporto a euro e franco, avrebbe preso l’ascensore. Evidentemente, per salire nei confronti delle due monete europee. Ma non sarebbe più realistico, visto che il dollaro è oramai fatiscente come praticamente tutte le monete dei paesi avanzati, dire che ad aver preso l’ascensore è l’euro, non per salire, ma per scendere in cantina in compagnia del suo fratello siamese, il franco svizzero, divenuto tale per decisione della BNS dell’11 settembre 2011? Un matrimonio forzoso, quello tra euro e franco, che molti economisti prevedono destinato ad un divorzio burrascoso e disastroso.

Gianfranco Soldati