Nadir

Quando posso, ascolto volentieri Modem, così questa mattina. Mi chiedo se l’idealismo, e insieme a questo il clientelismo (inteso come difesa dei propri interessi, sia pure parzialmente nobili) non abbia trasformato quest’ora in pura propaganda. Parlano gruppi e persone che ritengono la Svizzera debba fare di più. Si può fare di più. Per tutti, per gli anziani, per i disoccupati, per gli andicappati o per i diritti delle donne; oggi tocca ai rifugiati (o presunti tali).

Ascoltando Modem mi trovo su un altro pianeta, tutto bene, tutto funziona, a parte qualche rara eccezione. Quello che però mi ha dato da pensare è che si parla di integrazione ma non di cosa succeda accogliendo tutti, ed è crudele. Quando sarà il momento di dire a una bambina qui integrata, che canta in classe con i nuovi compagni: “Mi rincresce, sei una rifugiata, adesso te ne devi andare” chi dovrà fare la parte del cattivo? Quando a un padre che ha trovato un posto di lavoro, ed è integrato si dirà “Mi rincresce, sei un rifugiato, devi andare via, tu, tua moglie e i tuoi figli” chi glie lo dirà? Quando una mamma che ha imparato lingua, usanze e ricette di qui dovrà dire alle nuove amiche: “Questa è la mia nuova casa, ma mi mandano via”.

Lo farà con in mano un foglio firmato da chi? Dal lobbysta che oggi dice: Si può fare di più? Per offrire una giusta opportunità e un futuro a tutti, quanti milioni di rifugiati dovremmo accogliere? 3 milioni, 10 milioni? Chi vede i telegiornali non li conta. Non parlo di cose viste, o di quante volte, con l’aiuto delle bombe, si aiuta la democratizzazione oppure l’islamizzazione, o altro ancora, è un altro discorso. A Modem ho sentito poco su differenze culturali a volte notevoli non solo tra noi e i nuovi arrivati, ma anche sulle sentite differenze tra etnie diverse, fonti di nuovi potenziali atti di violenza. Non impariamo niente da quanto è già successo, per esempio in Francia.

Integrazione è un termine meno semplice di quanto si vorrebbe far credere. Un esempio. Ho un amico che vive in un vecchio condominio a pigione moderata. Due settimane fa riceve in regalo una vignetta autostradale, glie la mettono in una buca lettere, in evidenza. Ancora prima di ritirarla si trova la buca lettere sfondata, c’è chi per rubare una vignetta autostradale si comporta come ritiene più giusto, tanto gli svizzeri sono ricchi. In questa casa non era mai successo nulla di simile, oggi ci sono due o tre famiglie di “rifugiati”.

L’esperienza vissuta non sempre corrisponde alla visione o agli interessi di chi volontario, o per mestiere spesso ben stipendiato, si occupa di rifugiati. Quelli che subiscono i furti di camice stese ad asciugare viste poi addosso a nuovi vicini e che a ogni incontro si sentono chiedere una sigaretta, a Modem non c’erano. Non c’erano nemmeno quelli che sui tram e sui bus si sentono presi in giro da “richiendenti all’asilo” che non pagano nessun biglietto. Non hanno una lobby.

La Svizzera a mio avviso e per esperienza, per un’integrazione veramente positiva dovrebbe accogliere non di tutto e di più (come piacerebbe alle Lobby che di rifugiati vivono) ma unicamente un numero di rifugiati che siano potenzialmente integrabili, dando loro una vera speranza per il futuro nel caso si vogliano costruire qui una nuova vita. Inoltre mettere in atto senza eccezioni, l’iniziativa sull’espulsione degli stranieri criminali. La Svizzera è un paese d’accoglienza, ma il popolo ha tutti i diritti di vedersi liberato da spacciatori, persone violente o che delle leggi svizzere non hanno alcun rispetto. Ne risulterebbe una Svizzera più accogliente per tutti e con un’integrazione migliore.

Nadir Sutter
Candidato UDC al Gran Consiglio