Troppi contributi da pagare

Casalini bImpossibile competere con le aziende estere e con i “padroncini” che quotidianamente invadono il nostro mercato del lavoro senza ancora la certezza di poterlo fare in linea ai devastanti accordi sulla libera circolazione.

Sempre più spesso l’utente che fa a capo ai servizi dell’edilizia, ritiene che gli imprenditori e artigiani locali, eccedano nelle loro richieste riguardo alle tariffe orarie ritenendo di non essere giustificate dai reali costi sopportati. Quali sono questi costi?

Se prende come esempio un’impresa locale che opera nel settore dell’idraulica dove vige l’obbligo di sottostare a un contratto collettivo e quindi non esercitando il dumping salariale, si trova confrontato con delle spese fisse elevate che non gli permettono una grande manovra di riduzione dei prezzi.

Sulla sola tariffa oraria, i contributi da versare incidono nella forma del 43%, quindi su una tariffa media richiesta di 70.– l’ora, il prelievo corrisponde a circa 30.–, tolto ancora la parte della tariffa oraria da dare al dipendente di circa 24.—per ora, l’utile restante (se così si può definire) è di 16.—per ora lavorativa.

Restano inoltre ancora da pagare le spese fisse generali non considerate nei contributi, e parliamo di tasse della circolazione, affitti dei locali, stipendi del personale amministrativo, assicurazioni, materiale di consumo, elettricità, carburante ai veicoli, costi di manutenzione degli stessi, ecc….

Negli ultimi anni si è aggiunta un’altra trattenuta, denominata “RESOR”, che mira a incamerare un fondo di pensione anticipata per i lavoratori nel settore della costruzione che, di fatto, nel solo Ticino, ne usufruirebbero unicamente i frontalieri. Questa nuova tassa, in vigore dal 2011, è prelevata nei Cantoni di confine con L’UE. I tempi sono maturi per affrontare questo delicato momento di difficoltà, trovando soluzioni incisive per fermare il massacro d’imprese locali che non ce la fanno più ad andare avanti.

Daniele Casalini, candidato al Gran Consiglio (Lega)