Nel 2013 quattro pazienti del Civico di Lugano contagiati di epatite C (un’epatite pericolosissima, tra le molte adesso diagnosticabili), per l’impiego, diciamo criminoso per essere indulgenti, di un ago già usato su un paziente che non sapeva di esserne affetto. La Procura indaga, stando al nostro Teletext. Perché lo faccia con un simile ritardo non lo so, e non escludo che l’indagine sia in corso già dal 2013. Invece so che il solo pensare al can can mediatico degli statalisti se il “fattaccio” si fosse verificato in una clinica privata mi frastorna le orecchie.
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“La vita è una malattia sessualmente trasmissibile e sempre mortale”, credo di Oscar Wilde, che stando a Wikipedia è autore di ben 492 massime degne di ricordo. Fanno 50 pagine. Leggendo solo la prima, ho trovato un altro suo notevole aforisma: “A volte è meglio tacere e sembrare stupido che aprir bocca e togliere ogni dubbio”.
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Fa sorridere sentir Matteo Renzi proclamare che l’Italia è la patria del diritto, affermando implicitamente che lo è tuttora. Sicuramente lo è stata, tanto ma tanto tempo fa. Adesso ne è il “cementerio”, come dicono gli spagnoli, che non è il cementificio, ma il cimitero.
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Tommy Capellini, giornalista de “Il Giornale”, ha visitato Dresda, città d’arte e di cultura, inutilmente e criminosamente rasa al suolo nella notte dal 13 al 14 febbraio 1945. 3’900 tonnellate di bombe, 25’000 domiciliati morti e altri 75’000 vittime, tutte rifugiati, in fuga dalla Prussia e dalla Slesia davanti all’avanzata dell’esercito di Stalin, che notoriamente non andava tanto per il sottile con i nemici e neanche con gli amici. In pochi anni la città è stata ricostruita, in buona parte sulla base dei progetti delle costruzioni andate distrutte. Gli abitanti deplorano la “controcolonizzazione” dell’Europa messa in atto dagli USA, divenuta inutile dopo la caduta del muro di Berlino del 1989. In Germania sono ancora stazionati 40’000 militari americani (quasi altrettanti tra Verona e Sicilia in Italia) per difendere l’Europa da un nemico che non c’è più. Quale scopo ha quindi il perdurare dello stazionamento di queste truppe? Quello di rendere irrevocabile l’egemonia americana? La stessa domanda se la pongono adesso anche i cubani, a proposito di Guantanamo. Quid prodest?
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Trovata una statistica curiosa su una “Weltwoche” dello scorso anno: percentuale delle persone che vivono in una famiglia e non possono permettersi una settimana di vacanza fuori di casa, anno 2013. Nell’UE dei 28 erano il 39,4%, nei paesi euro il 35,4%, in Italia 51%, in Romania e Croazia oltre il 70%, Svizzera all’8,7%, dopo Islanda con il 7,3% e Norvegia, con il 7%.
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Charles Lewinski è considerato da molti il più grande scrittore svizzero vivente. In un’intervista su “Weltwoche” si proclama decisamente contrario all’adesione all’UE per la manifesta carenza di legittimazione democratica. Pensa però che anche da noi si sta facendo cattivo uso, vale a dire abuso, delle possibilità che offre la democrazia diretta. La stabilità svizzera è basata e garantita dalle 3 “C”: concordanza, collegialità e consenso. Lo scrittore trova che nel CF siedono solo persone noiose, in particolare quella che può venir considerata monumento vivente della noia alla terza potenza, Johann Schneider-Amman. E crede che il modo di far politica del mio partito, l’UDC-SVP, contraddica profondamente le consuetudini svizzere. L’accettazione dell’iniziativa contro la costruzione di minareti gli aveva procurato un tale accesso di collera da indurlo ad abbandonare con pubbliche proteste il suo partito (non so quale fosse, certo non l’UDC-SVP) per passare nei ranghi del PS.
Un comune, semplicissimo, fondamentale, naturale senso di giustizia vorrebbe che le concessioni siano sempre reciproche. Vuoi costruire un minareto da noi? Ma costruiscine anche cento. Prima però dimmi quando potrò costruire una chiesa in Arabia Saudita. Si avesse il coraggio (e l’onestà) di richiedere la reciprocità, invece di propagandare una tolleranza e un’apertura incondizionata che non sono altro che cedimenti insensati, il problema dell’islamizzazione strisciante del nostro continente e della Svizzera in particolare si risolverebbe da solo.
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Noi andiamo giustamente fieri delle nostre università, sicuri che siano tra le migliori al mondo. Se consultiamo però le classifiche mondiali, a salvarsi sono solo i politecnici, per il resto è notte buia. Il predominio anglo-sassone, in particolare quello americano, è schiacciante e preoccupante.
Ma anche al Politecnico di Zurigo, la nostra migliore scuola, accadono cose che lasciano perplessi. Per esempio abbiamo un reparto che si occupa di comportamento, salute e benessere degli animali da allevamento. Si ricerca se il portare un campanaccio, di peso ben determinato, fino a 5,5 kg, possa influire sulla quantità di latte prodotto dalle mucche di questa o quella razza, ad eguaglianza degli altri fattori che potrebbero entrare in considerazione. La via è già aperta ad altre ricerche, forse destinate a cambiare la faccia del mondo perché, anche chi non sapesse cosa sia una mucca lo intuisce facilmente, oltre alla quantità di latte, a variare a seconda dei campanacci, del loro peso, delle leghe metalliche con cui sono costruiti, della tonalità e del timbro potrebbe essere anche la qualità, dipendente da dozzine di componenti (grassi, dall’acido butirrico ai trigliceridi, zuccheri come il lattosio, proteine, vitamine, sostanze minerali, cellule e batteri saprofiti) che fanno che il latte è latte e non acqua distillata. Tutte da verificare separatamente in rapporto ai vari campanacci.
Studi impegnativi, che richiedono l’intervento di un professore, tre assistenti e un paio almeno di dottorandi, senza tener conto del personale ausiliario. Costo di una così complessa ricerca? Non so, forse 1 o 2 milioni, una bazzecola se si riuscisse a dimostrare scientificamente che i campanacci che hanno allietato le nostre vacanze sui monti negli anni giovanili devono essere definitivamente relegati nel libro dei ricordi. A meno che, come al solito, non sopravvenga il partito degli agricoltori e degli alpigiani ad interporre il referendum.
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Bob Hope, attore e radiocommentatore statunitense, grande sostenitore e propagandista di tutte le guerre di aggressione del suo paese durante il secolo scorso, è morto ultracentenario. Parlando di Anita Ekberg ai suoi tempi di gloria disse: “I suoi genitori hanno vinto il premio Nobel per l’architettura”, con sottinteso “Lo avrebbero meritato, talmente bene l’hanno costruita”.
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Discussione a cena con amici: quante sono le vergini che aspettano in cielo chi sacrifica la propria vita in nome di Maometto? Ricordavo un 72, che è risultato giusto alla verifica informatica. Veramente, Maometto non badava a spese, quando si trattava di premiare i suoi martiri.
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Commovente Massimo “Baffino” D’Alema, 66 anni splendidamente portati, quando versa roventi lacrime sulle sciagurate intercettazioni, subito messe in pasto al pubblico, che hanno condotto alla scoperta della faccenda dei 500 suoi libri e delle 2’000 bottiglie di vino dei suoi poderi in Umbria “generosamente” acquistati da una cooperativa amica in favore della sua fondazione. Quando ad essere massacrato, con motivazioni ben più futili, era Berlusconi, il nostro Baffino non ha mai versato lacrime, ma difeso a spada tratta il nobile operato della magistratura più orrida che esista al mondo.
Gianfranco Soldati