Oggi nel salotto di Ticinolive Gianna Finardi intervista Giorgio Genetelli per far luce sugli sviluppi dell’eventuale o presunta vendita della società rossonera da parte di Silvio Berlusconi a ipotetici investitori cinesi.

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Giorgio Genetelli: giornalista sportivo, scrittore, blogger, insegnante, calciatore, responsabile di attività giovanili e libero pensatore di stampo anarchico. In un mondo lacerato e diviso in appartenenze religiose, è orgoglioso di essere ateo.

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Gianna Finardi   Ci si aspettava questo da Berlusconi?

Giorgio Genetelli   Insomma, è padrone del Milan da trent’anni, una cosa lunga anche per chi ha avuto forza, potere e soldi. Probabile che tenti di vendere adesso che il Milan ha ancora un certo appeal, specialmente sui mercati asiatici. Se aspetta ancora un po’, muore in carica e gli faranno anche un monumento. E forse è questo che desidera.

Se si andasse verso una tale svendita delle quote, cosa succederebbe alla squadra?

GG   Alla squadra non succederebbe nulla, perché una squadra è una questione di talento, preparazione e tecnica. A meno che i cinesi, poco adusi alla competenza calcistica, decidano di fare tutto loro. In quel caso potrebbe nascere una squadra di pippe peggiore di quella attuale, anche se la vedo impegnativa come impresa all’incontrario. Sul piano popolare non cambierebbe nulla, conteranno sempre i risultati e le abbaglianti sirene di mercato. I tifosi sono come una donna che ti ama in proporzione al pane che porti a casa.

Berlu con CinesiIl Milan in questi ultimi periodi, come sta andando a livello di preparazione e concorrenza nel settore calcistico proprio a fronte delle ultime deludenti prestazioni della squadra di Inzaghi?

GG   Il Milan è in una di quelle crisi cicliche che investono i grandi club. Ne ha già vissute un paio, con due relegazioni rimediate ai tempi pre-berlusconiani: una a tavolino per illecito, l’altra sul campo per debolezza.

Analizzando il tutto con una logica causa-effetto, le sconfitte sono un prodotto o una motivazione della vendita da parte di Silvio?

GG   Penso che Berlusconi abbia capito che per tornare alla gloria debba riformare tutto, a partire del settore giovanile (quello che ai tempi d’oro sfornava Baresi, Costacurta, Filippo Galli e Maldini, la miglior difesa del mondo, tutta nata a cavallo dei Navigli). Impresa troppo gravosa per chi ha molti più anni e meno soldi di un tempo. Le sconfitte attuali, in una Serie A al ribasso, sono soltanto il frutto di una squadra mal costruita, senza idee e con troppi giocatori mediocri e/o sopravvalutati. Il povero Inzaghi, presentato come il figlio illuminato, è invecchiato di un decennio in sei mesi nel tentativo di capacitarsi. Il calcio è semplice: chi ha bravi giocatori vince. Solo che al Milan bravi giocatori ce ne sono pochi e pochi ce ne saranno nel futuro prossimo.

Berlusconi ha esordito pubblicamente, qualche settimana fa, con rivelazioni interessanti inerenti al fatto che intende occuparsi del Milan e rammentando il fatto che la gestione della squadra rossonera, gli costa circa 50 milioni annui. Potrebbe essere un valido motivo per il quale Silvio B. vorrebbe sbarazzarsi di parte delle quote?

GG   Gli costa di più la ex-moglie, se è per quello. Anche l’harem gli costa, ma quello mica lo vende, anzi lo rinnova con una campagna-acquisti incessante. E secondo me, o ha i soldi per tenersi il Milan fino alla consunzione, o altrimenti è meglio che pensi ad altre cose per lui più interessanti.

presidente

Cosa prevede per il Milan?

GG   Se non riforma il settore giovanile con qualsiasi capitale fresco gli entri nelle casse, è destinato a una vita grama. Il grande calcio europeo è fuori categoria, per soldi e progetti, e l’Italia al Milan non può bastare. Il club rossonero non può navigare a lungo nell’anonimato: o rinasce, o fallisce.

Tornerà vittorioso presto o è una discesa rapida senza ritorno?

GG   Ripeto, dipende dai soldi e dalle idee, e il Milan ha bisogno delle due cose. Per il momento non si vedono inversioni di tendenza. Come detto prima, il Milan non ha tempo e modo di stare nella mediocrità, o trionfo o morte. A meno che, d’improvviso, dirigenza, investitori e pubblico trovino quella pazienza che serve per riseminare. Ma ci vorranno anni, se glieli concedono. Chi è stato abituato alle brioche non resiste a pane di segale.

Chiedo da profana, io non me ne intendo, accetto opinioni da esperti. In anni che di partite lei ne ha viste di tutti i tipi, cosa la delude di più del mondo calcistico?

GG   Sul campo, l’egoismo, la maleducazione e l’inganno. Fuori, l’incompetenza e l’avidità dei dirigenti, la protervia violenta dei tifosi, il potere delle federazioni e la connivenza della stampa. Il calcio non morirà come gioco, ma come sport agonistico è diseducazione allo stato più alto. Banale, ma occorre ripeterlo: il calcio di alto livello è quasi solo un prodotto televisivo, e come tale è irreale.

Milan 2Non trova impressionante questa sorta di collusione tra finanza e sport anche quando si parla di compravendita di quote, di giocatori, di allenatori?

GG   È una deriva normale. Le redini del business non sono tirate da uomini di sport, ma da cavalieri della finanza, manager e imprenditori senza scrupoli. Esattamente come gli Stati occidentali, dove è la finanza a dettare le regole alla politica. I risultati sono gli stessi: disastrosi, soprattutto per i più deboli. L’anticamera dello sfascio.

Il calcio come sport a cosa serve oggi? Ha ancora un messaggio educativo, rispecchia ancora il profondo bisogno ludico che resta come una passione di sottofondo di giocatori e tifosi?

GG   Il calcio professionistico no, non è più portatore di valori positivi. È un format tv, veicolato come un qualsiasi reality, dove chi vince è dio e chi perde è scemo. Il problema è che violenza, megalomania, corruzione e maleducazione varia stanno contagiando anche il calcio amatoriale, che era la vera bellezza condivisa di un gioco che tutto il mondo conosce e pratica. Il calcio ha unito popoli, col calcio puoi stare in mezzo a genti di ogni colore o nazionalità senza neanche bisogno di parlare, tanto la lingua del calcio la conoscono tutti, dalla nascita. La follia mercenaria è un cancro che se non possiamo estirpare, allora dobbiamo sperare che faccia il suo lavoro fino in fondo, in attesa di un corpo nuovo, dove i soldi e i risultati saranno solo componenti accessori al gioco e all’etica dello stesso. Ma quando vedo squadre di allievi E con bambini che fanno pressing e diagonali, con allenatori che sbraitano per tutta la partita e genitori che si accaniscono contro tutti, beh, la speranza si fa flebile.

In ultimo, stiamo parlando di calcio, ci tolga una curiosità, lei crede ancora nella squadra del cuore che resta una passione per tutta la vita? Lei tifa per la squadra del cuore? Se sì ci sveli quale… se vuole.

GG   Queste sono tutte balle. Ognuno faccia come vuole, basta che non viva la passione come una guerra, una fede, una difesa dell’onore o tutte queste patetiche retoriche belliche imposte a tutti. Ricordiamoci di una cosa: l’avversario non è un nemico, anzi, senza l’avversario non ci saremmo nemmeno noi, quindi l’avversario è nostro fratello. Detto questo, ho sempre fatto il tifo per la squadra nella quale giocavo al momento. Quindi, ora tifo FC Solduno, dato che alla mia giovane età (55 anni) gioco ancora, rischio infortuni e delusioni, aspetto gioie, coltivo amicizie. Senza paga o gloria: la paga la spendo alla buvette con compagni e avversari, la gloria è quella di praticare il gioco più bello del mondo come facevo da bambino e come ho sempre fatto. Il calcio è vita, i soldi merda.

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