Quelle “publiche” sanguisughe
La cassa pensione del personale federale, Publica, dal 1998 ha ricevuto più di 14 miliardi dalla Confederazione, cioè da tutti noi, per risanare i suoi bilanci. Se si prendessero in conto anche le casse pensioni delle aziende parastatali, FFS per prime, i miliardi diventerebbero 35. L’irritazione di fronte a questi privilegi ingiustificati (nei confronti di quelli garantiti agli altri comuni mortali) viene adesso accresciuta dall’insana e sospetta decisione della BNS di Jordan di esentare Publica dal tasso di interesse negativo sui suoi depositi presso la stessa BNS. Ne ho già scritto in un precedente Zibaldone. Il trattamento preferenziale, sarei quasi tentato di chiamarlo malversazione, è reso possibile ed è difficile da combattere dal fatto che nel Legislativo federale le persone che osano opporsi all’evidente anomalìa sono poche, anzi pochissime. L’ultima decisione della BNS è però stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e adesso sulla lista delle trattande della prossima primavera c’è una mozione di un consigliere nazionale zughese, Thomas Aeschi (UDC), critica nei confronti di una politica del servisol dei funzionari pubblici nei confronti del contribuente. Vedremo se la montagna partorirà un topolino o no. Una faccenda da tener d’occhio, per un voto adeguato il prossimo mese d’ottobre.

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A proposito di insulse politiche di tolleranza e di ostilità nei confronti della proibizione dei minareti, e solo per farsi un’idea delle proporzioni. In Germania vivono 200’000 ebrei, 0,25% della popolazione. Hanno quasi 100 sinagoghe, trasformate in autentiche fortezze per motivi di sicurezza. Nei giorni delle loro festività i praticanti vengono consigliati di non soffermarsi in crocchi sul terreno antistante i luoghi del culto, per la stessa ragione. Le moschee sono circa 3000, i credenti possono radunarsi davanti alle stesse in quantità illimitata e permanervi anche attendati, sempre che lo desiderino. Non corrono alcun rischio, e possono così tranquillamente leggere gli incitamenti alla tolleranza di Maometto anche alla luce del sole.

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A sorpresa è giunta la notizia delle dimissioni di Pierin Vincenz, grande presidente e ceo di Raiffeisen, da tutta la stampa osannato come un genio che ha portato le sue banche al successo in una fase di crisi che ha travolto mezzo mondo. “Veni, vidi, Vincenz”, scrive l’arguto e graffiante Kurt Zimmermann, uno dei migliori giornalisti che conosca, sulla “Weltwoche”. La verità è che sotto la guida di Vincenz la Raiffeisen ha continuato, anche se con prudenza, ad impostare quasi tutta la sua attività sull’ipotecario, un campo a rischio bolla e successivo scoppio. Ha inoltre acquisito una rischiosissima banca Wegelin, diventata Notenstein, acquisto che viene considerato dagli esperti il più grande flop bancario degli ultimi anni. Ma il presidente e ceo dimissionario è un personaggio che come pochi sa vendersi ai giornalisti, con i quali intrattiene rapporti di grande cordialità e giovialità, addirittura invitandoli al “tu”, disponibile al telefono anche di domenica. Una specie, scrive sempre Zimmermann, di uomini come Moritz Suter, il non dimenticato fondatore di Crossair e poi mediatore, con risultati disastrosi, di Swissair. O di Walter Kielholz, picconatore involontario di Credito Svizzero e Swiss Re. O, ancora, di Heinz Karrer, che ha lasciato il timone di Axpo, gigante dell’elettricità, con un buco di 730 mio e quello della Kuoni, agenzia di viaggi, con una strategia così traballante da renderla incomprensibile, per approdare alla presidenza di un’Economiesuisse che passa da una gaffe all’altra (questo però lo sostengo io). Potrebbe esser lunga la lista dei personaggi insuperabili nell’autopromozione: Rolf Dörig di Swiss Life (assicurazioni), Rolando Benedick di Valora (chioschi in tutta la Svizzera), Urs Rohner del Credito Svizzero, Andy Rihs, proprietario di Phonak (protesi acustiche) e in passato di una squadra ciclistica svizzera coinvolta fino alle orecchie (senza protesi queste) in affari di doping. Anche il Ticino non soffre di carenza di simili personaggi, posso aggiungere, con due campioni di sicuro livello planetario: l’oncologo per eccellenza e l’architetto per antonomasia.

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Renzi è più forte di Mussolini, che diceva ai suoi: “Armiamoci e partite”, assumendo così il rischio di veder decimate le sue truppe. Renzi proclama: “Armiamoci e lasciamo partire gli altri”.

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Il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis è sulla cresta dell’onda della popolarità mediatica. Basandosi sul comprensibile e giustificato populismo che ha portato il suo “partito di Alexis Tsipras” al potere, tratta i creditori dall’alto in basso, abusando della minaccia di dichiarar bancarotta (che per essere proclamata non diventa meno fraudolenta) se non si accettano le sue richieste. In buona parte bisogna purtroppo dargli ragione, perché la Troika (UE, BCE di Mario Draghi e FMI di Christine Lagarde) con i suoi interventi in realtà non ha salvato la Grecia, ma le banche tedesche e francesi che avevano concesso la maggior parte dei crediti adesso inesigibili. Nei paesi che per contiguità geografica hanno a che fare con l’Italia, nelle osterie vige il detto: “Gli italiani, se non ti fregano oggi, ti fregano domani”. I greci li superano: “ti fregano oggi, ti fregano domani e ti fregano anche ieri”. Lo fanno e lo hanno fatto anche con l’UE, falsificando i propri bilanci per essere accolti nella zona euro che concedeva prestiti a bassissimo tasso d’interesse, 10 volte inferiore a quello richiesto per i crediti in dracme. Il pateracchio fu attuato con i consigli della Goldman Sachs, che naturalmente non sono gratuiti ma piuttosto cari. Gli onorari per le prestazioni dei grandi banchieri americani penso che i greci li abbiano dovuti pagare in anticipo, senza batter ciglio malgrado la loro esosità.

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Per me i più grandi insegnanti di geopolitica e di arti militari sono quelli che abbiamo ricevuto dagli USA.. Da ingenuo quale ero, ai tempi pensavo che si dovesse fare il possibile per eliminare dalla faccia della terra tutti i crudeli e cruenti dittatori che fin dall’antichità nascono e rinascono ad opprimere i loro poveri connazionali. Grazie agli americani ho potuto capire che per governare certi paesi i dittatori crudeli e cruenti sono più necessari dell’acqua per un cammello che deve attraversare il deserto. I disastri causati da questi satrapi che fanno regnare l’ordine con pugno di ferro sotto guanti di filo spinato sono una quisquiglia (Totò dixit) in rapporto ai danni che lasciano sul terreno gli americani quando sono passati a portar pace e democrazia.

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Non sono il solo a protestare, evidentemente, perché stanotte (28.4.2015) ho letto su Teletext che la BNS, per bocca del suo presidente Thoman Jordan, ha annunciato che dal primo maggio di quest’anno anche la Publica, cassa pensione dei funzionari statali, dovrà pagare gli interessi negativi sui propri depositi. Esattaamente come le casse pensione dei comuni mortali che siamo noi.

Gianfranco Soldati