Articolo di notevole interesse, che non impegna la linea politica di Ticinolive. Il dottor Agostino Spataro è stato deputato alla Camera per il Partito Comunista Italiano.

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Caduta di CostantinopoliCaduta di Costantinopoli, fine dell’Impero romano d’Oriente, 29 maggio 1453

SpataroFinché c’è tempo, bisogna prendere coscienza del pericolo, sempre più incombente, che due agguerrite minoranze (razzista e guerrafondaia in Occidente, fanatica e integralista nell’Oriente islamico) riescano ad imporre a due sterminate maggioranze il loro catastrofico punto di vista, ovvero l’ineluttabilità dello scontro di civiltà. E di tempo ne resta sempre meno, poiché sembra che gli uomini e gli eventi congiurino per dimostrare l’inutilità del dialogo e la necessità della guerra, anche preventiva, per regolare i conti tra potentati e regimi e, in generale, i rapporti fra le nazioni.

L’Oriente visto dall’Occidente
Le classi dominanti dell’Occidente continuano a percepire l’Oriente musulmano come un immenso giacimento di petrolio, mentre per le elites intellettuali è un’entità indistinta, caratterizzata soltanto dal fattore religioso. Per l’Europa, l’Oriente è un corpo estraneo, una realtà lontana dominata dal dispotismo politico e dal fanatismo religioso. Il Mediterraneo, invece che come elemento di unione, è visto come un fossato che separa le due civiltà, poiché segna il confine fra la barbarie e la modernità, fra il progresso e l’oscurantismo. Molti vedono l’Oriente musulmano come una barriera tenebrosa che s’interpone fra l’Europa e l’estremo Oriente.

Un approccio molto approssimativo che ha ingenerato confusioni e sentimenti di reciproca ostilità e alimentato la storica incomprensione fra le due civiltà. Un’analisi puntuale ed obiettiva del mondo arabo impone che “si ristabilisca innanzitutto l’esistenza dei popoli situati nella geografia e nella storia: bisogna finirla con l’astrazione islamica per comprendere questi popoli nella loro specificità umana multidimensionale. “ (1)

L’Occidente visto dall’Oriente
Così come, dall’altra parte, si dovrà smettere di demonizzare l’Europa e gli europei, di giudicarli in base a immagini false e calunniose che li dipingono come gente senza valori e ideali, eternamente occupati a coltivare le loro mire imperialistiche verso il mondo arabo, come il regno di Satana da cui si originano tutti i mali (anche endogeni) che affliggono le società arabo-islamiche. A causa di tali percezioni si agitano problemi e propositi davvero divaricanti che ripropongono, in termini fortemente conflittuali, il rapporto fra Occidente e Oriente, specie oggi che è percepito attraverso le lenti deformanti dell’intolleranza, del fanatismo e del razzismo.

Questione centrale nel confronto interno al mondo arabo impegnato nella ricerca di una identità smarrita o fortemente indebolita e soprattutto nella rivendicazione di una effettiva indipendenza economica e culturale che lo Stato-nazione post-coloniale non è riuscito a realizzare. Per recuperare questa identità, la ricetta della corrente islamista radicale è quella di liberare l’Oriente musulmano dalla deleteria influenza dell’Occidente materialista. La politica Usa dei “fatti compiuti” non fa che alimentare tale tendenza che rischia di diventare un’ossessione antioccidentale di massa.

Il punto critico si potrà toccare se e quando si dovesse verificare una saldatura politica sul terreno del pan-islamismo fra gruppi integralisti, forze nazionalistiche e movimenti politici e culturali di tendenza democratica i quali, fino ad oggi, si sono distinti dal fanatismo religioso.

Il dialogo per rompere il gioco delle immagini deformanti
Siamo, dunque, in presenza di due visioni minoritarie e antagoniste, viziate da un comune, distorto senso della realtà, animate dal medesimo spirito aggressivo che postula l’ineluttabilità dello scontro. Visioni deformate, poiché la maggioranza degli arabi non condividono l’ossessione antieuropea degli islamisti radicali, così come la maggioranza degli europei non condividono le teorie e le pratiche razziste della destra e l’egemonismo economico e culturale delle oligarchie neoliberiste verso il mondo arabo.

Se si vuole evitare la trappola apparecchiata sulla base di queste rappresentazioni ingannevoli, bisognerà rilanciare, su basi nuove di pace e di cooperazione, il dialogo euro-arabo e così rompere il gioco delle immagini deformanti e fare emergere la vera realtà di questi due mondi, diversi per storia e cultura, ma legati da antiche e nuove interdipendenze.

Agostino Spataro

(1) G. Corm « L’Europe et l’Orient » Edition Bouchene, Algeri, 1990.