SagnoPremessa  Il Repertorio toponomastico ticinese (RTT) è nato negli anni ’60 del secolo scorso per iniziativa dei professori Vittorio Raschèr e Konrad Huber dell’università di Zurigo, allo scopo di raccogliere e valorizzare il patrimonio toponomastico ticinese. Da decenni, infatti, i cambiamenti della società e il conseguente abbandono della vita contadina stavano portando a una perdita irreversibile della conoscenza del territorio e dei suoi nomi, tramandati oralmente di generazione in generazione.

Fino al 2001 le ricerche venivano pubblicate nella collana Repertorio Toponomastico Ticinese, che comprendeva ricerche e approfondimenti d’archivio; nel 2001, per far fronte all’urgenza della raccolta, è stata creata una nuova collana Archivio dei Nomi di Luogo.

Con il trasferimento del servizio dall’Archivio dello Stato al Centro di dialettologia e di etnografia (CDE), avvenuto all’inizio del 2014, l’attività del RTT è stata parecchio ridimensionata, come dimostra la brusca riduzione delle pubblicazioni; quelle della collana Archivio dei nomi di luogo, tradizionalmente più frequenti, sono ora giunte a conclusione, mentre la collana storica del Repertorio toponomastico ticinese, ha vistosamente rallentato la frequenza delle pubblicazioni. Basti dire che, mentre dal 2011 al 2013 erano stati pubblicati 8 volumi per un totale di oltre 1’500 pagine, nell’ultimo anno e mezzo è stato “prodotto” un solo volume di 88 pagine…

Il congelamento delle ricerche sul territorio e il rallentamento delle pubblicazioni sta producendo un diffuso malcontento anche fra gli enti locali, che fino al 2014 collaboravano attivamente e con entusiasmo con il RTT alle due collane di allora, garantendo oltretutto la copertura finanziaria completa delle spese di pubblicazione.

Alla luce di questa situazione, la toponomastica ticinese sembra avere il destino segnato, e la ricerca toponomastica sul cantone Ticino sembra essere destinata al fallimento. Vengono così stravolti gli obiettivi all’origine del RTT. In nome di una ricerca di natura archivistica (per forza di cose più lenta, sul modello delle altre pubblicazioni del CDE come il Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana), rischia quindi di scomparire in modo definitivo un patrimonio toponomastico oggi in parte ancora disponibile, ma destinato a morire con chi lo custodisce.
Con la presente interrogazione si chiede pertanto al Consiglio di Stato:

• Condivide questa strategia di stravolgimento degli obiettivi all’origine del RTT, che privilegia la ricerca archivistica, d’altronde già sperimentata con risultati controversi (v. Vocabolario dei dialetti), a scapito della più urgente e produttiva raccolta di materiali?

• Ritiene corretto e accettabile che un servizio finanziato dai contribuenti, e fino a inizio 2014 aiutava e supportava con successo i promotori locali, ora non riesca più ad adempiere questo importante compito, che in passato ha fatto il successo della ricerca toponomastica, oltretutto finanziata con il contributo a saldo completo degli enti locali?

• Non sarebbe opportuno un ripensamento del trasferimento del servizio al CDE, al fine di ricollocare il RTT a una destinazione più consona, peraltro senza oneri per l’amministrazione cantonale?

W. Gianora – F. Celio – F. Dadò – G. Lamantia – S. Savoia – D. Caverzasio – M. Chiesa – M. Polli – R. Ghisletta – B. Caprara – G. Kappenberger – G. Mattei – S. Ghisla – C. Ferrari – F. Schnellmann – O. Terraneo – G. Crugnola – M. Quadranti – G. Pellanda – R. Badaracco – F. Käppeli – G. Galusero – G. Pinoja – M. Guerra – P. Pagnamenta – A. Gianella – N. Ferrara-Micocci – N. Bivio – L. Canepa – G. Fonio – R. De Rosa – M. Passalia – C. Franscella – O. Balli – A. Zanini – M. Minotti – S. Bergonzoli – F. Badasci