Discorso tenuto in occasione dell’odierno congresso socialista. Quali sono le cause del tragico “18 ottobre”, giorno benedetto di san Luca evangelista, patrono degli artisti e dei medici? Beh, i biechi inganni dei Populisti e, naturalmente, i miliardi di Blocher!
E poi dicono che la politica è complicata!
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il punto centrale dell’odierno congresso è evidentemente la nomina del nuovo presidente. Uno spazio è comunque dedicato ad interventi più istituzionali. Mi permetterete quindi uno sguardo sulla politica federale. Avete ricevuto un rapporto di attività che contiene i principali elementi della politica federale parlamentare e del PSS. Da questo rapporto potete vedere come, nella scorsa legisaltura, il Partito socialista svizzero e il gruppo federale alle camere federali abbiano potuto determinare certe scelte politiche. Così è stato con il lancio di iniziative popolari, come quella per una cassa malati pubblica, le quali benché non abbiano sempre avuto successo hanno permesso di smuovere la politica svizzera ottenendo, ad esempio, una legge sulla vigilanza sulle casse malattia e la compensazione dei rischi nell’assicurazione malattia. Ma anche con il sostegno a progetti tutt’altro che scontati, come la legge sulla protezione del territorio, l’iniziativa sulle residenze secondarie o contro le retribuzioni abusive o ancora referendum, come quello sugli aerei di combattimento. Lo stesso dicasi a livello parlamentare, lo vedete dal resoconto.
Purtroppo dopo il 18 ottobre la situazione è completamente diversa. La svolta a destra che avevamo temuto ha avuto luogo e la ricerca di soluzioni e di compromessi che tengono conto degli interessi di tutta la popolazione e non solo di pochi privilegiati, di misure per la salvaguardia dell’ambiente e del territorio e per un miglioramento del nostro tessuto sociale o per una formazione a passo con i tempi, saranno molto più difficili. Ecco perché, se necessario, ricorreremo agli strumenti della democrazia diretta e quindi del voto popolare.
Il primo segnale l’abbiamo avuto poco prima di Natale con la discussa e discutibile decisione della maggioranza PLR-UDC -Lega di porre fine alle possibilità di regolazione dell’apertura di studi medici. Una scelta fatta sotto la pressione delle lobby delle casse malati che privilegiano l’abolizione della libera scelta del medico e il trasferimento del potere decisionale interamente nelle mani degli assicuratori, piuttosto che misure per controllare i costi sanitari. Una scelta grave, che non tiene per niente conto delle conseguenze sui costi e sui premi cassa malati. Grazie alle reazioni degli assicurati dei cantoni direttamente interessati ieri si è però assistito a una parziale marcia indietro di alcuni degli stessi esponenti che in dicembre si erano opposti. Una vicenda però che è tutt’altro che finita. Anche perché nell’intreccio di lobby e interessi particolari della politica svizzera, la lobby delle casse malati farà ulteriormente pressione per abolire la libera scelta del medico.
E’ un mercato che fa gola quello sanitario, come si è visto anche in Ticino con la pianificazione ospedaliera e la proposta di esternalizzare privatizzare servizi dell’ente ospedaliero e di chiudere ospedali di valle. Una panificazione alla quale è stato necessario opporsi con un referendum, che con la rapida raccolta delle firme, ha già mostrato l’attaccamento della popolazione agli ospedali pubblici ticinesi.
Stop alla libera scelta del medico, nessuna regolazione del settore ambulatoriale, privatizzazione di ospedali pubblici, sono tutte facce della stessa medaglia, scelte che antepongono le logiche del profitto a quelle di una sanità di qualità e accessibile a tutti.
Sfortunatamente questi episodi arrischiano di ripetersi nell’attuale legislatura mettendo a repentaglio il futuro delle nostre assicurazioni sociali, la politica climatica e la lotta alla precarietà e a un lavoro dignitoso. Non è quindi un caso che il PSS abbia deciso il lancio di un’iniziativa sulla trasparenza delle campagne politiche e dei finanziamenti dei partiti.
La scorsa settimana Christoph Blocher, ha sostenuto che la Svizzera è sulla via della dittatura con, a suo parere, solo l’UDC quale garante della volontà popolare e ha indicato il parlamento, il governo, l’amministrazione, i professori di diritto e i giudici i suoi nemici, rei di non seguire il pensiero UDC. Una particolare definizione di dittatura quella di Blocher, quasi che l’Udc non fosse il maggiore partito e con il PLR non avesse la maggioranza in parlamento, come lo dimostrano anche le prime scelte della maggioranza di destra della nuova legislatura. Ma la retorica del colpevole e del complotto portata avanti da anni dall’UDC, accompagnata a messaggi ingannevoli per lo più additanti gli stranieri, sono quelli che- accanto ai milioni di franchi investiti nelle campagne- fan la fortuna di questo partito.
E’ necessario rispondere agli attacchi alla democrazia rafforzando la cultura dell’informazione e del dibattito politico, difendendo i principi dello stato diritto -che significa anche opporsi con convinzione e forza alla pericolosa iniziativa dell’UDC “per l’attuazione dell’espulsione dei criminali stranieri”- e ricostruendo un fronte progressiste e di sinistra capace di opporsi alle sirene e derive della destra tese a smantellare il servizio pubblico (non è un caso che appaiano idee di privatizzazione delle Swisscom) e le nostre assicurazioni sociali .
In questo contesto la battaglia contro i raddoppio del Gottardo è centrale. Un sì al raddoppio significa non solo l’invasione di 2 milioni di camion, più traffico e inquinamento, ma anche la fine della politica di trasferimento delle merci su rotaia e il via libera a un territorio sempre più asfaltato.
Così come centrale è il rafforzamento delle misure contro il dumping salariale e il precariato che deve essere la condicio sine qua non per qualsiasi nostra discussione sui bilaterali e i rapporti con l’Europa.
Concludo con un auspicio e un augurio al nuovo presidente, che dovrà prendere le redini del partito socialista in un contesto difficile. L’auspicio che sappia ascoltare e dialogare all’interno del partito, ma anche con le altre forze di sinistra e progressiste, con i movimenti e le associazioni presenti sul territorio per costruire quell’alternativa capace di mettere al centro i bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, delle famiglie, delle donne e degli uomini di questo cantone.
L’ augurio è che non perda la passione politica e la voglia di combattere anche per le cause difficili. Anche perché a portarle avanti non sarà da solo.
Marina Carobbio Guscetti