In questo articolo Michael Sfaradi ribadisce uno dei suoi “cavalli di battaglia” (nel senso di: concetti fondamentali): l’amministrazione Obama avrebbe “abbandonato” Israele.  In una forma meno drastica (e indubbiamente più realistica) si potrebbe dire: l’amministrazione Obama ha preso delle decisioni che contrastano con la linea e gli interessi del governo israeliano in carica. 

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Sfaradi jet

dal portale www.progettodreyfus.com

Nei giorni scorsi, attraverso canali giornalistici come il giornale israeliano ‘Yediot Ahronot’, il tedesco ‘Der Spiegel’ e anche ‘La Stampa’, è circolata una notizia a mio avviso importante alla quale però non è stata data la giusta rilevanza.

Una notizia che lentamente, anche se i media a questo riguardo sembrano essere stati colpiti da un’epidemia di stitichezza, sta venendo alla luce in tutta la sua gravità con il passare delle ore.

sfaradi-300x300Secondo la talpa dell’Nsagate, Edward Snowden dalla fine degli anni ’90 gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, violando i sistemi di comunicazione dei droni e dei caccia dell’aeronautica israeliana, sono stati in grado di spiare ogni mossa di Israele nei cieli sensibili di Siria, Iraq e, soprattutto Iran.

Lo ‘Yediot Ahronot’, che per primo ha pubblicato articoli su questa querelle, e lo ha fatto solo dopo che è stata tolta la censura militare sulle informazioni trapelate, non riesce, ma forse non può, a fornire molti particolari anche se di fatto conferma che britannici e americani avevano le informazioni di volo e radar, e riuscivano a vedere in tempo reale sia quello che i piloti israeliani stavano osservando sia ciò tenevano nel mirino dei loro F 16.

Inutile dire che lo stesso trattamento era riservato anche ai droni che andavano in missione sull’Iran o in altri luoghi sensibili.

Dietro quest’operazione c’erano la GCHQ inglese, l’agenzia di intelligence per la guerra elettronica legata a doppio filo con l’MI6, e la sempre presente NSA americana alle dirette dipendenze della Casa Bianca.

Il nome in codice de3ll’operazione era ‘Anarchist’.

Il tutto veniva gestito sia da una base di Cipro, la stessa che tiene sotto controllo anche altri paesi del Medioriente, sia dalla centrale d’ascolto della NSA ubicata nella base della RAF, (Royal Air Force) l’aeronautica militare inglese, di Menwith Hill nello Yorkshire, regione dell’Inghilterra settentrionale.

Anche se il governo israeliano non ha confermato né smentito la notizia, la questione è grave al punto che la fiducia fra i due storici alleati, USA e Israele, è stata ulteriormente danneggiata e a questo punto c’è anche da chiedersi se nel tempo che è rimasto al suo secondo mandato Obama riuscirà a distruggerla completamente.

Non possiamo poi dimenticare che i rapporti diplomatici fra Gerusalemme e Londra, da tempo estremamente freddi, si sono ora improvvisamente innervositi che uno strappo diplomatico non è da escludere a priori.

Tutto questo fornisce anche una spiegazione sul perché di certe scelte israeliane e di come notizie che dovevano rimanere ‘TOP SECRET’ siano state invece divulgate da diversi dipartimenti del governo statunitense a distanza di poche ore se non di pochi minuti dai fatti.

Capire cosa stia accadendo in queste ore e cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi è oggettivamente difficile, ma ora che la ‘bolla’ è scoppiata sullo scenario può capitare tutto e le opzioni sono tutte valide.

A complicare ulteriormente il lavoro di giornalista c’è anche l’evidenza che le fonti migliori, quelle che generalmente sanno ciò che accade, e anche quello che sta per accadere, su quest’argomento sono decisamente abbottonate.

Tutto ciò ha solo una possibile spiegazione: il governo israeliano ha esplicitamente chiesto ai funzionari e ai militari di non parlare con la stampa nonostante la censura abbia tolto il veto sulle notizie, il che da la misura di quanto il tutto sia grande e anche delle conseguenze che ne potrebbero derivare.

Rompendo l’anima a morte a uno dei miei migliori amici, uno di quelli sempre ben informati, sono riuscito solo a carpire una profonda indignazione da parte dei militari per la palese violazione di accordi, di leggi non scritte, che regolano i rapporti fra forze armate impegnate a combattere contro lo stesso obbiettivo, cioè il terrorismo regionale e internazionale.

Chiaramente si tratta anche di un risentimento che scaturisce dallo scoprire ancora una volta di essere soli ad affrontare le emergenze e di non potersi più fidare di nessuno, con un fronte interno alla coalizione occidentale che se proprio non è da combattere è comunque da tenere in condizione di non nuocere.

Soltanto il tempo potrà dirci quali saranno le conseguenze sullo scacchiere mediorientale, ma questo nuovo tassello riesce forse a chiarire una parte del puzzle creatosi da circa otto anni a questa parte.

Io credo che per comprendere gli eventi, a fondo e in tempo reale, sia necessario tenere presente il passato recente e per questo mi permetto di ricordare alcune vicende e come le stesse siano poi venuti alla luce.

Secondo alcune fonti giornalistiche, Gerusalemme non ha mai confermato, nel 2007 gli aerei israeliani bombardarono un rettore nucleare che la Siria, con l’ausilio nord coreano, stava costruendo a 300 chilometri da Damasco.

Questa notizia, che avrebbe potuto destabilizzare il fragile cessate il fuoco fra Siria e Israele, fu fatta trapelare da fonti anonime del Pentagono solo dopo la salita alla Casa Bianca dell’attuale presidente, questa prima rivelazione è stata secondo me il momento ‘ALFA’, il punto di inizio di escalation che non si è più fermata.

Ma se quella prima volta riguardava un’operazione portata a termine durante la presidenza Bush, e due anni prima che l’attuale presidente venisse eletto, dal 2008 in poi quasi ogni azione delle forze armate israeliane in Libano, Siria, su Gaza o in qualsiasi altro posto del mondo, venivano sistematicamente rivelate alla stampa internazionale da qualche dipartimento USA.

Gli USA rivelavano, Israele non commentava senza confermare né smentire e intanto il medioriente cambiava faccia e, a detta di tutti, andava di male in peggio.

Dando comunque per scontato che la IAF (Israel Air Force), aeronautica militare israeliana, possiede tecnologia di avanguardia, non stiamo parlando della forza aerea di un paese del terzo mondo, non può non essersi accorta che qualcuno aveva gli occhi nelle cabine di pilotaggio dei suoi aerei, perché avrebbe continuato a farsi spiare? A questa domanda non c’è una vera risposta ma solo una girandola di ipotesi che anche se possono essere verosimili non è detto che non siano totalmente sbagliate o contengano solo una piccola parte di verità.

Forse a Israele faceva comodo che inglesi e statunitensi vedessero con i loro occhi e di prima mano quello che accadeva in Iran nelle zone dove sono posizionate le centrali nucleari? Considerando che le informative che i servizi segreti israeliani passavano a quelli occidentali da tempo non sono più presi con la giusta considerazione non è illogico pensare che si volesse far pervenire agli alleati notizie senza eventuali filtri intermedi.

Questa soluzione poteva essere importante soprattutto nel periodo caldo delle trattative sul nucleare iraniano, ma se così sono andate le cose, e visto come poi il mondo intero si è messo in fila per firmare accordi e contratti, la scelta non si è rivelata delle più azzeccate.

Quando Israele e Stati Uniti erano in trattativa per installare sul territorio israeliano delle basi radar gestite sia da militari israeliani che americani diversi ufficiali dello Stato Maggiore di Tel Aviv espressero parere contrario proprio perché da quelle basi gli americani avrebbero sì potuto avvistare e poi intercettare eventuali missili balistici lanciati contro lo Stato Ebraico, ma dalle stesse postazioni avrebbero anche avuto anche la possibilità di vedere ogni cosa che volava sullo spazio aereo israeliano.

Alla luce di quello che è accaduto e sta lentamente venendo alla luce in queste ore avevano sicuramente ragione.

Ma il particolare più importante da considerare è se e quanto questo scandalo influirà sulla collaborazione dello scudo antimissile nella zona mediorientale, al punto in cui siamo arrivati il rischio che vadano all’aria anni di lavoro in ambito di sicurezza è davvero reale

Michael Sfaradi, Tel Aviv