Woman shopping in supermarket, pushing trolley in aisle

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Ticinolive non prende posizione sul testo, che si riferisce a uno dei temi in votazione il 28 febbraio.

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La responsabile del dipartimento risorse umane e membro di direzione della cooperativa Migros Ticino contesta che l’introduzione della nuova legge sugli orari di apertura dei negozi abbia come conseguenza che i salariati siano chiamati a lavorare fino a cinquanta ore settimanali. A sua giustificazione afferma che l’azienda ha sottoscritto un contratto collettivo che limita la settimana lavorativa a 41 ore e che l’aumento di ore di apertura dei negozi porterebbe ad una maggiore offerta di posti di lavoro, nel caso di Migros Ticino circa 80 unità.

La signora sa bene, invece, che nelle piccole filiali del gigante arancione (tanto per capirci quelle con una M sola) il CCL diventa spesso un optional poiché volentieri si arriva fino a 49 ore. Cosa poi controlli la controparte firmataria del CCL (sindacati? commissioni del personale? quali?) è francamente un mistero.

Sull’auspicato aumento dei posti di lavoro è facile prevedere ciò che la realtà dice già adesso: assunzione di personale a tempo parziale, pendolari insubrici, stagisti e/o studenti in cerca di lavori part-time. Quanto scritto, ovviamente, “interessa” anche gli altri grandi distributori.

Quindi prima di mettere SÌ o NO sul quesito in votazione, rifletteteci!

Carlo Curti, Lugano