Celio xyNelle risposte del Consiglio di Stato ad atti parlamentari (specie alle interrogazioni) è invalsa da qualche anno l’abitudine di indicare il tempo occorso per allestire la risposta; usanza che perdura nonostante ripetute richieste dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio a mettervi fine.

Con la presente chiediamo pertanto:

1. perché l’Esecutivo attribuisce tanta importanza a detta indicazione?

2. la stessa è da intendere come invito ai deputati a “non disturbare il manovratore” con domande che al governo stesso, o all’amministrazione, appaiono magari inopportune?

3. Come si giustifica questo atteggiamento, larvatamente polemico, nei confronti del Parlamento?

4. essendo prassi abituale che il Governo consideri le domande o le proposte dei deputati come ingiustificate, è da presumere che il tempo effettivamente impiegato per rispondervi sia piuttosto modesto. Come mai, allora, le cifre indicano sempre parecchie ore? Qual è l’efficacia lavorativa dei redattori delle risposte?

Franco Celio
Cedraschi, Crugnola, Galusero, Käppeli, Quadranti