billion_dollars_cash_1L’ONU si è prefissa 17 traguardi concernenti la riduzione o almeno il contenimento del mutamento climatico e il nostro CF sembra deciso a dar seguito a queste indicazioni che, sostenibili dal punto di vista teorico, risultano essere più che altro una lista di pii desideri quando si passa all’attuazione concreta. L’uscita sicuramente prematura, per non dire avventata, dal nucleare, voluta dalle 4 Signore (Doris Leuthard come capofila, Simonetta Sommaruga, Micheline Calmy-Rey e la Giuda in gonnella) e quasi imposta ai 3 colleghi come un colpo di stato, è stata parzialmente corretta dal Parlamento e tutto fa pensare che se ne discuterà ancora, perché dal punto di vista economico la messa in atto di quelle misure risulterebbe, piaccia o no ai verdi e ai gestori delle aziende che vivono di energia alternativa, disastrosa.

soldatiDue mesi fa il Regionale ha presentato dei pannelli solari innovativi, sviluppati dalla nostra SUPSI. Innovativi per qualità intrinseche ma anche perché utilizzabili come coperture di tetti e facciate con effetto isolante. Pannelli, per farla breve e senza entrare in dettagli che non sono di mia competenza, che permettono da una parte di produrre energia elettrica e dall’altra di risparmiarne. Un solo difetto, ammesso dal professore che presentava questa meraviglia della tecnologia ticinese con una significativa smorfia: un costo altissimo di produzione e quindi di vendita, tale da escludere ogni possibilità di commercializzazione. Già il solo fatto di continuarne lo sviluppo comporta l’obbligo di sostanziose sovvenzioni statali con il rischio di non arrivare al traguardo prefisso, quello di una ragionevole immissione nel mercato.

La tanto vantata “Agenda 2030” fortissimamente voluta dalla Signora Leuthard, circondata (o circuita?) da tutto uno stuolo di imprenditori, agenzie, conferenze, unioni e burocrati che sopravvivono agiatamente grazie all’eolico e al solare da una parte e al riscaldamento climatico dall’altra, si sostiene solo a suon di sovvenzioni economicamente insensate. In nazioni meglio governate sono intanto in corso di costruzione le centrali di quarta generazione e la ricerca nucleare svizzera a livello di politecnici è oramai ridotta al lumicino, sempre a rischio di spegnitura.

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Che gli USA siano in procinto di riesumare la guerra fredda con la Russia, guerra che si sperava definitivamente consegnata alla storia, mi sembra evidente. Per il momento l’accento viene posto sui pericolosi attriti tra Russia e Turchia (importante membro a pieno titolo della Nato), ma la guerra civile in corso in Ucraina, le manovre e installazioni della stessa Nato nei paesi baltici, in Polonia e negli stati europei dell’Est e le sanzioni contro la Russia, unilateralmente imposte dagli USA all’Europa, sono fatti troppo significativi per lasciare dubbi. Il solo sentir parlare di possibile ricorso alle bombe atomiche, che abbiamo sentito evocare da una parte e dall’altra (per non dire della Corea del Nord, che però non si sa mai se prenderla sul serio o no), fa rabbrividire.

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Un po’ di aritmetica l’abbiamo imparata tutti. Sappiamo così che un biglietto da mille vale come 10 biglietti da cento e che con un milione di franchi possiamo comperare solo una bella casa e non due. Ma già al miliardo cominciano le difficoltà a rappresentarci cosa significa realmente questa cifra. Teorici mille milioni? Allora mille belle case? Ma concretamente, se ho in tasca o in casa 1 miliardo in biglietti da mille, cosa ho? Se per delirio d’ipotesi qualcuno mi lasciasse cadere sulla testa un milione di franchi sotto forma di 10 mazzette di 100 biglietti da mille, cosa accadrebbe? Semplice, mi chinerei a raccoglierle ringraziando l’anonimo benefattore. E se qualcuno sulla testa mi lasciasse cadere addirittura un miliardo di franchi sotto forma di mazzette di ugual consistenza? Semplice, morirei schiacciato o soffocato, perché un miliardo di franchi in biglietti da mille fanno 1,4 metri cubi o 11 quintali e mezzo.

Per il trasposto del debito sovrano degli USA, di oltre 17’000 miliardi di dollari, cambiato in biglietti da mille franchi, occorrerebbe un treno merci di 340 vagoni stipati fino al tetto di biglietti da 100 dolari. La moneta virtuale non ha peso e viaggia da sola, ecco perché i banchieri centrali, detti anche bankster, stanno già pensando di eliminare i pagamenti in contanti: per risparmiare, ai poveri contribuenti americani, la spesa per un treno merci così lungo. Draghi per il momento vuole eliminare solo i biglietti da 500 euro. Se i debiti degli stati europei venissero rimborsati tutti assieme in monete da 1 euro deposte in Lapponia il Polo Nord si sposterebbe all’Equatore, la terra verrebbe catapultata fuori dalla sua orbita attorno al sole e forse anche dalla galassia di cui è parte integrante.

Fine di una modesta lezione di arida aritmetica, arricchita di considerazioni che con l’aritmetica hanno ben poco a che fare.

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V.P. Haran (le mie ricerche su Internet, da dilettante di basso e tardo livello, non mi hanno permesso scoprire quali siano i nomi che stanno sotto le due misteriose iniziali) è stato ambasciatore dell’India a Damasco, dal 2009 al 2012. Ha concesso un’intervista nel suo paese, ripresa da “Zeit-Fragen” dello scorso 2 febbraio. Le informazioni che se ne ricavano collimano perfettamente con opinioni che vado pubblicando da quando è scoppiata la crisi siriana, nel marzo 2011, opinioni dapprima basate solo su logiche deduzioni (la stolida propaganda USA per essere creduta presuppone una giusta dose di dabbenaggine), poi su informazioni trapelanti qua e là. Ma un paio di considerazioni-informazioni dell’ambasciatore le voglio riprendere.

1. La ribellione in Siria fu fomentata dagli USA tramite al-Nusra, ramificazione di al-Kaida, da quest’ultima organizzazione terroristica e dagli Stati del Golfo, con i sauditi in prima linea, che mal sopportavano e sopportano che un alawita (di appartenenza sciita) governi un popolo di prevalenza sunnita).

2. Bashar al Assad era ed è sostenuto da una stragrande maggioranza del suo popolo. Logico, mi sembra, altrimenti sarebbe finito da un pezzo.

3. Le proteste iniziali a Homs, Hama e Latakia sono state in realtà opera di poche decine di persone.

L’ambasciatore assicura che presenti erano molto più giornalisti che rivoltosi. Una strana, ma non sorprendente analogia con quel che è successo a Zurigo nel caso della Fifa: i giornalisti già presenti sul posto parecchie ore prima dell’intervento della procura. Accade, quando sotto c’è lo zampino dei cow-boys.

Gianfranco Soldati