Dopo l’uccisione della deputata Jo Cox, astro nascente del partito laburista britannico, avvenuta giovedì scorso, la campagna politica in vista del referendum “Brexit” è stata sospesa da entrambe le fazioni; tuttavia, la votazione sul tema in Gran Bretagna è ancora regolarmente prevista per il 23 giugno prossimo.
Mentre i più recenti sondaggi, risalenti a qualche giorno prima del tragico evento mostrano i sostenitori dell’uscita dall’UE in lieve vantaggio rispetto ai fautori della posizione opposta, non è tuttavia chiaro se questo fatto di sangue avrà un impatto sull’esito del voto e se si, in che misura.
Secondo i media britannici, infatti, benché la notizia abbia avuto senza dubbio un forte impatto emotivo immediato, manca ancora una settimana al referendum ed è dunque possibile che la campagna portata avanti dai fautori delle due posizioni (“leave EU”, vale a dire l’uscita dall’Unione Europea e “remain”, a favore del mantenimento della situazione attuale) riacquisti vigore.
Secondo Alan Ruskin, co-direttore della divisione ricerca sui tassi di cambio a livello mondiale di Deutsche Bank, esiste la possibilità che la morte di Cox influenzi l’esito del voto nella direzione di rimanere all’interno dell’UE. L’evento ha infatti accresciuto la percezione di insicurezza dei votanti, che potrebbero dunque preferire che il proprio paese faccia parte di un “blocco” unitario, all’interno del quale vigono regole di sicurezza comuni o quasi e le forze di polizia collaborano in maniera sempre più efficace.
Fariborz Moshirian, direttore dell’istituto di Finanza Globale presso l’Università del Nuovo Galles del Sud, spiega infatti che l’aggressione a Cox, che si era impegnata nella campagna pro-UE, cambierà l’atteggiamento psicologico nei confronti del quesito referendario, e potrebbe favorire il “remain”.
D’altro canto, secondo l’analista economico Rajiv Biswas, è plausibile che chi vota continui a basarsi sulle possibili implicazioni di lungo periodo dell’appartenenza o meno all’Unione, piuttosto che sulla reazione emozionale dettata dal momento.
Attualmente i mercati finanziari sembrano credere in una maggiore probabilità che la Gran Bretagna rimanga nell’UE. Il valore della sterlina è infatti aumentato rispetto al dollaro USA venerdì scorso. Secondo Ruskin, questo maggior valore della sterlina si spiega appunto come una maggior probabilità percepita dagli investitori che il tanto temuto evento “Brexit” alla fine non si verificherà.