Vi diranno che il terrorismo si combatte con la cultura. E quando proverete timidamente a ribattere che non è con un libro che si debella l’ideologia insita nei terroristi, secondo la quale il nemico debba essere sterminato, loro, i paladini della cultura e del politicamente corretto, del paceebenefratelli, vi diranno che siete disinculturati. Vi accuseranno di non voler essere superiori all’ideologia dei terroristi stessi e magari accuseranno voi stessi di terrorismo. Mediatico, s’intende. Così ragionano gli amorevoli filantropi che tanto tendono a contestualizzare, sfiorando rasenti il tentativo di giustificarlo, il terrorismo.
E allora parliamo di libri. Uno ne prenderemo in mano noi, condividendolo con i nostri detrattori, l’altro lo regaleremo, metaforicamente, s’intende, alle povere vittime di un disagio sociale di cui è colpevole l’Occidente, alias i terroristi.
Noi, assieme coi contestualizzatori del terrorismo, prendiamo in mano le vite Parallele di Plutarco, in particolare il passo Vita di Crasso, 33.
I terroristi prenderanno in mano le Baccanti di Euripide.
Noi leggeremo dunque come la spedizione in Medio Oriente del triumviro Crasso si rivelò un disastro, terminando con battaglia di Carre 20mila morti romani e 10mila prigionieri.
(Tralasciamo il fatto che i nostri detrattori potrebbero contestualizzare la spedizione romana assimilandola al colonialismo occidentale del XX secolo, potremmo sempre ribattere che i Parti erano da sempre stati la spina nel fianco dell’Impero romano)
Leggeremo poi come il generale Crasso, fatto prigioniero dal re Orode, subì il supplizio dell’oro fuso versatogli in bocca. Poi fu decapitato. Quella sera, al banchetto dei vincitori Parti, fu chiamato l’attore Giasone di Tralles, perché recitasse la parte di Agave delle Baccanti di Euripide. Nella tragedia, la regina Agave, in preda alla follia religiosa, fa infatti scempio – non riconoscendolo – del corpo del figlio Penteo e danza, recandone la testa in mano. Giasone fece lo stesso con la testa di Crasso, tra le ovazioni e il clamore generale degli stanti, in preda all’ebbrezza di una vittoria non solo effettiva, ma anche sociale e culturale. Il Medio Oriente aveva soggiogato-con la decapitazione- la superbia dell’aureo Occidente.
Scene vibranti di una troppo vivida attualità. Basti pensare ai militari e diplomatici uccisi dagli estremisti islamici. Dalla decapitazione del giornalista James Foley, la cui esecuzione inaugurò la lunga scia di sangue versata dall’Isis, cui seguirono, solo per citarne alcune, le esecuzioni dei due ostaggi giapponesi, dei ventuno egiziani copti sulle spiagge libiche, del pilota giordano bruciato vivo in una gabbia rovente; ma anche al militare decapitato a Londra due anni fa. Teste tagliate, per recidere, simbolicamente e moralmente, la testa dell’Occidente. Anzi, la civiltà.
Nel frattempo del nostro virtuale discorso, i terroristi avranno letto l’Agave di Euripide. Mentre i nostri filantropici detrattori sosteranno che essi, i terroristi, sapranno contestualizzarlo, le pagine col testo a fronte in greco si saranno già macchiate del sangue di qualche prigioniero. Poiché la tristemente cruda verità è che non si può parlare di cultura, con chi interpreta gli scritti alla lettera.
Allora i dolcemente assonnati filantropi, si appelleranno al dialogo, alla diplomazia. Proprio quando avremo appena letto, sempre in Plutarco, che Crasso fu tratto in inganno proprio dai diplomatici dei Parti, i quali, presentandosi al generale romano orribilmente mutilati di orecchie, naso e labbra, sostennero di volersi vendicare di Orode e convinsero i romani a seguirli per una via dispersa tra le sabbie del deserto, trascinandoli in una trappola senza via d’uscita. In breve quelle sabbie s’irrorarono del sangue dei romani.
Insomma, se i detrattori pensano che inserire la cultura e la diplomazia nel terrorismo sia il migliore dei modi, prima studino. Poi ragionino. Historia magistra vitae.
Vi diranno che il terrorismo si combatte con la cultura. E quando proverete timidamente a ribattere che non è con un libro che si debella l’ideologia insita nei terroristi, secondo la quale il nemico debba essere sterminato, loro, i paladini della cultura e del politicamente corretto, del paceebenefratelli, vi diranno che siete disinculturati. Vi accuseranno di non voler essere superiori all’ideologia dei terroristi stessi e magari accuseranno voi stessi di terrorismo. Mediatico, s’intende. Così ragionano gli amorevoli filantropi che tanto tendono a contestualizzare, sfiorando rasenti il tentativo di giustificarlo, il terrorismo.
E allora parliamo di libri. Uno ne prenderemo in mano noi, condividendolo con i nostri detrattori, l’altro lo regaleremo, metaforicamente, s’intende, alle povere vittime di un disagio sociale di cui è colpevole l’Occidente, alias i terroristi.
Noi, assieme coi contestualizzatori del terrorismo, prendiamo in mano le Vite Parallele di Plutarco, in particolare il passo della Vita di Crasso, 33.
I terroristi prenderanno in mano le Baccanti di Euripide.
Noi leggeremo dunque come la spedizione in Medio Oriente del triumviro Crasso si rivelò un disastro, terminando con battaglia di Carre 20mila morti romani e 10mila prigionieri.
(Tralasciamo il fatto che i nostri detrattori potrebbero contestualizzare la spedizione romana assimilandola al colonialismo occidentale del XX secolo, potremmo sempre ribattere che i Parti erano da sempre stati la spina nel fianco dell’Impero romano)
Leggeremo poi come il generale Crasso, fatto prigioniero dal re Orode, subì il supplizio dell’oro fuso versatogli in bocca. Poi fu decapitato. Quella sera, al banchetto dei vincitori Parti, fu chiamato l’attore Giasone di Tralles, perché recitasse la parte di Agave delle Baccanti di Euripide. Nella tragedia, la regina Agave, in preda alla follia religiosa, fa infatti scempio – non riconoscendolo – del corpo del figlio Penteo e danza, recandone la testa in mano. Giasone fece lo stesso con la testa di Crasso, tra le ovazioni e il clamore generale degli stanti, in preda all’ebbrezza di una vittoria non solo effettiva, ma anche sociale e culturale. Il Medio Oriente aveva soggiogato-con la decapitazione- la superbia dell’aureo Occidente.
Scene vibranti di una troppo vivida attualità. Basti pensare ai militari e diplomatici uccisi dagli estremisti islamici. Dalla decapitazione del giornalista James Foley, la cui esecuzione inaugurò la lunga scia di sangue versata dall’Isis, cui seguirono, solo per citarne alcune, le esecuzioni dei due ostaggi giapponesi, dei ventuno egiziani copti sulle spiagge libiche, del pilota giordano bruciato vivo in una gabbia rovente; ma anche al militare decapitato a Londra due anni fa.
Teste tagliate, per recidere, simbolicamente e moralmente, la testa dell’Occidente. Anzi, la civiltà.
Nel frattempo del nostro virtuale discorso, i terroristi avranno letto l’Agave di Euripide. Mentre i nostri filantropici detrattori sosteranno che essi, i terroristi, sapranno contestualizzarlo, le pagine col testo a fronte in greco si saranno già macchiate del sangue di qualche prigioniero. Poiché la tristemente cruda verità è che non si può parlare di cultura, con chi interpreta gli scritti alla lettera.
Allora i dolcemente assonnati filantropi, si appelleranno al dialogo, alla diplomazia. Proprio quando avremo appena letto, sempre in Plutarco, che Crasso fu tratto in inganno proprio dai diplomatici dei Parti, i quali, presentandosi al generale romano orribilmente mutilati di orecchie, naso e labbra, sostennero di volersi vendicare di Orode e convinsero i romani a seguirli per una via dispersa tra le sabbie del deserto, trascinandoli in una trappola senza via d’uscita. In breve quelle sabbie s’irrorarono del sangue dei romani.
Insomma, se i detrattori pensano che inserire la cultura e la diplomazia nel terrorismo sia il migliore dei modi, prima studino. Poi ragionino. Historia magistra vitae.