Papa Ratzinger si racconta in un libro-intervista che il Corriere della Sera vende assieme al suo quotidiano.
Le anticipazioni di alcune pagine (ammesse dalla casa editrice) bastano a rendere l’intensità dello scritto inedito del Papa emerito. Un testo in cui il Pontefice, ancora tanto amato da quella parte del popolo che ha ammirato il suo silenzioso ed austero riserbo, la sua figura emblema di cultura e di costanza, la sua aurea di forza e saggezza.

<<Ho scritto io il testo della rinuncia. L’ho scritto in latino, perché una cosa così importante si scrive in latino. Il latino, una lingua che conosco così bene da poter scrivere in modo decoroso. In italiano avrei rischiato di commettere qualche errore.>> Il successore di Pietro che abdicò dal trono petrino, sarà ricordato dunque anche per l’aver eccelso nella lingua dei Cesari.

<< Non ero deluso, nemmeno vessato. Grazie a Dio ero nello stato d’animo per passare il testimone con tranquilla serenità.>>  Il Papa Emerito rinnega le voci circa l’altrui pressione che l’avrebbe indotto ad abdicare.

<<Non mi aspettavo Bergoglio. Non sapevo nemmeno che fosse tra la rosa dei candidati. Lui avrebbe voluto telefonarmi, prima di uscire sulla Loggia, ma non mi ha trovato, poiché ero davanti al televisore ad aspettare la nomina. All’inizio ero insicuro, ma quando ho visto il modo in cui si rapportava a Dio  e agli uomini ho pregato, ero felice.>> Due pontefici dal temperamento molto diverso, eppure in sintonia.

<< Non ho mai preso decisioni risolutive. Questo, credo, sia un mio punto debole.>> afferma con coraggio il Papa, ribadendo la propria ferrea costanza nell’affrontare i pericoli all’interno e al di fuori della Chiesa. Costanza che non gli si può certo negare, anzi gli si dovrebbe, con gratitudine, riconoscere.

Infine, senza veli, svela il rapportarsi del proprio animo all’Ultimo Mistero, quello insondabile della morte <<Bisogna prepararsi alla morte. Non nel senso di compiere certi atti, ma di vivere preparandosi a superare l’ultimo esame di fronte a Dio. Ad abbandonare questo mondo e trovarsi davanti a Lui e ai santi, agli amici e ai nemici. A, diciamo, accettare la finitezza di questa vita e mettersi in cammino per giungere al cospetto di Dio. Cerco di farlo pensando sempre che la fine si avvicina. Cercando di prepararmi a quel momento e soprattutto tenendolo sempre presente. L’importante non è immaginarselo, ma vivere nella consapevolezza che tutta la vita tende a questo incontro>>.