La giustizia svizzera permette a UBS di partecipare ai procedimenti di assistenza amministrativa con Parigi.

Ci si ricorda, a inizio luglio, della reazione del Ceo di UBS, Sergio Ermotti, contro un Consiglio federale giudicato troppo di “centro sinistra” perchè consentiva con troppa facilità la consegna al governo francese di decine di migliaia di nomi dei clienti francesi della banca.

Mercoledì, il Tribunale amministrativo federale è andato parzialmente incontro a UBS, autorizzando la banca a “partecipare alle procedure amministrative in corso, depositate dalle autorità francesi.” In chiaro, UBS ha il permesso di fare opposizione.

“E’ una buona notizia, soprattutto che UBS avrà in questo modo la capacità di bloccare la procedura per tutti i suoi clienti coinvolti, che abbiano o meno fatto loro stesso ricorso – ha commentato Philippe Kenel, avvocato associato presso Python.

Lo scorso maggio, le autorità fiscali francesi avevano chiesto al Consiglio federale di dare i nomi di 45’000 detentori francesi di conti aperti tra il 2006 e il 2008 presso UBS, per un valore complessivo di circa 11 miliardi di franchi svizzeri. Il fisco francese aveva avuto notizia dell’esistenza di questi conti dalla polizia tedesca.

In realtà, il ricorso che viene concesso a UBS non potrà annullare il procedimento, ma solo ritardarlo, sino alla decisione del Consiglio federale.
Come ricorda Thierry Boitelle, fiscalista presso Bonnard Lawson, la più alta istanza del paese ha convalidato, lo scorso mese, una richiesta di informazioni “raggruppate” proveniente dai Paesi Bassi. Questo fa pensare che il Consiglio federale finirà per consegnare a Parigi i nomi dei clienti di UBS. Nomi scomodi, dato che in Francia UBS è minacciata di andare a processo, a causa di “favoreggiamento all’evasione fiscale”.