A nostro avviso due sono le obiezioni sostanziali che si possono muovere a Marioli. 1) Il dialetto era la lingua di un mondo antico e contadino che, in larga parte, non esiste più; 2) Il dialetto “superstite” assume, quasi sempre, una forma banalizzata e inautentica. Molte parole “genuine” sono scomparse, per lasciare il campo a semplici deformazioni di termini dell’italiano.
Ma ora ascoltiamo Marioli.
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Nel mese di ottobre abbiamo inoltrato una mozione al Municipio di Lugano intitolata: “Dialetto: dalle parole ai fatti” con la quale il sottoscritto quale primo firmatario, e altri 6 colleghi confirmatari, chiedono l’introduzione di corsi facoltativi alle scuole elementari cittadine.
Su questa iniziativa se ne sono sentite di tutti i colori, ordunque mi sembra doveroso chiarire quali sono le motivazioni che ci hanno spinto a lanciare questa proposta. La nostra preoccupazione principale è che la crisi del dialetto ticinese e il suo proseguimento per il futuro è a tutti gli effetti un dato di fatto; in particolare tra le nuove generazioni è sempre meno parlato.
Non siamo gli unici a pensarlo, difatti diversi movimenti popolari stanno lottando affinché il dialetto venga rivalorizzato, pensiamo ad esempio la petizione per far rientrare nei palinsesti della RSI le commedie dialettali. Inoltre vogliamo anche finalmente superare i luoghi comuni che tendono a ritenere il dialetto l’espressione di una volgarità popolare, pensiero totalmente deleterio che ha compromesso negli anni sessanta e settanta, nella credenza che non fosse un linguaggio “chic”, la divulgazione di questa forma espressiva.
Bisogna evitare una emarginazione e per fare questo è necessario instaurare buoni rapporti con tutte le componenti locali del nostro Cantone e della nostra Città: dall’ambiente bancario all’ambiente contadino, dai giovani ai “noss vècc”.
Molti politici si fanno spesso fautori delle difese delle culture e dello scambio culturale, spesso però il dialetto non viene considerato. Questa mozione vuol proprio dare una prima risposta in questo senso e lanciare il discorso sui banchi del parlamento cittadino. In senso pratico noi vogliamo favorire principalmente la conversazione in dialetto, in modo tale che i giovani comincino perlomeno passivamente a comprenderlo, prendendo come riferimento il dialetto locale di quartiere. La grande Lugano è molto vasta e tutti ben sanno che il dialetto della Valcolla non è identico, ad esempio, a quello di Pazzallo. Questi ad ogni modo sono i classici “problemi grassi”, sollevati principalmente da coloro che vogliono affondare a priori la nostra proposta concreta.
I maligni potrebbero obbiettare che ciò causerebbe un aumento dei costi della scuola. Questa iniziativa non vuole assolutamente gravare sui conti cittadini già in difficoltà. Come? Semplice, offrendo corsi dopo scuola gestiti unicamente da volontari. Noi firmatari siamo a disposizione e credo che non siamo gli unici ad avere a cuore le nostre tradizioni. Invito coloro che ritengono che il dialetto non sia una lingua, di chiedere un parere agli Svizzero Tedeschi sul loro amato Schwiizerdütsch… la risposta di sicuro non sarà sulla vostra lunghezza d’onda. Tanto dovevo!
Nicholas Marioli
Primo firmatario mozione “Dialetto: dalle parole ai fatti”
Consigliere comunale di Lugano per la Lega dei Ticinesi