editoriale di Opinione Liberale

Ogni genitore si preoccupa per i propri figli della loro educazione e della loro istruzione e sempre più crescono i timori che la scuola attuale non offra il meglio nella qualità e nell’apprendimento. Timori giustificati in una società che evolve e che richiede continui aggiornamenti anche nei programmi scolastici per permettere ai docenti di trasmettere ai propri alunni conoscenza, rispetto, educazione e sapere. Il documento PLR, che sarà inviato entro la fine di marzo al DECS, così come richiesto in questa seconda consultazione dal ministro Bertoli, evidenzia bene i principali aspetti di criticità del progetto «La scuola che verrà». Martedi, nel corso del comitato cantonale, è stato convalidato il proficuo lavoro svolto da un gruppo di esperti del mondo scolastico, accettando all’unanimità e dopo interessante e approfondita discussione, il documento elaborato, a conclusione di un iter all’interno del partito che ha portato lo stesso ad essere sottoposto all’Ufficio presidenziale, alla direttiva e infine al comitato cantonale. L’analisi svolta ha permesso di correggere e mettere a fuoco le oggettive difficoltà di attuazione di un progetto molto ideologico e poco concreto. Non bisogna dimenticare che la scuola dell’obbligo, offerta oggi ai nostri ragazzi, ha bisogno sì di essere migliorata ma non di essere stravolta o rivoluzionata e ce lo ricorda anche la valutazione PISA. Le vere domande che noi tutti dobbiamo porci sono: Quali sono gli aspetti positivi e negativi dell’attuale organizzazione scolastica? Per elaborare il documento sono stati consultati, già dall’inizio, i docenti e i genitori? Quali sono i correttivi indispensabili per favorire appieno il vero miglioramento? Ebbene il PLR è partito proprio da questi interrogativi per rispondere criticamente al progetto che propone interventi di difficile attuazione anche nell’ambito logistico prefigurando grossi investimenti (l’attuale edilizia scolastica non consente di organizzare quanto previsto se non costruendo nuove aule e spazi didattici a carico del Cantone e dei Comuni) e nell’ambito della gestione corrente (diversi docenti in più). L’analisi portata avanti dal PLR nel testo dipartimentale si basa sugli indirizzi del programma di legislatura 2015/2019 e sottolinea come il progetto «La scuola che verrà» sia poco scientifico, veicoli una concezione della scuola poco realistica, tenda a deregolamentare abolendo le licenze di scuola elementare (SE) e media (SM), deleghi ai docenti compiti maggiori e responsabilità eccessive, non semplifichi gli orari settimanali ipotizzando diversi attori nell’insegnamento che rischiano di creare confusione e dispersività nei previsti laboratori, negli atelier, nelle 30 giornate progetto, nei famosi corsi a blocchi eccetera, non affronti la differenza sostanziale tra i primi due anni di SM e gli ultimi due (ciclo di osservazione e di orientamento) tenendo ben presente le differenti sensibilità e specificità di ogni singolo allievo. Il PLR chiede quindi al DECS di valutare attentamente le osservazioni emerse durante la consultazione, di rinunciare ad introdurre modelli teorici che hanno come conseguenza l’abbassamento del livello di formazione dei nostri giovani, di mettere a fuoco, in modo scientifico, i nodi dell’attuale sistema scolastico prima di intraprendere qualsiasi sperimentazione ed infine che tenga conto della volontà politica dell’autorità costituita (Gran Consiglio) per quanto attiene gli aspetti istituzionali e di politica scolastica, e si concentri prevalentemente sull’attuazione del concordato HarmoS per le SI e le SE e sul miglioramento delle differenziazioni curricolari nel secondo biennio della SM, al fine di evitare scelte negative da parte degli allievi. «L’insegnamento scolastico non può ignorare i contenuti competitivi della società. Ad un certo punto del suo cammino la scuola dovrà decidere chi far proseguire su una strada e chi su un’altra, distinguendo fra allievi «bravi» (scolasticamente parlando) e allievi con attitudini e doti non meno importanti, non meno nobili, ma diverse, scolasticamente meno redditizie» (Giuseppe Buffi, «Scuola ticinese», 140, editoriale).

Maristella Polli, granconsigliera PLR