Ho letto pochi giorni or sono un “piedone” pubblicato dai fautori del NO. Secondo il piedone propugnerebbero il NO:
- il capo del DECS
- i direttori e gli esperti
- i collegi dei docenti
- il sindacato degli studenti
- … e chissà chi ancora
Potrò sbagliarmi ma questa immagine del “fortino assediato” dalle truppe degli attivisti del SÌ (cattivissimi e reazionari) rischia di nuocere agli avversari della Civica. “Solo noi sappiamo ciò che è bene! Voi dovete ascoltare la voce degli esperti!”, così essi si rivolgono al popolo.
Ma il popolo – che dà alla scuola i suoi figli e una montagna di denaro – vuole poter dire la sua e non ammutolisce di fronte a certi paludati “sapienti”.
La scuola infatti
- non è di Bertoli (per fortuna)
- non è di Binaghi (idem)
- non è del DECS
- non è degli insegnanti di storia
- non è del PS
- non è di un club di intellettuali petulanti e “onniscienti”
La scuola appartiene al popolo ticinese, che su di essa voterà e deciderà.
* * *
PIERO MARCHESI Sia il fronte dei promotori che dei contrari ritengono che l’educazione civica debba essere insegnata a scuola. Bene! Poi però, passando dalle parole ai fatti, i contrari al nuovo testo di legge mettono i bastoni nelle ruote a una proposta concreta e legittima. I detrattori della civica affermano che la materia già oggi è insegnata, ma in modo integrato con altre materie. Uno studio della Supsi effettuato nel 2010 dimostra chiaramente che l’insegnamento della materia è insoddisfacente e che la maggioranza degli allievi ignora i concetti fondamentali. Di fronte a questo disastroso risultato, qualsiasi persona di buon senso affermerebbe che è necessario cambiare ciò che non funziona. I contrari invece no, continuano ad sostenere che il sistema attuale è corretto anche se sono stati smentiti dai fatti. A questo punto il loro appoggio all’insegnamento della Civica appare pretestuoso e utile solo a convincere i più a non dare sostegno alla proposta in votazione. Almeno fino al giorno della votazione. Alcuni docenti hanno espresso la loro ferma contrarietà affermando che non è la politica, né tantomeno il popolo, a dover decidere cosa insegnare a scuola. Un’arroganza senza vergogna. Obiettano che la proposta in votazioneimporrebbe ai docenti un insegnamento nozionistico. Evidentemente come per molte altre materie il nozionismo è una componente fondamentale dell’apprendimento, ai docenti sarà comunque dato ampio spazio per altre forme d’insegnamento, quali dibattiti in classe sui vari temi politici, visita alle sedute dei Consigli comunali e del Parlamento cantonale, o altre situazioni che riterranno opportune. Certo, per fare questo ci vuole impegno e preparazione, l’impressione è che alcuni docenti non abbiano né uno né l’altro. Negli ultimi anni sono stato invitato in alcune scuole dell’obbligo a partecipare a lezioni di civica, dove grazie alla spontanea volontà di alcuni docenti, ho avuto la possibilità di dibattere e interagire con giovani motivati e preparati sui vari temi. Questa è la dimostrazione che si può insegnare la Civica in modo efficace e che in Ticino ci sono docenti capaci e intraprendenti che credono nella formazione e nella responsabilizzazione dei nostri giovani. L’impressione è che i docenti che sostengono l’oggetto in votazione siano in qualche modo reticenti nell’esprimere la loro opinione. Guarda caso, gli unici docenti favorevoli che si sono palesati, sono quelli che fanno parte del comitato promotore. Motivi oggettivi per non sostenere l’oggetto in votazione non ce ne sono, a meno di ritenere l’educazione civica una materia inutile. Il comitato cantonale del mio partito si è espresso all’unanimità a sostegno della proposta. Votiamo un convinto Si all’Educazione alla Civica, alla cittadinanza e alla democrazia!
Piero Marchesi, presidente dell’UDC Ticino