Sono ore di massima tensione quelle che precedono la storica votazione di Catalogna. Mentre Madrid sta cercando di bloccare con ogni mezzo quella che viene definita una votazione illegale, il presidente catalano Oriol Junqueras parla di “un attacco alla democrazia senza precedenti nell’Europa moderna”. Nelle scorse ore gli agenti della Guardia Civil sono entrati nel Centro delle Telecomunicazioni del governo catalano allo scopo di bloccare ogni attività mirata all’elaborazione dei dati sulla votazione ma si vocifera che la votazione si svolgerà lo stesso.
Ma i disordini in Spagna sono anche di carattere violento. Quattro persone sono infatti rimaste ferite dopo che un uomo ha sparato con una pistola ad aria compressa all’ingresso di una scuola dove era stato allestito un seggio, nella contea di Osona. Pur non essendosi trattato di un attacco grave e nessuno dei feriti ha avuto bisogno di cure mediche, la sparatoria è uno dei segnali della crescente tensione in Catalogna. Sono 1300 i seggi elettorali bloccati dalla polizia mentre 163 sono le scuole occupate dalla popolazione allo scopo di impedirne la chiusura da parte delle forze dell’ordine.
Il ministro degli Esteri Alfonso Dastis ha definito il referendum una beffa per la democrazia: “Quello che propongono non è democrazia, ma qualcosa travestito da democrazia ed è uno strumento di scelta dei dittatori, contrario agli ideali europei”. Identica la posizione del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani secondo il quale il referendum “va a violare il principio di unicità dello Stato”.
Nonostante questo, il portavoce del governo catalano Jordi Turull ha rassicurato: “Che tutti stiano tranquilli, domani si voterà”.