Sderot, Israele, 18/02/2018

Tutto è cominciato alle 16:00 di ieri 17 febbraio 2018, quando quattro militari israeliani, due soldati e un ufficiale della Brigata Golani che accompagnavano uno specialista del Genio Militare, si sono avvicinati alla barriera che divide il territorio israeliano dalla Striscia di Gaza per ispezionare un pacco sospetto coperto con una bandiera palestinese.
Si trattava di una trappola: l’ordigno, comandato a distanza, è esploso colpendo i quattro con il risultato che tre di loro sono rimasti feriti gravemente mentre il quarto in maniera più leggera.
Dopo aver ricevuto il primo soccorso i quattro feriti sono stati trasferiti in elicottero al Soroka Medical Center di Beer Sheva dove sono stati operati. Uno di loro ha perso un occhio e una mano e tutti i feriti sono ancora ricoverati in Terapia Intensiva.
E’ stato subito chiaro, non appena si è avuta la notizia, che la risposta sarebbe stata più dura del solito e per questo, insieme ad alcuni colleghi, mi sono avvicinato all’aerea per poter dare testimonianza diretta.
Camminando sull’autostrada 4, quella che collega Tel Aviv ad Ashdod e Asquelon, abbiamo superato almeno tre bisarche, pesanti e basse, che trasportavano carri MERKAVA IV, questi incontri ci hanno confermato che la situazione da calda stava diventando bollente.
Superato il bivio della strada 34, verso Sderot, e camminando velocemente lungo la strada che scorre parallela al confine ci siamo nuovamente ritrovati faccia a faccia con il volto della guerra, con in lontananza i lampi della battaglia, le luci dei bengala e con i rimbombi delle esplosioni che ci hanno riportato alla memoria i giorni dell’operazione ‘Margine Protettivo’.
Gruppi di militari in assetto di guerra, dalle mostrine abbiamo riconosciuto Golani, Ghivati, Paracadutisti e gli immancabili Poliziotti di Frontiera, che pattugliavano la strada e la linea di confine.
Nelle prime ore nessuno, neanche gli ufficiali, hanno voluto commentare quello che era accaduto e, meno che mai, quello che stava accadendo, solo a notte inoltrata abbiamo avuto dei particolari sull’attentato.
Durante le manifestazioni di protesta al confine di Gaza dei giorni scorsi, manifestazioni che si sono svolte proprio nel punto in cui c’è stata l’esplosione, i terroristi hanno approfittato della presenza di civili per piazzare la bomba lungo il confine. Poi, per attirare i soldati israeliani, l’hanno coperta con dei cartoni e una bandiera palestinese e, come ho già scritto, l’hanno fatta saltare all’arrivo della pattuglia.
Ora è chiaro che i tre soldati e l’ufficiale sono rimasti vittime di un attentato premeditato dove i terroristi, con la quasi certa complicità dei manifestanti, hanno piazzato l’esplosivo in attesa delle prede.
Qualcosa è cambiato nel panorama e, probabilmente, ai ‘pacifici’ manifestanti non verrà più permesso di avvicinarsi alla rete e le manifestazioni dovranno farle a distanza di sicurezza.

Le battaglie comunque non si combattono solo ai confini, ma anche dalle tribune delle conferenze internazionali, cosa che è successa oggi 18 febbraio 2018 durante la conferenza sulla sicurezza di Monaco.
Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, durante il suo discorso si è direttamente rivolto al ministro degli esteri iraniano tenendo in mano uno dei pezzi del drone che l’aeronautica israeliana ha abbattuto nei giorni scorsi e, con un tono di voce che non lasciava dubbio alcuno, ha tuonato:
“Signor Zarif, non dubito che negherà spudoratamente il coinvolgimento dell’Iran in Siria. L’Iran nega anche abbia commesso un attacco contro Israele la settimana scorsa inviando un drone che ha minacciato il nostro spazio aereo. Beh, questo è un rottame del drone iraniano, una parte di quello che è rimasto dopo che l’abbiamo abbattuto. L’ho portato affinché possiate vederlo. Signor Zarif, lo riconosce? Dovrebbe perché è suo. Può riprenderselo con un messaggio rivolto ai tiranni di Teheran: Non mettete alla prova Israele”.

Michael Sfaradi, Corrispondente da Gerusalemme