Seduta burrascosa (ma si poteva prevedere) ieri sera al Palacongressi per la sezione luganese del PLRT. Ha presieduto l’assemblea (in via eccezionale) Fulvio Pelli, grande notabile del partito.

La presidente della sezione, avvocata Giovanna Viscardi, granconsigliera e consigliera comunale, dopo aver pronunciato un duro e amaro discorso, ha annunciato le sue dimissioni e ha abbandonato l’aula, seguita dall’intero Ufficio presidenziale.

Era noto a tutti (i minimamente informati) che la presidenza Viscardi era contestata da una consistente fetta del partito, con alla testa il Vicesindaco Michele Bertini e la capogruppo Karin Valenzano Rossi.

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La nostra personale opinione è che la decisione (che pure ha degli aspetti traumatici) sia da valutare positivamente. Mancano due anni esatti a un appuntamento importante e difficile con le urne: le elezioni comunali 2020. L’obiettivo per il PLR è evidente: riconquistare la supremazia a Lugano, che andò persa nel 2013. C’è tempo per riorganizzarsi (ma lo si dovrà fare rapidissimamente).

Sulle ragioni e sui torti non diciamo una sola parola, altri la sanno più lunga di noi. Ma comprendiamo e condividiamo la preoccupazione di coloro che vedono approssimarsi la battaglia e ne misurano tutta l’asprezza. La Lega non è invincibile ma… …

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IL DISCORSO DI GIOVANNA (ripreso di LiberaTV)

“Pur di provocare una situazione di strappo sono stati usati metodi che il partito ha sempre riprovato se utilizzati da altre forze politiche. Mi si darà atto che l’atteggiamento di chi, forse per procurarsi una posizione di effimero vantaggio, ferisce la sfera personale del suo immaginato contendente, è in stridente contrasto con il contegno che si vorrebbe proprio di tutti i liberali radicali. Si tratta non solo di una caduta di stile, bensì di un crollo della tensione etica. Né può valere la scusante che nell’attuale temperie politica, ove i valori fondanti appaiono vieppiù lontani e sfumati, sia concesso ogni mezzo pur di raggiungere il fine propostosi. A prescindere da un giudizio di valore sul fine, il mezzo reca già in sé la sua condanna.

Vari sono stati i tentativi di riportare l’artificiosa contesa in un solco di seppure minima ragionevolezza. Il pregiudizio originario si è dimostrato insuperabile, come non superabile è stata la sicumera di chi accusa e nel contempo pretende di dare una sentenza definitiva. Affermare, in duetto stordente, che la “situazione è seria e chi ne ha la responsabilità politica se la assuma”, è, oltre che una malizia, l’inconcepibile sofisma di chi quella situazione ha artatamente creato Potrei, d’ora in poi, limitarmi a seguire il monito: “vedesi molte volte come l’umilità non solamente non giova ma nuoce, massimamente usandola con gli uomini insolenti, che o per invidia o per altra cagione hanno concetto odio teco” (“Ingannonsi molte volte gli uomini, credendo con la umilità vincere la superbia”). Ma la ragione mi induce a ritenere quantomeno problematica un’ulteriore convivenza, a ruoli immutati, con chi ha mostrato di non apprezzare il bene che può nascere da un civile confronto dialettico. Di qui la mia rinuncia alla carica di presidente.

L’amarezza non mi impedisce di rivolgere un sereno, caldo pensiero di gratitudine a coloro che sono stati insieme con me per quasi cinque anni, nella comune visione di un partito sempre più aperto, accogliente, prossimo al cittadino e alle sue legittime istanze, fautore del buon governo e di una società più giusta. Ci è stata di premio la leggera ripresa del partito nelle ultime elezioni cantonali e comunali; invertita la tendenza al declino, non ci sembrava un’illusione mirare a progressivi traguardi, favoriti dalla libertà e lealtà del discorso politico.”