Il controspionaggio statunitense avrebbe scoperto una sospetta spia russa che avrebbe lavorato indisturbata per anni all’ambasciata americana a Mosca. È questa la notizia emersa ieri sul giornale The Guardian.

La donna di nazionalità russa era stata assunta dall’US Secret Service e da quanto è emerso dalle indagini, aveva accesso alla rete intranet e alle email del Secret Service venendo così a contatto con dati estremamente sensibili come l’agenda degli eventi del presidente e del vice presidente. La prima volta che la sua attività ha destato sospetti è stato nel 2016, durante un controllo di routine condotto da due investigatori dell’Ufficio di sicurezza regionale degli USA (RSO). Ulteriori indagini avevano fatto luce su una serie di incontri non autorizzati che la donna avrebbe avuto con alcuni membri dell’FSB, i servizi segreti russi. Il The Guardian ha riferito che RSO aveva già dato l’allarme in gennaio dell’anno scorso ma la i Servizi segreti degli States avevano preferito non sollevare il polverone che avrebbe inasprito ancora di più i già tesi rapporti tra la Russia e gli Stati Uniti e non hanno dunque avviato un’indagine interna.

“Il Secret service ha cercato di nascondere la violazione licenziandola. Il danno era già stato fatto ma i vertici del servizio non hanno condotto alcuna indagine interna per fare una valutazione del danno e vedere se avesse reclutato altri dipendenti per ottenere più informazioni. Solo un’indagine intensa condotta da una fonte esterna può determinare il danno che ha causato” ha riferito una fonte a The Guardian.

La donna è stata effettivamente licenziata la scorsa estate. Pochi giorni dopo diversi funzionari diplomatici statunitensi erano stati espulsi su richiesta del Cremlino, dopo che Washington aveva annunciato l’inasprimento delle sanzioni contro la Federazione russa. Il licenziamento della presunta spia dunque passò praticamente inosservato.

The Guardian ha chiesto spiegazioni ai Servizi segreti che a quanto pare hanno cercato di sminuire l’importanza della vicenda. “Riconosciamo che tutto il personale locale che lavora per le nostre missioni, nel settore amministrativo e non solo, possa essere soggetto all’influenza dell’intelligence straniera.[…] Per questo, tutti i dipendenti locali sono gestiti in modo da assicurare che gli interessi del Secret service e del governo americano siano protetti in ogni momento”. Dalle dichiarazioni dei Servizi segreti infatti risulta che la donna non aveva accesso “ a informazioni altamente classificate”.