Il nonno a 90 anni si faceva ancora la barba con la lametta usa e getta a secco. Niente crema o sapone, solo una passatina sulle guance con le mani bagnate. La pelle deve reagire all’impatto del rasoio per restare bella tirata ed elastica, diceva, creme e lozioni sono soldi buttati, roba da fighetti, come quelli che si voltano dalla parte opposta quando l’ago sta per infilarsi nella vena durante i prelievi di sangue, fanno il bagno nel profumo per nascondere gli odori e vanno d’accordo con tutti per litigare con nessuno. Quaquaraquà, ripeteva; I più pericolosi perché quando meno te l’aspetti passano dalla parte di chi ritengono sia il più forte di turno. Annuivo per non incarognire il monologo che sapevo già dove sarebbe andato a parare. Invano. Al nonno piaceva partire da lontano, prenderla lunga , prima di scaricare l’ira del suo perenne antagonismo sulle vittime designate che, il più delle volte, coincidevano con chi lui definiva “signorini rossi”, nemici di classe allo stesso livello di quelli storici, i padroni. Se oggi contiamo meno di cinquant’anni fa è colpa loro, tuonava, hanno barattato i diritti conquistati, anche col sangue, con una poltroncina in parlamento e in qualche consiglio d’amministrazione di second’ordine. Veri e propri bastardi che bisognerebbe appendere ai lampioni delle strade, di notte, a luci spente perché non valgono neanche i wat consumati per l’illuminazione. Non guardarmi così, se lo dico ho i miei motivi. Quando mai ti ho parlato a vanvera, eh? Mai nonno, rispondevo, ma ora datti una calmata e fai attenzione a non tagliarti.

Va bene, va bene, beato te che hai una calma d’acciaio, nel Governo Operaio saresti un ottimo ministro degli esteri, anzi degli interni, macché, dell’economia, insomma andresti bene ovunque. Qui arrivò il taglio, subito sotto il mento, e la bestemmia, irripetibile, fantasiosa e vagamente divertente. Nonno, ma dove vai a prenderli gli aggettivi dei tuoi improperi ? Dalle lotte passate, figliolo, dalle sconfitte più brucianti, dai tradimenti inaspettati. Insomma da una vita buttata a fare il bastiancontrario, a cui toglierei pochi attimi e, se potessi, aggiungerei più determinazione.

Perché buttata, io sono qui perché prima ci sei stato tu, non credi che questa sia una cosa importante?

Sì, importante, certo, senza discussione, ma sufficiente per convincere le pecore a far diventare vegetariani i lupi? Ho il sospetto che il tempo a disposizione scarseggi.

Beh, intanto utilizzalo per tamponare il taglio con la matita emostatica.

Carlo Curti