Oltre 6 milioni di israeliani stanno esprimendo il loro voto per eleggere un presidente che avrà importanti implicazioni per l’eredità che lascia il primo ministro 69enne Netanyahu, per i palestinesi e per le relazioni future di Israele con il resto del mondo, soprattutto quello nel medio oriente.

Netanyahu, che ha segnato il 31 marzo scorso dieci anni ininterrotti come primo ministro israeliano, ha portato il paese più a destra con una linea sempre più dura nei territori palestinesi occupati, espandendo gli insediamenti in Cisgiordania che sono stati designati dalle Nazioni Unite come illegali secondo il diritto internazionale. Netanyahu si vanta di essere un leader in grado di mantenere Israele al sicuro grazie al supporto dell’amministrazione Trump.

Ma dopo mesi di vari scandali, Netanyahu è ora impantanato in tre distinti casi di corruzione che nega e dai quali dovrà difendersi e combattere. Un uomo che ultimamente in Israele è diventato una figura che ispira devozione e repulsione allo stesso momento. Molti potrebbero non accettarlo più e oggi affronta la sua sfida più dura, a caccia del suo quinto mandato, contro il suo principale concorrente, Benny Gantz, un ex generale capo dell’esercito che guida una coalizione di centrosinistra.

L’ultima campagna elettorale è stata una delle più sgradevoli e di basso profilo della storia israeliana, segnata non solo da molti scandali, ma da campagne apertamente anti-arabe, in un paese dove un quinto della popolazione è arabo.

L’anno scorso Israele ha approvato una legge che attribuisce agli ebrei il diritto unico all’autodeterminazione e secondo cui lo status di molti cittadini palestinesi che vivono in territorio israeliano è riconosciuto come quello di cittadini di seconda classe.

Il Likud, partito politico di Netanyahu, ha pubblicato un’intervista televisiva del suo avversario Gantz dimostrando come sia mentalmente instabile, mentre l’ex generale ha dipinto Netanyahu come un traditore corrotto che ha venduto il suo paese per denaro. “Il modo di parlare, l’atteggiamento, la campagna denigratoria tra rivali, non è stato molto piacevole da vedere”, ha detto Yossi Mekelberg, professore di relazioni internazionali presso la Regent’s University di Londra.

Il governo ha affermato che Gantz è il candidato preferito dall’Iran, chiamandolo uomo di sinistra non capace di mantenere la sicurezza nel paese, mentre i critici del primo ministro lo accusano di allearsi con i fascisti di estrema destra.

Ultimamente ha energizzato infatti la sua base ultranazionalista per incoraggiare a perseguire politiche di destra con l’obiettivo di annettere la Cisgiordania che ha circa 2.5 milioni di palestinesi che vivono sotto il dominio militare israeliano e che non possono votare. Fatto che ha scatenato dure condanne anche interne e che probabilmente rappresenta una debolezza della sua campagna elettorale in confronto ad una nuova e concreta strategia di cui Israele ha bisogno.

Benny Gantz sta cercando di sfruttare l’ansia di Netanyahu di sognare un unico stato con tutti gli insediamenti ebraici nella Cisgiordania. Una politica velenosa e divisiva, un sistema giudiziario malridotto, un leader focalizzato sulla propria sopravvivenza, dichiarando che “Netanyahu non è né il messia né una leggenda insostituibile”.

I sondaggi di opinione pubblicati pochi giorni fa, hanno mostrato risultati contrastanti. Il partito di Netanyahu era leggermente indietro rispetto al patito di Gantz, ma sembra avere una migliore possibilità di formare una coalizione con alleati che si contendono i seggi con elettori di estrema destra e religiosi. “Israele è lo stato nazione del popolo ebraico, e solo esso”, ha scritto in un messaggio Netanyahu.

I militari hanno chiuso tutti gli incroci con la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. I seggi si chiuderanno alle 22 ora locale, dopodiché la Knesset, il comitato legislativo unicamerale, formerà un nuovo governo di coalizione. Forse facendo bene i conti con una calcolatrice.