il consigliere federale oggi a Melide, da poco sbarcato da un potente Super Puma

È giunta alla conclusione la vicenda del discusso sponsor del padiglione svizzero all’Esposizione universale 2020 di Dubai. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) guidato dal consigliere federale Ignazio Cassis ha deciso di porre fine al partenariato col gigante del tabacco Philip Morris “per evitare che venisse pregiudicato l’obiettivo principale della presenza svizzera a Dubai, ovvero trasmettere un’immagine positiva del nostro Paese”. Lo ha riferito in una nota il DFAE.

Dal canto suo il maggior produttore di tabacco al mondo ha espresso il proprio dispiacere in un comunicato, puntando il dito contro coloro che gli mettono i “bastoni tra le ruote” impedendo così ai fumatori di considerare alternative meno nocive della classica sigaretta. Il nuovissimo prodotto di Philip Morris infatti è la sigaretta elettronica IQOS che scalda il tabacco invece di bruciarlo e per questo dovrebbe essere meno pericolosa per la salute.

Ignazio Cassis era finito nell’occhio del ciclone dopo che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) aveva fatto notare che una collaborazione con un’azienda che promuove uno stile di vita non salutare era inammissibile. Le perplessità dell’OMS sono state ascoltate ed assecondate. “A metà giugno è venuto a conoscenza (Ignazio Cassis, ndr) del fatto che si stava vagliando l’opportunità di concludere un partenariato con Philip Morris International; al riguardo ha espresso perplessità poiché, in qualità di medico, accorda una grande importanza alla prevenzione delle conseguenze nocive del consumo di tabacco. Per questo motivo si è riservato la possibilità di decidere in merito dopo aver preso atto dell’eventuale risultato della fase esplorativa” si legge nel comunicato.

Complessivamente il padiglione svizzero richiede un finanziamento di 15 milioni di franchi e la metà di questa cifra deve provenire dai privati. Philip Morris aveva messo a disposizione della Confederazione 1.8 milioni di franchi che ora dovranno essere cercarti altrove. Il polverone mediatico ha sollevato qualche dubbio su questo tipo di sistema, tanto che Cassis ha incaricato Presenza Svizzera di riconsiderare l’attuale politica e chiedersi a quanto dovrebbe ammontare in futuro il contributo dei privati nonché controllare i criteri in base ai quali si stringono i partenariati di sponsorizzazione.