di Vittorio Volpi
Adesso che la situazione epidemia sembra essere vinta nella regione dello Hubei (60 milioni di abitanti) con epicentro Wuhan (11 milioni di cittadini ) ci sono evidenze che la macchina della propaganda del PCC (partito comunista cinese) abbia ricominciato a mettersi in movimento. La cautela sul leader Xi Jinping un mese fa è ora diventata lode. Ecco ora le considerazioni di Eric Li “ha capacità dello stato e la cultura collettiva, uniche del sistema cinese, avrebbero portato a combattere la crisi con successo”.
Gli darebbe credito Alexandar Vucic, premier serbo, che loda Xi ed i fratelli cinesi che inviano materiale sanitario, rispetto ad una UE indifferente.
Non le manda a dire un rispettato intellettuale, Gideon Rachman, rispondendo a tono : “stiamo attenti alla gigantesca propaganda con cui la Cina sta trasformando il disastro del Coronavirus in uno spot planetario a favore della “efficienza delle dittature”.Se la tendenza prenderà piede gli effetti geopolitici del virus rischiano di essere più duraturi e letali di quelli clinici.
Prescindendo dall’importantissimo dibattito, bisogna dire che le evidenze empiriche delle analisi sul virus di alcuni paesi asiatici dimostrano che non bisogna essere “stato-partito” e sistema autoritario per vincere le epidemie.
Sul perché invece alcuni paesi dell’Asia estremo orientale abbiano contrastato il virus meglio che in Europa, il dibattito interessa moltissimo noi occidentali e per questo vale la pena di osservare la loro performance ben riassunta in uno studio dal titolo “Containing Coronavirus: lessons from Asia” (contenere il Coronavirus : lezioni dall’Asia) scritto a due mani da Katherin Hille (da Taipei) e Edward White (da Seoul).
Risulta subito evidente che la miglior performance siaquella di Taiwan, 23 milioni di abitanti con un milione di taiwanesi che vivono in Cina con 2,6 milioni di visitatori dalla Repubblica Popolare, solo 108 infettati e un solo deceduto.
Come mai? Innanzitutto viene la preparazione. Da notare che si tratta di una popolazione 3 volte di quella Svizzera.
Il capo della sanità, imparata la lezione dalla Sars che fece 73 morti nel 2003, ha organizzato il paese per future epidemie al fine di evitare pesanti sofferenze. Ad esempio aveva creato uno stock di 40 milioni di maschere protettive, ventilatori e medicinali necessari.
Poi, a fine dicembre, ripeto dicembre, aveva dato il via agli screening di passeggeri provenienti da Wuhan ed in seguito il 26 gennaio il blocco all’ingresso dei cinesi continentali.A seguire altri rimedi conseguenti (124 trattande);
per esempio per tutti i casi di influenze o polmoniti (3 volte la media mondiale) ed indagini immediate con sanzioni ai trasgressori.
Veniamo quindi a Singaporecon 5,8 milioni di abitanti, infezione per 350 persone, zero decessi nonostante i forti contatti cinesi e la grande presenza straniera.
Ovviamente politica severa, cioè del bastone e carota. Tipico da sempre a Singapore. Ben preparati all’evento, forte disciplina, sia per gli screening che per la quarantena. Aiuti alla popolazione, ad esempio ai lavoratori indipendenti, 73 dollari al giorno per l’astensione al lavoro.
Altro successo quello di Hong Kong, ora provincia cinese. 208 casi e 4 deceduti con una popolazione simile alla Svizzera.
Ben preparata dopo la Sars, molta popolazione cinese, al contrario di quanto è successo nello scorso Maggio (rivolte e violenze) molta disciplina.
Lasciando perdere il Giappone che sta facendo bene, veniamo poi alla Coreacon i suoi 51 milioni di abitanti.
Un liscio del Premier Moon all’inizio, ma poi pronto recupero. Se non fosse stato per il problema della setta religiosa che è responsabile del 64% dei contagiati, bisogna dire che hanno fatto un buon lavoro; sono quasi alla svolta.
Testano 15 mila persone al giorno ed hanno superato le 200 mila unità. È il paese che ha usato con successo la tecnologia. Ci sono 53 “drive in” (punti di controllo) per autisti. Li fermano, fanno il test dal naso e poi comunicano a breve il risultato. In questo modo non intasano gli ospedali, mantenendo il tasso di mortalità sotto l’1%.
È evidente che queste vivaci democrazie estremo orientali stanno facendo un lavoro molto positivo senza il bisogno di cambiare assetto politico.
Si conferma quindi che non è vera la assoluta efficienza della Cina per il suo socialismo alla cinese; le democrazie parlamentari possono funzionare benissimo se mettono le persone giuste al posto giusto.
Osservando non possiamo dirlo di questa UE veramente fuori fuoco e mediocre.
Ciò che fa la differenza in Estremo Oriente è indubbiamente il diverso modello di pensiero di questi popoli, ovvero il modello confuciano che postula “comunitarismo” e “ rispetto per l’ordine”, ha punti di vantaggio non da poco.
Chissà se dopo le sofferenze che stiamo vivendo, riscopriremo anche da noi la solidarietà e vivere in comunità che ho visto e assaporato nella mia infanzia…