Riceviamo e pubblichiamo questa breve riflessione, che a nostro giudizio è molto interessante. Franco Celio, vent’anni di Gran Consiglio, vera roccia del PLR, considerato (almeno ai tempi) come appartenente all’ala “radicale”, si lascia cogliere dal dubbio sulla “libera circolazione” ed esprime un’opinione che non sembra in linea con l’ortodossia del partito.

Un’ortodossia pervicace e inflessibile che (giudizio nostro, Celio non c’entra) ha causato grave danno al PLR.

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La vicenda “coronavirus” comporta almeno un insegnamento valido per tutti. E cioè che dipendere troppo dagli altri (vicini o lontani che siano) non è buona cosa. Ma quali effetti avrà questo insegnamento sul voto sull’iniziativa popolare contro la libera circolazione? Ammesso e non concesso che, prima o poi, alla votazione si giunga (e che l’annullamento di quella prevista per il 17 maggio non venga, con qualche pretesto, considerato definitivo…).

Il Consiglio federale e le varie lobby mondialiste che aborrono l’iniziativa sperano evidentemente che, passata la crisi, tutto torni come prima, per poter tornare indisturbati a magnificare le frontiere apertissime e a sentenziare che, malgrado tutto, esse sono un’ottima soluzione di tutti i problemi: il meglio del meglio, insomma. In tal caso, è probabile che il no si imponga facilmente.

Se viceversa i sostenitori della proposta, riusciranno a mantener vivo il ricordo della crisi, delle mancate misure che hanno determinato l’arrivo e la diffusione del virus, e dei gravi inconvenienti cui esso ha dato luogo, potrebbe perfino inaspettatamente succedere che essi riescano a vincere e a tenere un premio che, fino a un mese fa, “era follia sperar”…

Franco Celio