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L’opinione per chi non conoscesse bene i giapponesi è che mancano di creatività e che sono dei gran copioni.  Infatti quando sono all’estero prendono note e  fotografano proprio tutto. Si tratta però di uno stereotipo fasullo perché in realtà si scopre che la loro creatività è molto particolare. Non copiano pedissequamente, bensì  adattano un’idea occidentale alla loro cultura ed innovano. La cultura dei bonsai li aiuta a miniaturizzare; il semiconduttore lo scoprono in un’altra parte del mondo, ma loro lo adottano, lo sviluppano, adattano al prodotto ed avanzano. Una cosa banale, per ricordarlo: anziché avere wc e bidet separati, li hanno combinati in uno. Non è geniale?

Anni fa ho avuto la fortuna, quando insegnavo economia e finanza all’Università Sophia di Tokyo (fondata dai gesuiti all’inizio del secolo scorso, ma con un’impronta laica) di conoscere un’antropologa geniale: Tsurumi Kazuko, professoressa appunto alla citata Università. Era una persona splendida, cultura occidentale di primo livello, vestiva sempre in kimono (elegantissima) ed era di una qualità eccezionale. Qualità talvolta particolare delle donne giapponesi nelle quali lei brillava: sobrietà, sorriso perpetuo sul viso, raffinatezza. Non si era mai sposata scegliendo di assistere il padre tutta la vita, uomo politico e filosofo. Aveva una sua teoria per le caratteristiche base dei giapponesi: armonia, compromesso, vivere in gruppo. Si basava sulla cultura del riso (monocultura) che ha bisogno dell’acqua e per aver vissuto insieme per migliaia di anni isolati dal resto del mondo.

Insieme alla Tsurumi partecipai ad un simposio a Firenze organizzato da quel genio di Fosco Maraini (grande yamatologo) dove il tema era “la creatività dei giapponesi”. Imparai, dalle sue analisi e scritti “Formes of creativity in japanese technology” che non era vero che i giapponesi mancassero di creatività, era solo di un tipo diverso. La Tsurumi la definitiva “fusionistica”, cioè che superava  il cartesiano “chiaro e distinto” e che combinata, “fondeva”  il pensiero giapponese con la logica occidentale. Enfatizzare il “simile” rispetto al “distinguere”. In sostanza un superamento della logica aristotelica del “tertium non datur”, usando una  “fuzzy logic” (non è o solo zero o solo uno, ma inclusiva di  tutto ciò che sta nel mezzo: da zero a uno).

Come diciamo spesso, mentre  per noi vale il principio di “essere e non essere”, per chi vive in Giappone invece può “essere e non essere” allo stesso tempo.

L’epigone del modello di creatività nipponico in questo momento è Yusaku Maezawa (42 anni), un giovane che si è fatto da solo vendendo prima dei CD da casa per poi fondare una società di vendite online “zozotown”. Il successo di vendite via internet è stato strepitoso, usando un concetto americano adattato alla sua cultura, all’etos nipponico. Alla fine ha ceduto la società a Yahoo diventando miliardario.

Secondo la rivista Forbes vale ora  2.9 miliardi di dollari. Non ha smesso di creare;  amando l’arte ha acquistato per 110 milioni di dollari  l’opera “untitled” di Jean Michel Basquiat e vuole creare un museo d’arte suo in Giappone.

Quello che però colpisce di più è che si è prenotato, a pagamento, un viaggio nello spazio. Un giro attorno alla luna nel 2023 con il “Big falcon rocket” (BFR), creazione di un altro grande cervello: Elon Musk, ideatore della casa automobilistica Tesla che lo ha reso supermiliardario. Elon Mask ha il controllo della “Space X” la società che manda le navicelle spaziali in giro per i cieli.

Un’altra genialità di Maezawa è che vuole rendere più utile la circumnavigazione di una settimana attorno alla luna. “In questa missione attorno alla luna voglio invitare 6-8 artisti del mondo a venire con me. Quando ritorneranno sulla terra creeranno perché il viaggio ispirerà i più sognatori”.

Ed ha aggiunto “pensate a Picasso se fosse andato sulla luna, o Andy Warhol o Michael Jackson oppure John Lennon…sono tutti artisti che adoro..”

Mazaewa in conclusione sembrerebbe incarnare tutti gli elementi insegnatici dalla antropologa Tsurumi. Quel quid di originalità giapponese che spesso, per noi, potrebbe essere confuso per follia.

Al contrario, è solo un modello di pensiero meno soggetto ai canoni restrittivi di Cartesio e Aristotele, anzi più vicino all’istinto libero che aiuta, alla giapponese, a creare.

Buon viaggio…

Vittorio Volpi