Una crepa sul parabrezza aveva fatto ipotizzare che Gioele fosse morto sbattendo la testa, ma il legale del marito della vittima e la di lei famiglia smentisce: la crepa era antecedente all’ultimo incidente che Viviana commise prima di morire

Caronia, il marito di Viviana Parisi e padre di Gioele, entrambi vittime dell’oscura e ancora non chiarita tragedia nel Messinese, esclude che la morte del piccolo sia avvenuta a causa dell’incidente automobilistico commesso dalla moglie, esclude anche l’ipotesi omicidio-suicidio.

il piccolo Gioele non sarebbe morto, come invece ipotizzato, battendo la testa sul parabrezza dell’auto guidata dalla madre. L’indizio era stato fatto trapelare da una crepa presente sul parabrezza. Daniele Mondello, però, ha smentito che la rottura del parabrezza dell’Opel Corsa che guidava Viviana sia avvenuta durante l’incidente; il parabrezza dell’auto di Viviana, ha fatto sapere, era già crepato nei giorni prima che ella compisse l’ultimo viaggio.

La famiglia aveva chiarito, e gli accertamenti hanno confermato, che il parabrezza aveva subito una lesione in un incidente precedente a quello che Viviana provocò poco prima di morire. Il legale del marito della deejay, Pietro Venuti, conferma la rottura antecedente all’incidente.

Intanto proseguono le indagini coordinate dal procuratore di Patti, Angelo Cavallo, ma senza nessun nuovo chiarimento: all’interno della vettura che Viviana guidava non sono state rinvenute alcune tracce di sangue.

Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa e sperato dai media, ad oggi non è ancora stato possibile fornire una motivazione plausibile per le cause della morte del piccolo Gioele.

Il Procuratore fa sapere che non esclude alcuna ipotesi, sottolineando come quella della morte del bambino sopravvenuta a causa dell’incidente, possa, tuttavia e nonostante tutto, essere ancora ritenuta plausibile.

Si continuano a cercare altri resti del corpicino, eventuali ulteriori tracce: si effettuano accertamenti tecnici in casolari, in abitazioni rurali, in allevamenti; sul luogo è presente anche la polizia scientifica, che procede alle indagini con il luminol, composto chimico che provoca una reazione in grado di individuare tracce ematiche e biologiche, per poi procedere all’identificazione degli animali presenti.

Il dramma di Caronia resta un mistero: in quegli ultimi, drammatici istanti del 3 agosto 2020, Viviana fece un sorpasso in galleria, causando un piccolo incidente con un furgone, guidato da due uomini. I conducenti del furgone parcheggiarono l’autovettura in galleria, Viviana, invece, attese di trovare la prima piazzola di sosta. Qui due fidanzati sostengono di averla vista, visibilmente allucinata, uscire dalla macchina ed inoltrarsi nelle campagne limitrofe all’autostrada di Caronia. Invano, i due fidanzati, le avrebbero chiesto se avesse bisogno di aiuto: la donna si sarebbe lanciata correndo tra le frasche. I due coniugi sostengono che la 43 enne avesse con sé il bambino Gioele di 4 anni; i due conducenti del furgone, invece, dicono di non averlo visto. Questi ultimi, raggiunsero in seguito l’Opel Corsa di Viviana, parcheggiata nella piazzola di sosta, trovandola vuota: all’interno c’erano 300 euro, la borsetta e le chiavi della macchina.

L’8 agosto Viviana fu ritrovata cadavere, in avanzato stato di decomposizione, ai piedi di un traliccio dell’alta tensione. L’autopsia, in seguito, confermò la spina dorsale spezzata, pertanto è quasi certo che la donna cadde giù dal traliccio, ma è ancora irrisolto se vi si fosse arrampicata per cercare Gioele o col proposito di lanciarvisi giù: il cadavere era privo delle scarpe (poste a poca distanza dal corpo) e di un calzino, poi ritrovato.

Otto giorni dopo, anche il corpo del bambino venne ritrovato: era a duecento metri dal luogo dove era stato rinvenuto il corpo di sua madre, e ormai irriconoscibile: c’era solo un femore e parte del busto. Poco distante venne trovata la testa, vennero anche rinvenute due scarpette blu, forse quelle nuove che Viviana aveva comprato per suo figlio, motivo apparentemente principale dell’inizio di tutto quel viaggio. Qui, però, la ricostruzione dei fatti si interrompe: di che cosa e come sono morti Viviana e suo figlio? Perché?

Viviana lavorava come dj nelle discoteche del Messinese, aveva una pagina facebook con quasi 15 mila followers, sulla quale pubblicava storie normali, come una qualunque giovane donna e madre di tutti i giorni. In alcuni video compare anche Gioele che gioca con alcuni dischi.

Daniele Mondello, suo marito, faceva anch’egli il dj e aveva una pagina facebook con oltre 100 mila like e la spunta blu delle pagine ufficiali. Gente normale, gente di successo, gente troppo normale, per la terribile tragedia accaduta possa avere una spiegazione.