L’uomo bianco è certamente al tramonto e (nel testo lo si dice) ha incominciato a odiare sé stesso. Liliane Tami intervista oggi un autore che può ben essere definito contro-corrente. 

L’offensiva mediatica mainstream è universale e di impressionante intensità. Per tentare di contrastarla occorre un certo coraggio, perché si viene facilmente demonizzati. Secondo noi è giusto concedere spazio a un pensiero non politicamente corretto, non gender, non LGBTQ, non BLM, … eccetera. La disparità di mezzi rimarrà comunque incolmabile. Quindi nessuno abbia paura!

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 Saggio: “Il tramonto del mondo bianco”

Riccardo Tennenini, nel mese di settembre 2020 ha dato alle stampe il saggio Il tramonto del mondo biancola società multiculturale, tra “grande sostituzione” e Black Lives Matter, pubblicato da Passaggio al bosco edizioni. Il suo messaggio è chiaro: dobbiamo evitare il tramonto dei bianchi. I nativi europei, che sono il 7% della popolazione umana, rischiano di estinguersi e sempre più spesso sono oggetto di odio-razziale da parte dei non-bianchi… e da loro stessi. Un censimento del 2011 ha rivelato che a Londra i bianchi erano già la minoranza: nel giro di 25 anni i bianchi saranno in minoranza in tutto il continente. È questo il futuro che vogliamo?

Il saggio di Tennenini, di lettura scorrevole e ben argomentato, è una critica feroce ai deleteri slogan globalisti: in modo molto tecnico dimostra come l’invecchiamento e il declino delle popolazioni bianche siano ormai un destino a cui difficilmente sfuggiremo. Ancor prima della perdita degli usi e dei costumi europei che, citando Umberto Galimberti, sono garanti della vita d’un popolo, a preoccupare Tennenini è soprattutto la scomparsa delle caratteristiche biologiche europee. I bianchi non hanno solo rinnegato i propri costumi, fagocitati dalle mode capitalistiche e internazionaliste, ma hanno anche preso in odio sé stessi: ammorbati dal cosiddetto “ White Guilt”, ossia il senso di colpa dell’essere bianchi, sembrano intenzionati ad estinguersi da soli. Il genocidio delle razze bianche europee (mediterranei, alpini, nordici, dinarici e baltici) sta venendo messo in atto proprio dai diretti interessati col grido “black lives matter”. Ne parliamo con l’autore.

Liliane Tami  Iniziamo subito a parlare di grande sostituzione: di cosa parla questo tuo ultimo saggio?

Riccardo Tennenini  Il mio ultimo libro, pubblicato da Passaggio al Bosco Edizioni nel settembre 2020, affronta il delicato tema della persecuzione dei bianchi in Europa, Stati Uniti, Sudafrica, Rhodesia (oggi Zimbabwe) e Santo Domingo (oggi Haiti). Tutto si svolge all’interno di società multietnica, modello preferito dai terzomondisti. Dimostrando quali limiti insiti vi siano in essa. Il sogno della “open Society” teorizzata da Karl Popper e messo il pratica dal filantropo George Soros e i suoi lacchè sparsi in giro per il mondo viene infranto dalla cronaca quotidiana: sempre più spesso, infatti, assistiamo a scene di violenza fisica, verbale e psicologica da parte di “non-bianchi” verso i nativi europei. Mossi da ingenui sentimenti di tolleranza ed inclusione che sfociano molto spesso in una vera e propria “sindrome di Stoccolma”, un vero etno-masochismo suicida per seguire la causa dell’anti-razzismo, giungendo però ad annullarci e gettando le basi per il tramonto della nostra civiltà. L’inginocchiamento di massa avvenuto per la morte di George Floyd, degenerato poi in proteste violente contro i bianchi americani, non è che l’ennesimo esempio di come il mondo di noi bianchi, tra declino demografico e continui attacchi da tutte le parti dato che questo discorso non riguarda solo Usa e Europa ma tutte le nazioni fondate da europei, stia venendo pian piano spazzato via dalla globalizzazione.

Facci un esempio di razzismo anti-bianco…

La criminalizzazione dei bianchi fatta passare come “discriminazione positiva” dall’establishment e dai mass media, potrebbe esserene un esempi, oppure l’immagine sterotipata promulgata nei film e serie tv come ad esempio quelle di Netflix dove i bianchi sono quasi sempre i cattivi e con condotte immorali, il revisionismo della storia europea\occidentale in versione africana o il sempre maggior numero delle cosiddette no-goes-areas, ossia interi quartieri dominati da stranieri che non consentono l’accesso ai bianchi nativi. Ad esempio le banlieu francesi ma si può dire lo stesso di molte zone della Svezia e dell’Inghilterra ormai hanno pochissimi abitanti autoctoni e man mano che gli allogeni aumentano si assiste ad una diffusione del odio anti-bianco. Questo inquietante fenomeno è riscontrabile in diverse nazioni europee.

Chi sono i boeri, vittime di persecuzioni razziali perché bianchi ?

Il razzismo contro i Boeri (bianchi discendenti da vecchie colonie contadine olandesi ), che vivono in Sud africa, è forse l’esempio odierno di questo razzismo anti-bianco sistematico e sostenuto dal governo. Tutto ciò è iniziato dopo la fine del apartheid e la presa al potere di Mandela. Dal 94’ in poi i Boeri Afrikaner si sono visti denigrati e discriminati perché bianchi sul posto di lavoro, nello sporti, nell’istruzione e a volte vengono brutalmente uccisi all’interno delle loro fattorie. Questo fenomeno è diventato tanto rilevante che gli Afrikaner gli hanno dato il nome di Plaasmorde. I mass media sud africani però tacciono queste notizie terribili per evitare di fare cadere il mito della “raimbow nation” di Mandela, mentre altri movimenti marxisti di estrema sinistra dicono che se lo meritano per apartheid e andrebbero cacciati con le buone o con le cattive dal primo all’ultimo espropriando le loro terre senza nessun compenso. Mentre nostri politici europei sembrano parlare a difesa di tutti i disperati della terra: siriani, yemeniti, palestinesi, birmani, africani etc tranne dei boeri. Per loro non mostrano nessun tipo di solidarietà anzi molti di loro arrivano addirittura a fare del negazionismo dicendo che è un “complotto”, non esiste nessuna persecuzione dei biachi in Sud africa ed è tutta una fake news creata dall’estrema destra.

Chi è René Krüger e perché le ha dedicato un capitolo?

René Krüger è una ragazza Afrikaner, con il quale ho avuto il grande piacere di parlare. Ci ho parlato via email, confermandomi ciò che io ho riposto nel mio libro. Inoltre promuove su Internet la lingua, la culture e i valori propriamente afrikaner. Essendo lei testimone degli scontri anti-bianchi che ci sono nella sua terra ho voluto inserire alla fine del libro un suo messaggio tradotto dall’inglese all’italiano rivolto a tutti gli europei riguardo la situazione in Sud Africa per denunciare tutte le ingiustizie di cui sono vittime i boeri.

Chi sono i colpevoli degli scontri razziali in Europa?

Sia chi arriva che chi li ha fatti arrivare. Questo perché da un lato abbiamo una transumanza umana migratoria incontrollata verso le Europa che per diversi fattori (etnici,culturali, storici e religiosi) non si integrano neanche una volta ottenuto la cittadinanza ma, covano inconsciamente un odio atavico verso la popolazione che li ospita, sempre più di frequentemente sfociano in atti di violenza, terrorismo e aggessioni sessuali e penso che i fatti recenti della Francia siano l’esempio più eclatante. Dall’altra i governi europei non volendo accettare il totale fallimento su tutta la linea del loro progetto di melting-pot globale mettono la testa sotto la sabbia portandolo avanti ugualmente malgrado tutti gli errori e danni commessi, la società multirazziale come unica realtà sociale possibile al tempo della globalizzazione.

I bianchi devono sentirsi in colpa perché hanno schiavizzato, in passato, i neri…

Questo genere di pensiero rientra nella categoria del “White Guilt”, una sorta di peccato originale di biblica memoria ossia il fatto che un bianco debba sentirsi responsabile e colpevole per via di cose fatte dalle generazioni precedenti. Ma è sbagliato: nessuno dice che la Cina deve diventare multirazziale per aver invaso il Tibet e che i cinesi si devono vergognare per ciò che è stato fatto da Mao; stesso discorso per la Turchia e l’impero ottomano, oppure i mongoli per Genghis Khan e il suo impero. Tutti i popoli della terra che piaccia oppure quando si sono trovati in posizioni di potere si sono macchiati di colonialismo, guerre e massacri di innocenti. Quindi incolpare solo ed unicamente i bianchi per tutti i mali della terra mette ulteriorimente in evidenza quanto dietro l’odio anti-bianco ci sia una vera propria ideologia promulgata, diffusa e tollerata proprio dagli stessi che fanno le campagne contro l’odio e il razzismo.

Ci spieghi un po’ il suo percorso da scrittore: quali altri libri ha pubblicato, tra saggi e romanzi?

Ho pubblicato diversi libri, spaziando dal saggio sino al romanzo. La prima trilogia è stata pubblicata dall’edizione Ritter (Pan è morto, Europa Nostra e Oltre il capitalismo) in cui affronto tematiche che spaziano dalla secolarizzazione dell’Occidente, ad un futuro distopico e fantapolitico per finire con la teorizzazione di eco-clan ecologisti in opposizione alla società industriale. L’anno scorso pubblicai Schiavi digitali in cui criticavo heideggerianamente quella che io definisco civilizzazione digitale, che de facto sta portando la gente la genta a disumanizzarsi attaccandosi di più all’immagine che vede sui social piuttosto che alla persona reale. Successivamente ho pubblicato il secondo romanzo che è a tratti anche autobiografico, si intitola Il dilemma del porcospino. Infine quest’anno l’ultimo saggio il tramonto del mondo bianco.

Di cosa parla “ Il dilemma del porcospino?”

Questo romanzo è nato dal un interpretazione che un giovane Schopenhauer dava dei rapporti tra le persone. Secondo lui infatti noi non riusciamo mai a trovare un nostro equilibrio in una relazione e questo ci porta a soffrire. Soffriamo a stare da soli, ma ancora di più in compagnia. Questo perché a detta sua uno dei due finirà prima o poi per ferire l’altro che, non accettando i suoi difetti lo porterà a lasciaro e allontanarsi da lui. E questo in ogni relazione. Da questo presuppoti si basa il romanzo parlando di un ragazzo che cerca l’amore platonico…ma ogni volta che crede di averlo trovato viene abbandonato e deluso. E malgrado prendendo coscienza del “dilemma del porcospino” il protagonista continua a cadere negli stessi errori precedenti come in un eterno ritorno di nietzchiana memoria.

L’amore! Che tematica difficile… cosa ne pensa dell’amore al giorno d’oggi?

Sicuramente per l’idea di amore platonico non è un periodo felice: qualsiasi forma di romanticismo e ogni coinvolgimento empatico\sentimentale in una relazione è stato annientata dalla “rivoluzione sessuale perenne”. Ne nel mio saggio intitolato “schiavi digitali” parlo di come sempre più persone preferiscano il “sesso virtuale” o rapporti occasionali di una notte utilizzando i social e le app di incontro piuttosto che conoscere una persona, imparare ad amarla, sposarla e farci sesso in funzione procreativa verso nuove responsabilità famigliari. Viviamo in una società ipersessualizzata e ego-individualista dove sempre escludono a priori anche solo all’idea di conoscere una persona ma, o la evitano oppre oltre il sesso non si va mai oltre. Esiste solo la dimensione del “Io” mai del “noi”. Potremo dire che oggi tutti vogliono godere illimitatamente senza avere nessuna responsabilità verso qualcun’altro. Ormai tutte le parafilie e disforie di genere sono state sdoganate e chi osa criticarle viene condannato sempre più duramente dalla nuvoa inquisizione arcobaleno. Siamo in un’epoca in cui trionfa i godimenti fine a se stesso, sopratutto l’autoerotismo proprio come durante la Repubblica di Weimar. Lì tutto era concesso, e Berlino era diventata la capitale del sesso e del degrado. Prostituzione, bondage, sadomasochismo …da inizio 1900 si sono diffuse svariate dottrine sulle perversioni, a partire da Sigmund Freud, Magnus Hirschfeld, Wilheim Reich e molti altri che facendole passare per psicologiche e scientifiche le hanno rese “legittime”. Ad esempio se oggi sentiamo le neofemministe parlare di “lotta al patriacato”, contro la famiglia tradizionale, contro l’uomo bianco eterossuale, l’abolizione di ogni forma di autorità, contro la chiesa e il matrimonio sono le stesse cose che Reich ha pensato e detto per tutta la sua vita definendoli sessuo-repressivi. In un mondo ipersessualizzato fare dei figli è visto come una cosa retrograda e “fascista”. Adesso sto lavorando sul prossimo libro… che parlerà appunto della nostra società iper sessualizzata.

Lei è dotato di grande sensibilità filosofica e spirituale. Da quali dottrine spirituali si sente particolarmente chiamato?

Seguo da molti anni la corrente ortodossa tradizionale indiana dell’Advaita Vedānta fondata da Adi Shankaracharya in quanto metafisica pura di origine indoeuropea ancorm oggi seguita e praticata. Questa dottrina tra l’altro si intreccia perfettamente a certe scoperte della fisica quantistica e oggi sarebbe quanto meno indispensabile la sua Weltanschauung per avere un nuovo approccio alla realtà nella sua profondità.

Lei pratica il vegetarianesimo?

Sì, sono vegetariano dal solstizio di inverno del 2012. Nessuna data sarebbe stata più simbolica di quella per iniziare quel tipo di percorso che non è esclusivamente alimentare come credono i materialisti o peggio “new age” ma se preso seriamente e nella sua autenticità etico\morale come disse Tolstoj anch’egli vegetariano: il vegetarianesimo come primo passo per un’ascesa spirituale. La compassione e l’amore verso tutte le creature viventi. Mangiare per vivere, non vivere per mangiare.