È la prima missione spaziale con cui gli Stati Uniti vorrebbero rompere il monopolio russo.

E mentre la missione europea fallisce (il razzo Vega è finito fuori traiettoria) la partita è tutta Russia – America. Come ai vecchi tempi.

Quattro astronauti a bordo (tre americani Michael Hopkins, Victor Glover e Shannon Walker, e un giapponese, Soichi Noguchi), la SpaceX Dragon, missione targata completamente USA ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale Iss. Del suo equipaggio, Noguchi è il primo non americano a volare in orbita su un’astronave privata, mente Gover il primo americano dalla pelle scura soggiornare presso la ISS.

Con un attracco avvenuto intorno alle 5 (ora italiana), la navicella spaziale, chiamata “Resilience”, ha attraccato con la stazione spaziale a circa 260 miglia (400 chilometri) sopra lo Stato dell’Ohio, nel Midwest degli Stati Uniti.

Quando un astronauta attraversa per la prima volta i 100 chilometri della linea Karman che segna il confine ufficiale dello spazio, da tradizione, il comandante dà al pilota la la sua “spilla d’oro”: così ha fatto Il comandante della missione Hopkins col pilota Glover, primo astronauta nero a effettuare un soggiorno prolungato presso la ISS.

Già a bordo della stazione vi erano due russi e un americano, la comitiva di geni dello spazio resterà a bordo per sei mesi.

Lungo il percorso, un problema con il sistema di controllo della temperatura della cabina ha inizialmente allarmato, ma è stato risolto rapidamente.

SpaceX ha trasmesso immagini in diretta dall’interno della capsula nella quale gli astronauti erano, per la prima volta, al loro posto.

Il vicepresidente degli Stati Uniti, il trumpiano Mike Pence, ha assistito alla partenza, da lui definita “una nuova era dell’esplorazione umana dello spazio”.

Donald Trump ha salutato il lancio con l’esclamazione “grande!”, mentre il neoeletto Joe Biden, ha elogiato “lo sfruttare la nostra innovazione, l’ingegno e la determinazione”.

Una missione dimostrativa si era svolta con successo a maggio: due astronauti americani erano stati portati sulla Iss e poi riportati in sicurezza sulla Terra da SpaceX.

Ora, la capsula Dragon di SpaceX è ora il secondo mezzo in grado di raggiungere la Iss, dopo la tradizionale Soyuz russa, unica operativa ormai dal 2011, da quando gli americani, per necessità, avevano interrotto i voli con equipaggio. Quello a cui puntano gli USA, però, è evidente che sia lo strappare al monopolio russo la corsa allo spazio: fra un anno dovrebbe essere pronta anche la navetta USA della Boeing.

La stazione spaziale ISS

La Nasa spera, però, di continuare una cooperazione con la Russia, fornendo i cosmonauti in future missioni e lasciando che i suoi americani utilizzino regolarmente la Soyuz.

I legami tra Washington e Mosca tuttavia sembrano labili: dopo oltre 20 anni di cooperazione per la Iss, la Russia non parteciperà alla prossima mini-stazione ideata dalla Nasa attorno alla Luna, il Gateway.

Dmitri Rogozine, capo dell’agenzia spaziale russa Roskosmos, non aveva risparmiato ironie nei confronti degli Stati Uniti e Elon Musk il delegato di SpaceX, ha ora avuto l’occasione per dimostrare quanto nemmeno l’ironia possa smontare la corsa allo spazio del Paese a stelle e strisce.

Nella speranza, dunque, di una continua cooperazione tra l’imperatrice delle steppe e la nazione bianca rossa e blu, non c’è che da augurare a quest’ultima God bless America!