Thalay Sagar from Kedar valley. North face facing directly at the camera. NE ridge is the ridge on the left (not skyline) and West ridge forms the right skyline.

Un tratto di ghiacciaio himalayano sospeso si è staccato domenica mattina dal ghiacciaio principale a causa di una frana avvenuta sulla montagna Nanda Devi, nello Stato dell’Uttarakhand a nord del paese, innescando una massiccia inondazione che ha lasciato una scia di devastazione su larga scala.

Precipitando lungo una stretta vallata nel fiume Rishiganga, il ghiacciaio ha formato un lago che con la pressione esercitata dall’acqua accumulata, ha distrutto la diga idroelettrica Rishi Power. L’impatto ha catapultato una grande quantità di acqua alluvionale nel confluente fiume Dhauliganga formando, insieme a roccia e terra, un impetuoso torrente che ha danneggiato a valle nell’area di Tapovan un’altra diga. La forza dell’acqua gelida insieme ai detriti ha distrutto e spazzato via lungo il percorso ponti, strade e case, lasciando isolati 13 villaggi che ospitano circa 2’500 abitanti.

Il primo ministro dello Stato di Uttarakhand, Trivendra Singh Rawat, ha dichiarato in una conferenza stampa che “siamo testimoni di un terribile disastro” e che lo Stato si aspetta “una perdita significativa di vite umane e infrastrutture”. Il primo ministro indiano Narendra Modi, è in contatto con le autorità locali per monitorare costantemente il disastro.

Secondo le informazioni della polizia, circa 200 operai che stavano lavorando presso la diga idroelettrica di un importante progetto energetico di proprietà statale a Tapovan-Reni, sono scomparsi. I soccorritori sono all’opera nel fango pesante per cercare i dispersi. Centinaia di soldati dell’esercito indiano, con l’utilizzo di elicotteri e macchinari escavatori, sono stati inviati nella zona per aiutare i soccorsi.

12 operai sono stati salvati dopo otto ore di scavi: si trovavano in un piccolo tunnel sotto la diga di Tapovan-Vishnugad, intrappolati sotto i detriti. Altri 35 operai si trovano ancora all’interno di un altro tunnel alto 3 metri e lungo 2,4 km dove attualmente i soccorritori sono all’opera senza essere riusciti ad entrare in contatto con loro. 26, finora, i corpi senza vita recuperati, mentre oltre 170 persone risultano disperse. Gli avvisi urgenti di evacuazione emessi da parte delle autorità sono riusciti a mettere in salvo a valle molte persone che vivono lungo il fiume. 

Sul lato settentrionale della Nanda Devi, seconda montagna più alta dell’India con i suoi 7’816 metri s.l.m., si trova il ghiacciaio Uttari che sfocia nel ghiacciaio Uttari Rishi. A sud-ovest si trova il ghiacciaio Dakkhini Nanda Devi che sfocia nel ghiacciaio Dakkhini Rishi. Tutti questi enormi ghiacciai defluiscono a ovest nel fiume Rishiganga. Non c’è ancora una risposta definitiva del perché sia accaduto. L’attività sismica o un aumento della pressione dell’acqua possono causare la rottura dei ghiacciai, ma è il cambiamento climatico a preoccupare particolarmente gli scienziati. L’aumento della temperatura ha causato il distacco del ghiacciaio che ha rilasciato una quantità enorme di acqua. Uno studio recente ha rilevato che i ghiacciai himalayani si stanno sciogliendo due volte più velocemente rispetto al secolo scorso, perdendo mezzo metro di ghiaccio ogni anno.

Il disastro di domenica è per gli esperti un segno delle nostre priorità di sviluppo sbagliate e dimostra l’incapacità di sviluppare in modo sostenibile zone ecologicamente sensibili.

Nel 2019 un abitante di un villaggio della zona colpita, aveva presentato una petizione di interesse pubblico presso l’Alta Corte dell’Uttarakhand, denunciando il ricorso a pratiche non valide dal punto di vista ambientale con il progetto idroelettrico “Rishi Ganga Power”, mettendo in pericolo il fiume, la fauna della zona e i residenti. Ma il governo non ha mai risposto agli avvisi dell’Alta Corte.

La portata di quest’ultima tragedia è legata ai diversi progetti idroelettrici di varie dimensioni che si trovano a cavallo del fiume. Tutti progetti che hanno incontrato l’opposizione pubblica. Gli scienziati dello Snow and Avalanche Study Establishment (SASE) di Chandigarh sono giunti alla conclusione che gli inverni nell’Himalaya sono diventati più caldi e umidi negli ultimi 25 anni. E questi risultati indicano che la regione dell’India che per molti millenni è stata caratterizzata dal suo freddo estremo in inverno, ha iniziato a mostrare tendenze completamente opposte.