Nel primo pomeriggio di domenica, poco dopo le 13, sono stati trovati senza vita un uomo di 53 anni e una donna 44enne, lungo la strada sterrata della sponda del fiume Ticino che costeggia l’autostrada a Bellinzona all’altezza dell’ex birreria di Carasso. Una zona molto frequentata dai ciclisti e da chi vuole correre soprattutto in una giornata primaverile.  I due erano stati sposati in passato ed erano divorziati da un paio di anni.

A lanciare l’allarme è stata un’amica della donna deceduta che ha assistito al dramma mentre stava facendo jogging insieme a quest’ultima lungo la riva del fiume. Secondo la sua testimonianza e la ricostruzione dell’accaduto, l’uomo, dopo averla raggiunta in sella ad una bicicletta lungo la pista ciclabile, in pochissimi istanti ha tirato fuori una pistola sparando alla ex moglie mentre era in corsa colpendola due volte al petto vicino al cuore, poi si è ucciso puntando l’arma contro di sé. Sono morti sul posto quasi subito.

Secondo i primi accertamenti degli investigatori della Polizia Cantonale, intervenuti sul posto si è trattato di un omicidio-suicidio. Durante i rilievi della scientifica non sono emerse evidenze del coinvolgimento di altre persone.

Entrambi originari della Siria, erano stati naturalizzati vent’anni fa e risiedevano nella regione di Bellinzona. Lei era una estetista molto apprezzata che svolgeva la propria attività in uno studio a Sementina, lui era un autista di furgoni presso una ditta di trasporti. Dopo l’arrivo di due figli, una ragazza oggi 18enne e un ragazzo che deve compiere ancora 18 anni, è cominciata la crisi coniugale che si è conclusa con il divorzio.

Dopo la separazione, la coppia non aveva mai dato segnali che lasciassero prevedere un tale dramma. Ma l’uomo non considerava conclusa la loro storia, almeno per i suoi diversi tentativi attuati per cercare recentemente di tornare a vivere insieme alla ex moglie. Tentativi che sono stati sempre seguiti dal rifiuto della donna.

Tanti i messaggi di cordoglio sui social da parte di amici e colleghi di lavoro oltre che della comunità degli Aramei in Ticino.

Le operazioni sono ancora in corso e considerato la delicatezza del caso con le testimonianze che verranno raccolte ascoltando i figli e tutte le persone a loro vicine, la polizia non rilascerà ulteriori informazioni. Resta da chiarire l’origine della pistola. L’inchiesta è coordinata dal Procuratore pubblico Arturo Garzoni.