Nuovo tentativo di CPI all’orizzonte?

INTERPELLANZA

Il 24 settembre 2020, a sorpresa, il Gran Consiglio ha bocciato l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’operato e le eventuali responsabilità dei funzionari dirigenti coinvolti nell’inchiesta sugli abusi sessuali commessi da M.B., quando era funzionario del Dipartimento sanità e socialità.

Tale Commissione era stata richiesta da esponenti di quasi tutti i partiti, per verificare eventuali responsabilità̀ politiche e operative dell’allora Consiglio di Stato, dei funzionari dirigenti e dei servizi competenti, coinvolti a vario titolo nella gestione del settore della politica giovanile. Si volevano poter accertare azioni od omissioni non conformi alla legge, alla prassi o alle direttive interne; e, infine, si volevano valutare le misure adottate all’epoca e quelle eventualmente da adottare per evitare il ripetersi di casi simili. La maggioranza del Gran Consiglio ha purtroppo detto no. Le dure parole usate dal giudice Marco Villa, che aveva chiesto scusa alle vittime a nome dello Stato, non possono venir ignorate e non possono lasciare indifferenti. Bisogna far luce su quanto accaduto e questo soprattutto per evitare che ci possano essere altri casi simili e altre vittime in futuro.

In questi giorni – come riporta il Corriere del Ticino – si è inasprito in secondo grado il verdetto nei confronti dell’ex funzionario del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) che in primo grado era stato ritenuto colpevole di aver abusato di una giovane. La Corte di appello e di revisione penale (CARP) ha stabilito che il 61.enne «oltre a costringere la donna a un rapporto non completo, la stuprò». La fattispecie è dunque ben più grave così l’inasprimento consistente della pena.

Alla luce di quanto esposto, ecco le domande sottoposte al Governo:

1. Quando il Governo ha discusso della sospensione del funzionario M.B.? Quale è stata la decisione in merito?

2. Durante il periodo di sospensione il funzionario ha continuato a percepire lo stipendio? Durante il periodo di sospensione il funzionario ha continuato a maturare le prestazioni sociali?

3. Quando è stato discusso e deciso il licenziamento del funzionario da parte del Governo? Il licenziamento è stato immediato per causa grave o ordinario con periodo di disdetta?

4. Quando è stato notificato il licenziamento al funzionario medesimo e a partire da quando ha esplicato i suoi effetti?

5. Come mai il funzionario M.B. non è stato immediatamente licenziato, già all’apertura del procedimento, come peraltro avvenuto in tempi recenti con un docente di scuola media per fattispecie ben meno grave?

6. Il funzionario percepisce attualmente privilegi pensionistici? Se sì, in che misura?

7. Il funzionario avrebbe percepito la stessa rendita se fosse stato immediatamente licenziato all’aperura del procedimento anziché solo sospeso? In caso di risposta negativa, come la stessa sarebbe mutata?

8. Il tempo intercorso tra la decisione di licenziamento da parte del Governo e la notifica del licenziamento ha avuto influenza sulle prestazioni ora percepite dal funzionario?

9. Alla luce di quanto esposto dal Giudice di primo grado durante la lettura della sentenza, che evidenzia responsabilità in seno ai superiori del funzionario, è stata avviata un’inchiesta interna riguardo ai funzionari superiori?

10. In caso affermativo, qual è stato l’esito della stessa?

11. Alla luce della sentenza di secondo grado, che contempla una fattispecie ben più grave di quanto accaduto, il Governo non ritiene di dover rivedere la decisione di licenziamento in particolare per quanto attiene a un eventuale colpa grave del dipendente?

Fiorenzo Dadò (PPD), Tamara Merlo (Più Donne), Sabrina Aldi (Lega), Boris Bignasca (Lega)

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Nota. La Corte di appello e di revisione penale ha aggravato la pena inflitta a M.B., 61 anni, all’epoca dei fatti funzionario del DSS incaricato della gestione di attività giovanili. Invece di una pena pecuniaria sospesa M.B. si è visto infliggere 18 mesi di carcere (con la condizionale). Non si trattò solo di coazione sessuale bensì di stupro.

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Dadò, unitamente a Merlo, Aldi e Bignasca, è deciso a rilanciare la Commissione parlamentare d’Inchiesta (CPI), la cui istituzione fu bocciata dal Gran Consiglio lo scorso 24 settembre. “Sto preparando l’atto formale – egli dichiara – con il quale, unitamente ai tre colleghi, presenterò la richiesta. Questa sentenza pesa come un macigno”.

Il concetto del presidente PPD è molto semplice: il giudice ha giudicato l’imputato, ma spetta al Parlamento indagare su eventuali omissioni, negligenze o irregolarità avvenute in un settore amministrativo dello Stato. Sussiste in particolare il sospetto – che è stato più volte avanzato in forma esplicita – che il funzionario abbia beneficiato di protezioni politiche. Anche l’interpellanza a quattro va nella stessa direzione.

Ricordiamo che il 24 settembre il PLR si dichiarò risolutamente contrario alla CPI (notevole per incisività ed autorevolezza l’intervento della giurista on. Natalia Ferrara) mentre il PS si comportò in modo astuto e ingannevole. Infatti, dopo aver firmato in Commissione il rapporto di maggioranza… votò contro.