di Cristina T. Chiochia

Essere indietro rispetto a sé stessi. Ecco in estrema sintesi il libro di Marco Senaldi, appena uscito nelle librerie e che tratta la nostra curiosità umana come generatrice di riflessioni e come riflessione su una catastrofe, come la pandemia.  Ma come la filosofia può aiutarci in questo? Un viaggio quindi il libro “Pensare Oltre” edito da Piemme Edizioni un libro che raffigura la filosofia come uno straordinario affresco del ragionamento filosofico in momenti di difficoltà. Basta poi, in fondo guardare bene la copertina:  il mare con sopra uno scarabocchio. Che, come recita la presentazione del libro : “raffigura un tipico litorale italiano con sopra uno scarabocchio, come se un bambino dispettoso avesse voluto sfigurare l’immagine, o forse semplicemente provare i suoi pennarelli. Ma, se osserviamo meglio il tutto – cioè lo scarabocchio insieme al paesaggio -, chi ci garantisce che invece non si tratti di un vetro, o di una superficie trasparente, che è stata marcata appositamente, come si usa fare nei cantieri per rendere visibile il vetro di una finestra?

La pandemia ha obbligato la filosofia a tematizzare l’evento? Lasciando stare le facili teorie, basta sfogliare il libro per rendersi conto che è, in fondo, catapultarsi nel proprio destino. Come un evento che sì,  somiglia a quello scarabocchio della copertina , ma come somiglia anche alla filosofia che viene insegnata in licei che non esistono più e fabbriche che non possono più permettersi il lusso di avere degli operai come nel secolo scorso. Quasi fossimo “implicati” nella vita in modo passivo, ecco che Aristotele e gli altri filosofi citati nel libro, cerca di tradurla in concetti chiari e conoscibili, come se la pandemia avesse “tradotto in pratica” , un mondo che già c’era, ma che non voleva accellerare per “aggiornarsi”.

Scuola, vaccini, “dada”, ristori , dirette zoom, diventano quasi un gioco di specchi tra un secolo che era oramai passato ma che, nessuno, in fondo, voleva abbandonare. Dove il compito della filosofia è un ponte, tra passato e futuro che vuole far guardare a se stessi ed al mondo che ci circonda in modo nuovo. Quasi senza riconoscersi però. Cosi’, come continua la presentazione, tra “panorami futuri, ideare utopie o, al contrario, richiamare a un realistico senso di responsabilità: ma nel renderci consapevoli dell’ostacolo che non riusciamo a vedere, e nel farci capire che, proprio come una finestra, esso potrebbe anche essere l’apertura di una possibilità“.

Il senso di questa pandemia epocale è ancora lontano, ma forse il libro di Marco Semaldi offre un passaggio logico in più e molto rassicurante. Una sorta di “acceleratore di particelle” che aiuta il lettore a trovare rifessioni sul futuro ma anche sul passato recente, come esperienza logica di un mondo che era già cambiato prima di essere costretti noi a farlo. Tanti gli stati d’animo, tante le tecnologie alla base di questo nuovo cambiamento umano, epocale. Ma appunto, “pensare oltre” aiuta sempre ad una ricerca “di base” che già si possiede, che già passediamo. Tra una pandemia vissuta dagli altri ed una vissuta da noi.

Il libro di Marco Senaldi offre un ponte dove i grandi della filosofia rispondono a domande che, probabilmente per molti anni ancora, rimarranno senza altra risposta. Concludendo, traendo sempre spunto dalle parole di presentazione del libro: “in effetti, i lockdown ripetuti e il senso di isolamento che molte persone hanno vissuto sulla propria pelle hanno modificato in maniera radicale la nostra idea del mondo, di noi stessi e del futuro che ci aspetta. E la filosofia intesa come riflessione critica sull’oggi, punto di vista alternativo e polemico con la realtà, ci può aiutare senz’altro a vivere meglio e più consapevoli“. 

Di sicuro ottimi spunti che parleranno al lettore della sua stessa esperienza di vita durante questi ultimi due anni, all’incrocio di un passato e di un futuro che si sono incontrati con tante, tantissime domande a cui forse solo i filosofi, nel loro viaggio affascinante sulle meditazioni espresse della vita, provocatorie e quasi indecifrabili per i più, potevano rispondere con la risposta più ovvia: la catastrofe è sì catastrofe, ma anche opportunità. Perchè sì. Si può fare. Per non essere indietro rispetto a se stessi.