I due carabinieri coinvolti nella morte di Stefano Cucchi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, sono stati condannati a 13 anni per omicidio preterintenzionale, con l’accusa di falso.

Nel processo d’appello sono stati condannati anche altri due colpevoli: il carabiniere Roberto Mandolini ha invece avuto un lieve sconto di pena passando da 4 anni e mezzo a 4 anni mentre il carabiniere Francesco Tedesco ha visto confermata la condanna a due anni e sei mesi.

Per tutti e quattro l’accusa è di falso. La sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, ha così commentato la sentenza: “il mio pensiero va a Stefano e ai miei genitori che oggi non sono qui in aula. E’ il caro prezzo che hanno pagato in questi anni”.

Non appena ha saputo della sentenza, la mamma di Stefano Cucchi, morto a 31 anni dopo essere stato incarcerato con l’accusa di spaccio, è scoppiata in lacrime. La famiglia della vittima si dice pienamente soddisfatta della decisione di oggi della corte d’appello, come riferito dal legale della famiglia Cucchi Stefano Maccioni.

Il caso, delicatissimo, di cronaca nera, avvenne il 22 ottobre 2009 e vide Stefano Cucchi morire sotto custodia cautelare, dopo essere stato arrestato, essendo stato visto cedere a Emanuele Mancini delle confezioni trasparenti in cambio di una banconota. Perquisito, il giovane romano fu trovato in possesso di hashish, cocaina e un medicinale per curare l’epilessia da cui era affetto.

Durante il processo il ragazzo presentò visibili difficoltà a camminare ed ematomi agli occhi ma, pur avendo parlato col padre, non gli aveva riferito d’essere stato picchiato. Pochi giorni dopo, essendo peggiorato, veniva ricoverato. Trasferito successivamente all’ospedale Pertini, morì all’alba del 22 ottobre. Al momento del decesso pesava solo 37 kg, e, come da autopsia, non aveva potuto urinare, presentando gravi danni anche alla vescica.

Solo successivamente vennero accreditate, essendo incastranti anche le telefonate dei carabinieri, le percosse, inflitte a Cucchi da questi ultimi e l’omertà dei medici del Pertini che non avrebbero riferito l’aggressione al carcerato. Così il caso era stato riaperto l’anno scorso, con una condanna a 12 anni inflitta ai due carabinieri coinvolti nell’omicidio preterintenzionale.

Tra Ilaria Cucchi ed il politico Matteo Salvini c’era anche stato uno scambio di querele, in merito a dichiarazioni da ambo le parti.