di Cristina T. Chiochia

Bicentenario di Napoleone Bonaparte. E se in Svizzera lo si ricorda per la scelta dei Valtellinesi del nord della Lombardia, che essendo al confine tra l’Italia e il cantone svizzero dei Grigioni si trovarono a dover decidere su quei 120 chilometri per ordine perentorio del liberatore Napoleone, al fine di scegliere a chi annettere il proprio territorio, in Italia invece, in particolare sull’isola d’Elba e a Spinetta di Marengo con il celebre museo “a piramide” in onore della battaglia napoleonica,  si propongono mostre, itinerari, incontri, visite, concerti e degustazioni.

Napoleone a Milano
dal sito internet della Galleria Carlo Orsi

Tutto ciò grazie al Comitato per il Bicentenario Napoleonico (1821-2021) che, a 200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte, dal Nord al Sud Italia, come recita un comunicato stampa, “con una rete di 67 istituzioni e associazioni culturali, università e centri di studio organizza e promuove un programma di eventi, raccolto sotto il titolo di “Napoleone in Italia”. Un titolo che evoca uno sguardo sull’età napoleonica osservata nel suo rapporto con l’Italia del tempo e con quelle realtà, a partire da Milano e dalla Lombardia, che in essa sono state più direttamente coinvolte. Dall’incontro tra Napoleone e l’Italia prese, del resto avvio un processo politico e di formazione della coscienza collettiva che accompagnò il Risorgimento nazionale e il compimento dell’unità territoriale della penisola”.  

Con questo spirito, in quella che fu la Repubblica Cisalpina a cui la Valtellina decise di annettersi si segnala la mostra “Napoleone e Milano tra realtà e Mito” dove l’immagine di Napoleone, viene delineata attraverso inediti e preziosi capolavori pittorici, presso la galleria Orsi di Milano e che sarà visitabile dal 28 Maggio al 25 giugno 2021 durante gli orari di apertura della galleria sita nel quadrilatero della moda milanese.

Napoleone. Napoleone “l’invitto eroe” che appare nel suo “splendore” umano, appoggiato al globo del mondo circondato dalla sua corte di fedeli. Ecco chi accoglie il visitatore all’arrivo della mostra. Grazie alla preziosa guida cartacea, che ripercorre anche con aneddoti le vicende dei quadri e delle sculture in mostra e che permettono al visitatore di tracciare un lato inedito del condottiero tra mito e realtà in una città, Milano appunto, che solo in quel periodo ha potuto vantare il titolo di Capitale del Regno.

Una mostra suggestiva, come le sale che la ospitano, con un numero di opere , 14 per l’esattezza, scelte con cura e tutte provenienti da collezioni private e che ritraggono amici o parenti o familiari o conoscenti del Generale; alcune esposte per la prima volta in pubblico. E sono proprio “i Milanesi” dell’epoca, ritratti nei quadri o committenti di opere sulle gesta di Napoleone, a dare l’immagine riflessa di ciò che l'”invitto eroe” ha lasciato in eredità a questa città: un elogio della libertà che, tra i tratti idealizzati del volto umano, come quelli destinati ai ritratti di famiglia; oppure quelli sobri o eterei negli ovali degli incarnati, quelli destinati ad un uso di “rappresentanza” o pubblico delle opere.

Ed è proprio negli sguardi, nelle posture laterali così dinamiche che “direzionano” lo sguardo di chi li incrocia, il comune denominatore di questa mostra che accosta capolavori unici, ritraendo a volte il tratto più umano , altre più pubblico dei protagonisti. Un lato, insomma “social” attuale ed interessante, quello dato alla mostra. Siano essi i ritratti o le sculture su Napoleone o dei milanesi che, in quel periodo, gli fecero da cornice e mai da sfondo.

Concludendo si può citare a puro titolo di esempio, “Ritratto di Alessandro Trivulzio ministro della Guerra” firmato da Andrea Appiani, che alla introspezione del personaggio lascia seguito allo sguardo spavaldo e ne offre ai posteri solo una apparente ufficialità nella posa, sino ad un  altro suo lavoro dal titolo “Presa di Raab” che offre lo sguardo sui  ritratti di Augursta Amalia di Baviera con le figlie che la moglie del figlio adottivo di Napoleone, Beauharnais, regalò per il compleanno al marito quando era di campo presso Vienna. In particolare, colpisce il ritratto unico che ne fa Appiani, mai esposto prima in pubblico e che si offre quasi come una istantanea, una polaroid di un ricordo bellico in un contesto privato.

Fino a quel “Ritratto di Napoleone Bonaparte” accanto al “Ritratto di Napoleone appoggiato al globo” di Giuseppe Bossi che quasi asseconda lo sguardo dello spettatore, offrendosi come un esempio della iconografia napoleonica e che nel bozzetto, si fa ancora più intensa ma mai perde di autorità o autorevolezza nello sguardo. 

Una mostra curata in ogni particolare. Inedita e colta che, grazie anche al bel catalogo edito da Skira, accompagna il pubblico come in una sorta di percorso emozionale alla corte di Napoleone a Milano, tra l’immagine di un liberatore e quella dell’Imperatore. Da visitare!