di Vittorio Volpi

Le Olimpiadi di Tokyo stanno facendo danni anche nella politica. Yoshihide Suga, il Primo Ministro che ha sostituito Shinzo Abe lo scorso settembre con prospettive di lungo periodo, non è detto che sopravviverà nella sua carica alla fine dei giochi olimpici che si inaugureranno il prossimo 23 luglio. Ormai siamo agli sgoccioli, ma le polemiche non si placano. Suga è criticato per due motivi principali. Il primo per non aver affrontato di petto la pandemia. Ad oggi solo il 16% dei cittadini ha ricevuto la prima dose con priorità al personale sanitario ed agli anziani (N.B. ben 35 milioni di cittadini del Sol Levante sono over 65). Tale bassa percentuale è da non credere per un paese organizzato e digitalizzato come il Giappone. Le colpe pare siano da addebitare alla lentezza della burocrazia nipponica, un tempo osannata per la sua efficienza, oggi criticata per essere una palla al piede. Suga, famoso per il suo “grip” sui mandarini giapponesi, avrebbe dovuto fare meglio. Detto ciò, paragonato a noi, il paese non ha fatto così male: 13 mila decessi su 126 milioni di cittadini, è  un risultato astronomico rispetto a noi. Inoltre nei giorni scorsi è stato revocato lo stato d’emergenza a Tokyo e nelle città maggiori ed il livello dei contagi quotidiani nel paese è intorno alle 1500 unità.

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Suga paga soprattutto il prezzo delle Olimpiadi a mezzo servizio: né reali, né virtuali. Una via di mezzo a fronte però dell’80% della popolazione che è contraria. Molti dati ed opinioni lo confermano.

Degli 80mila volontari arruolati per i giochi, ben 10 mila si sono dimessi contestando l’evento. Di più, il capo della prevenzione del Covid-19, Shigeru Omi, ha richiesto che le Olimpiadi si svolgano a porte chiuse, in modo assolutamente virtuale. Una critica pesante provenendo dalle associazioni dei medici del paese. Lo ha riscontrato la capa del Comitato Olimpico Giapponese, Seiko Hashimoto “abbiamo lavorato per 8 anni per realizzare questi giochi e vogliamo portarli al successo”.

Ha ribadito che ci sono tanti esempi di eventi nel mondo che hanno avuto luogo in sicurezza, contrariamente a Omi che sostiene che gli stadi pieni di gente lanceranno un messaggio sbagliato alla popolazione. La leader del CIO giapponese ha risposto che se dovessero notare delle complicazioni (per esempio la diffusione della variante Delta), si prenderanno dei provvedimenti. Alcuni di questi già decisi come un ulteriore limite agli accompagnatori degli atleti dall’estero e poi il limite di 10 mila spettatori per gli eventi come il calcio, le cerimonie di apertura e chiusura ed altre limitazioni strette per gli eventi in genere.

Non è da escludere come ha richiesto il capo dei medici che sia proibito l’arrivo a Tokyo di cittadini non residenti in città per evitare i rischi di viaggi e spostamenti e quindi contagi. Forte la preoccupazione di chi ha investito in sponsorizzazioni, negli eventi, nel turismo nel paese che non vedranno spettatori dall’estero.

Il danno economico è già rilevante anche per lo stato, regioni e città. Danni per i quali, dicono i cittadini, pagherà “pantalone”…