Il premier sloveno Janez Jansa, leader del Partito Democratico Sloveno, presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, si è esposto contro l’accoglienza dei migranti afghani, dicendosi vicino alle posizioni del premier ungherese Viktor Orban e del premier austriaco Sebastian Kurz.

“Non permetteremo che si ripeta l’errore strategico del 2015” ha dichiarato Jansa “l’Ue non aprirà corridoi per tutti i migranti. Dobbiamo aiutare solo gli individui che ci hanno aiutato durante l’operazione Nato e quei Paesi che sorvegliano il confine esterno dell’Ue per proteggerlo completamente”.

La crisi del 2015 a cui si riferisce Jansa è l’altra ondata di profughi come che fu fomentata dalle guerre in Siria e in Libia, sei anni fa, in seguito alla quale molti attentati terroristici insanguinarono l’Europa.  

Sulla scia di Jansa si era già posto il cancelliere conservatore austriaco Sebastian Kurz, che ha affermato: “Non sono dell’opinione che dovremmo accogliere altre persone”.

Da parte dell’Italia, il PD ha scatenato la propria ira nei confronti di Jansa.  “La sua dichiarazione” ha detto Piero Fassino presidente della Commissione Esteri della Camera “non è stata discussa, né decisa in alcuna sede europea. E contraddice clamorosamente l’impegno umanitario assunto dai leader dei principali Paesi europei.”

Gli ha fatto eco il deputato dem Filippo Sensi, sostenendo che “chi detiene la Presidenza di turno dell’UE (Jansa n.d.r.) non ha titolo per annunciare decisioni senza aver consultato i Governi dell’Unione e la Commissione europea. Mi auguro che il Presidente del Consiglio Europeo Michel richiami immediatamente il premier sloveno ad attenersi rigorosamente ed esclusivamente alle sue titolarità. Non sarà certo il premier sloveno a decidere se l’Europa aprirà o meno i canali umanitari per accogliere le persone dall’Afghanistan. I rovesci del populismo, i suoi rischi”.

Fa amaramente sorridere l’intervento del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che fa leva sulla propria presunta generosità “La Turchia ospita già circa 5 milioni di rifugiati” e mette le mani avanti: “non può sopportare un ulteriore peso migratorio”.

Erdogan ha telefonato al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per far leva sulle politiche migratorie dell’Europa. Michel su Twitter parla candidamente di “una sfida comune per la Turchia e l’Ue”, quando si sa benissimo che a chinare il capo sarà l’Europa.   

Stiano sereni europeisti, turchi ed esponenti pd: la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, ormai dimentica dello sgarbo della sedia di Erdogan,ha dichiarato che: “Il reinsediamento delle persone vulnerabili è della massima importanza. È nostro dovere morale”.

Dal Meeting di Rimini, il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, da un lato ha parlato di “drammatica crisi afgana che riguarda anche l’Europa” e adotta termini identitari di stampo populistico come “La sconfitta dell’Occidente mette in discussione la nostra identità nel contesto globale. Ma non possiamo diventare spettatori sconcertati e impotenti.” dall’altro parla della necessità di “una assunzione di responsabilità comune dell’Europa”.