Tito Tettamanti ci parla di stramiliardari
Due stramiliardari e un miliardario hanno una fissa comune, quella di andare nello spazio per vedere da lì il mondo. Due di loro ce l’hanno già fatta. Secondo un filosofo greco citato dal fisico Carlo Rovelli: vedere la terra galleggiare nello spazio appoggiata al nulla. Ognuno ha i suoi gusti. Io trovo la vista sul golfo di Lugano dalle pendici del Brè molto bella, e con pochi franchi, prendendo la funicolare, dalla cima il panorama è veramente incantevole. Ho avuto la fortuna di viaggiare parecchio e ritengo che il mondo è pieno di luoghi affascinanti.
Bezos, quello dell’Amazon per intenderci, rimesso i piedi su terra, ha ringraziato tutti i suoi collaboratori che con il loro lavoro gli hanno permesso la spesa non modica del viaggio. Frase per me infelice, perché, se fossi un impiegato Amazon, sarebbe fordi prenderlo a randellate, dicendo: se i miliardi spesi li avessi aggiunti alle nostre paghe, ti avremmo ringraziato noi.
Però questa è la reazione impulsiva, analizzando meglio l’intera vicenda arrivo a conclusioni molto diverse.
Innanzitutto i tre non sono nati con il cucchiaio d’oro in bocca ma sono all’origine delle loro fortune. Sono tre persone dotate della genialità, ma anche del coraggio, della capacità di saper vedere quello che noi non vediamo, della forza di sacrifici per le proprie convinzioni che hanno gli inventori. Per migliaia di questi rimangono delusioni e incomprensioni, solo per pochi arriva il successo e conseguentemente la fortuna, in alcuni casi, ai nostri tempi, accompagnati da una ricchezza senza limiti.
Non sono tre bamboccioni annoiati e carichi di miliardi che cercano un giocattolo con cui divertirsi o con qualche stramberia (di comportamento o di idee) di farsi notare per uscire dalla loro mediocrità.
I nostri hanno tutti e tre creato soluzioni futuristiche che giovano all’intera società, passando dalla rivoluzione elettronica nel servizio ai consumatori alla messa sul mercato delle prime auto elettriche e sviluppando iniziative low-cost. Hanno avuto il vento e la fortuna dalla loro, hanno ricevuto in termini di remunerazione moltissimo, ma hanno anche dato.
Nel Medioevo le carte geografiche dell’Africa sulle coste mediterranee segnavano «hic sunt leones», qui inizia il pericolo. Commercianti – che a quei tempi erano anche avventurieri -, soldati di ventura, qualche missionario, hanno sfidato l’incognito e aperto l’Africa ai traffici. Cristoforo Colombo ha tanto insistito che per finire la Regina Isabella di Castiglia gli ha dato le tre caravelle con le quali voleva raggiungere le Indie. Ha completamente sbagliato direzione ed è finito in America. È noto lo straordinario impatto che questa scoperta ha avuto per le fortune della Spagna e di tutto il continente europeo. Nella seconda metà del 1400 un imperatore cinese prese una decisione che mutò radicalmente lo sviluppo futuro del Paese. Allora la Cina aveva la più grande ed efficiente flotta mondiale, alla quale vennero tarpate le ali conseguentemente al divieto di qualsiasi viaggio che non fosse di cabotaggio. La Cina si concentrò su sé stessa rinunciandoalla curiosità – e intelligenza di vedere cosa c’era dall’altra parte del mondo. Forse i cinesi sarebbero arrivati prima di noi in America e possiamo divertirci formulando tutte le possibili ipotesi su come in tal caso il mondo (e in particolare l’Europa) si sarebbe sviluppato.
Pensando alle conquiste e scoperte del passato non possiamo che ipotizzare un futuro che siamo condannati a non conoscere limitandoci a pensare sviluppi a breve termine. È l’angoscia che tormenta da sempre l’uomo portato talvolta a credere a ingannevoli maghi, sacerdoti, oracoli. Anche dei nostri tempi i futurologi da Herman Kahn a John Naisbitt, a Alvin Toffler, a Anthony Rifkin e altri hanno fatto del loro meglio presentandoci ipotesi di lavoro. L’unico futuro che possiamo anticipare in parte è quello immediato che creiamo noi stessi e che si trasforma in presente con i nostri comportamenti ed il nostro impegno. Ci dividiamo tra pessimisti in attesa sempre di qualche catastrofe e ottimisti convinti di un progresso frutto dello sviluppo dell’intelligenza umana.
Può darsi che il globo terracqueo cominci a stare un po’ stretto ad una popolazione in aumento (tesi che non fa l’unanimità), può darsi che la terra che molto ci ha dato e accompagnato favorendo sviluppo e progresso sia stanca e non regga più il ritmo, che dobbiamo trovare per la continuazione della nostra specie altri « pascoli ».
Sappiamo già che in mancanza di materie prime le troviamo negli asteroidi che ci circondano: le miniere del futuro. Forse, come è stata scoperta l’America, scopriremo e conquisteremo (con tutto ciò che comporta) altri spazi per noi nel firmamento. Può darsi, magari tra secoli, e forse allora Bezos, Musk e Branson verranno ricordati.
TITO TETTAMANTI
Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata